sabato 29 giugno 2024
La striscia di lana benedetta da Francesco è segno di unità e viene dagli agnelli benedetti il 21 gennaio. A ricevere il pallio quest'anno sono 42 vescovi nominati nell'anno, di cui sei italiani
La benedizione degli agnelli di Sant'Agnese nel 2015

La benedizione degli agnelli di Sant'Agnese nel 2015 - Siciliani

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Sono una semplice striscia di lana, eppure hanno un forte valore simbolico per la Chiesa perché rappresentano il legame tra il Successore di Pietro, il Papa, e gli altri vescovi sparsi in tutto il mondo: è questo il senso più profondo dei palli che ogni anno vengono benedetti prima della celebrazione dei Santi Pietro e Paolo in San Pietro.

Per capire il senso di questo gesto è necessario collocarlo all'interno della celebrazione odierna, dedicata a due figure fondamentali per la storia della comunità cristiana. Secondo il Martirologio Romano (il libro alla base dei calendari liturgici) «Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, apostolo delle genti, predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entrambi nella fede e nell’amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono martiri sotto l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostiense. In questo giorno tutto il mondo con uguale onore e venerazione celebra il loro trionfo».

Un pallio

Un pallio - Vatican Media

All'inizio della celebrazione di questa mattina nella Basilica di San Pietro, quindi, il Papa ha benedetto i palli, che sono di fatto una fascia di lana bianca, larga all’incirca sei centimetri, incurvata al centro, così da poter essere appoggiata alle spalle sopra la veste liturgica, e con due lembi neri pendenti davanti e dietro, così che – vista sia davanti che dietro – il paramento ricordi la lettera “Y”. Il pallio è decorato con sei croci nere di seta, una su ogni coda e quattro sull’incurvatura, ed è guarnito, davanti e dietro, con tre spille d’oro e gioielli (acicula).

Tradizionalmente viene realizzato con la lana degli agnelli allevati nella Trappa dell’Abbazia delle Tre fontane di Roma, agnelli che vengono benedetti dal Papa nella festa di sant’Agnese, il 21 gennaio. A tessere il pallio sono invece sono le monache del monastero benedettino di Santa Cecilia in Trastevere. Simbolo del buon pastore e dell’Agnello crocifisso per la salvezza degli uomini, il pallio indica lo speciale legame che unisce il Papa con le sedi metropolitane, cioè arcidiocesi o arcieparchie cui possono essere legate una o più diocesi suffraganee. Sedi metropolitane e suffraganee costituiscono una provincia ecclesiastica.

A partire dal 2015 sono state modificate le modalità di conferimento della sacra insegna. Essa, infatti, non viene più imposta direttamente dal Papa durante la celebrazione ma solo ricevuta dalle sue mani in forma privata al termine della concelebrazione ogni 29 giugno nella Basilica di San Pietro. Francesco infatti, ha dato mandato ai nunzi apostolici di imporre loro il pallio ai singoli metropoliti nelle loro rispettive arcidiocesi, per favorire la partecipazione nella cerimonia liturgica dei vescovi suffraganei e del popolo di Dio, e così aiutare alla comprensione e valorizzazione della insegna.

Quest'anno sono 42 gli arcivescovi metropoliti cui spetta il pallio; tra questi sei sono gli italiani: Ciro Miniero (Taranto), Giorgio Ferretti (Foggia-Bovino), Biagio Colaianni (Campobasso-Boiano), Davide Carbonaro (Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo), Riccardo Lamba (Udine), Gherardo Gambelli (Firenze).

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