Indifferenza e pregiudizio, speranza e simpatia. Sono tante le reazioni che l’arrivo di papa Francesco in Turchia produce nei musulmani più osservanti. Girando per le moschee più importanti di Istanbul di venerdì, il giorno sacro per l’islam ma che in Turchia non viene considerato festivo, ci si rende conto di come papa Bergoglio ispiri le disposizioni più contrastanti. E se la diffidenza al momento rimane l’atteggiamento preponderante, le reazioni di apertura alle parole del Pontefice, indicano che la strada del dialogo paziente è quella giusta. La moschea di Eyüp si trova in uno dei quartieri più conservatori di Istanbul. Viene considerata il quarto luogo sacro dell’Islam, perché qui fu sepolto Eyyub Sultan Al-Ansari, portabandiera del profeta Maometto e morto durante il primo assedio di Costantinopoli. Si tratta del posto più significativo ma anche meno confortante dove iniziare questo viaggio. Qui la parola d’ordine, nel migliore dei casi, è diffidenza. Ma può anche capitare di imbattersi in persone come il commesso della libreria religiosa Geylani, proprio di fronte alla moschea, che al solo sentire 'Papa Francesco' accompagna alla porta, senza nemmeno troppo garbo, ed esclama «io quel nome lo odio». Nel cortile di fronte al luogo di culto, non va molto meglio. I fedeli non vogliono rispondere, guardano male, e solo qualcuno si limita a dire «se viene qui è un problema suo. Non è il nostro capo spirituale. Non ci riguarda», mentre si allontana, sveltendo il passo. Bisogna cambiare quartiere e andare nell’altrettanto conservatore, ma meno oltranzista, Fatih, per incontrare qualcuno che abbia voglia di confrontarsi. La Moschea di Maometto II il Conquistatore, l’uomo che strappò Costantinopoli ai bizantini, sorge in un complesso imponente, restaurato di recente, ed è particolarmente cara al presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, che qui ha fatto celebrare sia i funerali della madre, sia quelli di Necmettin Erbakan, suo padre politico e leader della destra islamica turca più radicale. L’atteggiamento dei fedeli qui è più di attesa, dove la voglia di giudicare lascia il posto almeno alla speranza. «I musulmani in genere – spiega Huseyin, appena uscito dalla moschea dopo la preghiera del pomeriggio – non sentono molto la forza carismatica del Papa, ma è normale. Si tratta di una persona di una fede diversa. Noi in Turchia accogliamo tutti, purché vengano in pace e ben venga anche la visita di papa Francesco se veramente vuole stabilire un dialogo sincero con noi». Non manca però anche chi guarda al Papa con favore. «Sono musulmano praticamente – dice Tamer, che ha appena 18 anni, ma frequenta la moschea assiduamente – papa Francesco è un uomo di pace e io per questo lo rispetto». Rispetto sì, ma le altre anime dell’islam turco, come quelle di Eyüp rimangono. «Eyüp è un luogo molto particolare – spiega Ibrahim, che prega alla moschea di Sultanahmet, di fronte a Santa Sofia, proprio quella che papa Francesco visiterà oggi –. So che c’è gente che non ha questo atteggiamento, ma non è affatto detto che lo facciano perché sono fanatici. Una parte certo è chiusa nei confronti di chi non pratica l’Islam, ma non dimenticatevi che ci sono anche tanti musulmani che vengono trattati come potenziali delinquenti o terroristi solo perché osservanti. A volte succede persino qui a Istanbul, fra musulmani, dico. Una persona che va in giro con l’abito religioso e la barba lunga può essere considerato in modo molto negativo dagli altri». «Io sono musulmano, mi reputo laico e sabato se ce la faccio il Papa lo vado pure a vedere qui davanti Santa Sofia – subentra Necdet, che lavora sulla Divanyolu Caddesi, che costeggia la zona monumentale di Istanbul, e prega nella piccola moschea di Firuz Aga, proprio vicina all’ex basilica cristiana –. L’islam è una religione di pace, questo Pontefice ha dimostrato di essere aperto al dialogo. Come turco sono contento che abbia scelto il mio Paese per lanciare messaggi importanti».