Il momento della «benedizione abbaziale» svoltasi nel monastero
Con un rito antichissimo, tanto sobrio quanto solenne, madre Aline Pereira Ghammachi ha ricevuto la benedizione abbaziale nel monastero cistercense di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. L’abbadessa ha appena 34 anni e sarà responsabile di una comunità di 26 monache, che può contare su nuove vocazioni. Arriva dal cuore dell’Amazzonia, da Macapà in Brasile. Aveva davanti a sé una carriera garantita; la famiglia ha un’importante azienda editoriale. «Non sono stata io a scegliere il Signore, ma lo ha fatto lui, quando avevo 15 anni, facendomi intuire l’opportunità di una vocazione. Ho fatto l’università e dopo essermi laureata, mi sono chiesta come potevo mettermi a sua disposizione. Il mio padre spirituale mi ha proposto la clausura, qui a Vittorio Veneto, dove lui ha ben tre sorelle.
Sono arrivata nel 2005 e qui ho trovato davvero un cuore aperto». Secondo la regola benedettina, la preghiera ritma anche il lavoro. Le monache si prendono cura di un vigneto, coltivano l’aloe, un tempo avevano anche una mucca, realizzano particole, confezionano paramenti sacri, dipingono icone.
Quotidiana anche l’attività di consolazione di chi va a chiedere aiuto. Madre Aline è stata eletta nel febbraio scorso, la precedente abbadessa, madre Rosaria Saccol, aveva guidato la comunità per 50 anni. Il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, portando il saluto della Chiesa locale ha confermato che il monastero, pur avendo una sua autonomia, fa parte della ricchezza spirituale della diocesi.
Il rito si è svolto sabato scorso, durante le celebrazione dell’eucaristia presieduta dall’abate generale dell’ordine cistercense, dom Mauro Giuseppe Lepori. I fedeli e i sacerdoti da una parte, le monache nel coro caustrale. Dopo la lettura del Vangelo la monaca priora ha chiesto all’abate la benedizione della nuova abbadessa assicurando che la votazione si era svolta regolarmente. Quindi l’eletta è stata interrogata dall’abate sulla volontà di guidare la comunità secondo la regola di san Benedetto e in comunione con la Chiesa.
È seguita l’invocazione dei santi, con la monaca distesa a terra, e la preghiera di benedizione, punto centrale della celebrazione, con la quale si invoca per la nuova abbadessa la grazia del Signore in sostegno dell’impegnativo servizio. Poi tre significativi gesti esplicativi: la consegna della Regola benedettina (i cistercensi sono infatti uno dei rami dell’ordine di san Benedetto), la consegna dell’anello che sancisce la dedizione totale per la comunità, e la consegna del pastorale, perché anche questa insegna appartiene alla abbadessa del monastero. «Celebrate con me il Signore» è il motto scelto dall’abadessa.
E partendo proprio da questo versetto del salmo, padre Lepori ha raccomandato «la preghiera nel nome di Gesù». Quella preghiera – ha aggiunto – che deve coinvolgere tutta la nostra persona. Il nostro compito – ha spiegato il celebrante – «è servire e alimentare nella comunità, con la preghiera, la parola e l’esempio, la realtà essenziale e compiuta che Cristo è venuto a rendere possibile fra noi: la comunione, la carità, la vita fraterna e filiale, la vita di Cristo che rimane con noi ogni giorno perché è eternamente alla destra del Padre in cielo».
Alla celebrazione hanno partecipato l’abate del monastero di Chiaravalle di Milano, padre Stefano Zanolni, e i rappresentanti, maschili e femminili, dei tre ordini, provenienti dai vari monasteri d’Italia, ma anche della Francia, della Polonia, dell’Austria e alcuni sacerdoti legati al monastero per vari servizi. C’era tutta la famiglia di madre Aline, venuti dal Brasile. La celebrazione è stata diffusa da «Tenda Tv», collegata a internet, cosicché si è potuta seguire in tutto il mondo dai vari monasteri e dagli amici brasiliani di Aline.