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Un racconto intimo, quasi uno specchio dell’anima. Si intitola Cara mamma. Lettere ai familiari (1948-1964) il volume (Edizioni San Paolo, 132 pagine, 16 euro) che raccoglie 182 missive, finora inedite, che il giovane don Tonino scrisse ai suoi parenti, soprattutto alla madre Maria. Testi molto semplici che (la raccolta è curata da Trifone e Stefano Bello), che testimoniano la profonda attenzione che il futuro vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi ebbe fin da subito nei confronti del prossimo. L’epistolario si riferisce al periodo di formazione di monsignor Bello e rappresenta un elemento importante per ricostruire la sua biografia di una delle figure più amate della Chiesa italiana contemporanea. Del libro pubblichiamo la prefazione di Giancarlo Piccinni presidente della Fondazione don Tonino Bello di Alessano.
Intense sensazioni mi rapiscono quando mi abbandono alla lettura dei testi di don Tonino Bello. Dal rispetto profondo ad un timore inspiegabile, dalla attesa incessante di qualcosa di nuovo al senso di edificazione che solo la bellezza può donare. Ma quando i testi sono scritti di suo pugno, la sua grafia evoca in me indicibili emozioni sino al batticuore. È questo che ho provato quando Trifone Bello e Stefano Bello mi hanno affidato queste cartoline, perché potessero essere messe a disposizione di quanti amano don Tonino, lettere ingiallite dal tempo e impregnate di un profumo quasi secolare e che per oltre un decennio sono state il solo mezzo di comunicazione tra il giovane Tonino e la sua “cara mamma”, Mamma Maria, quando Tonino Bello frequentava i seminari di Ugento prima, Molfetta e Bologna successivamente. Lettere con le quali il giovane Tonino esprimeva una frequentazione costante, quasi quotidiana, una presenza assidua nel cuore della sua casa e della sua mamma, un modo per dire ogni giorno “ci sono”, “ti voglio bene”. Mentre tutto cambiava, nuovi orizzonti si aprivano, nuove persone entravano nella vita del giovane seminarista, non cambiavano nel suo cuore i sentimenti di sempre, anzi si rinnovavano, si rinvigorivano, si fortificavano.
Con la fede e con l’intelligenza. E con la tenerezza che lo contraddistingue sin da fanciullo (se il giorno di Pasqua non c’è il treno non venire... 24 marzo 1948) e che testimonierà sino all'ultimo istante della sua vita, quando il volto di Maria sarà per lui la ragione della speranza. Sicché questo arco temporale della sua vita segnerà in maniera graduale il passaggio da Maria a MARIA, dalla madre di lui e dei suoi fratelli Trifone e Marcello, alla madre di tutti noi, madre dell'umanità. Dalla casa natìa al mondo, dal paese all'universo e poi ai pluriversi, dove le differenze si incontrano e convivono per costruire la Pace, e i pensieri di tutti cercano la Verità e le guerre sono spodestate, per sempre, e la morte muore. Da Maria a MARIA, dalla culla alla Croce. Della crescita di Tonino Bello la mamma è la prima testimone: con la sua costanza nello studio e nella preghiera e con la sua voglia di vivere, Tonino spostava sempre più in là l’orizzonte della sua conoscenza e stargli dietro non era semplice. «La sua mamma – scrive don Angelo Magagnoli, rettore dell’Onarmo–Santa Cristina in un articolo comparso nel 1993 sul Notiziario dell’istituto di Santa Cristina, Bologna, anno XXIV, n .2-3 – era una donna umile, ma la sua saggezza brillava in quella casa pulita e ordinata. Il suo abito nero, segno esterno dell’affetto che ancora portava al suo defunto sposo e padre dei suoi figli, non le impediva di mostrarsi serena e forte. Don Tonino ebbe la sua prima formazione da questa semplice creatura». Maria lo seguiva, lo ascoltava, lo “spiava “. Lo generò alla spiritualità dell'essenziale. Poi pian piano il giovane prese il volo, verso nuovi mondi: custodiva l'antico, ma era affascinato dall'inedito, era premuroso verso di lei e verso i fratelli ma anche attento agli ultimi della sua città, innamorato della sua terra ma anche attratto dall'ignoto, da ciò che l'oltreconfine già respirava. Non sempre sua madre lo capiva, ma sempre lo seguiva, non sempre ne afferrava i concetti ma comunque “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Fu questa, credo, la prova d’amore più grande! E così pian piano fu lei la prima a meravigliarsi per le potenzialità, la grandezza, la generosità, la mitezza, l'intelligenza di fede del suo Tonino e gli stette accanto. Della sua creatura percepì la diversità, l'unicità, l'originalità; forse, incredula, intravide anche le prime gemme di santità e allora capì che non le apparteneva più. E vedendo come il giovane Tonino cercava con tutte le energie, ogni giorno, un percorso di senso, lei stessa scopriva il senso del suo percorso di donna, di cristiana. Da lui imparò. E da madre si fece figlia, figlia del figlio.
Presidente Fondazione don Tonino Bello - Alessano