L'arcivescovo di Torino,Cesare Nosiglia, e la Sacra Sindone, in un'immagine d'archivio - Ansa
In preghiera davanti alla Sindone. Un atto di venerazione di fronte all’uomo dei dolori, nel tempo di questa sofferenza che coinvolge l’intera umanità. Succederà l’11 aprile, Sabato Santo, alle 17. L’arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia, guiderà davanti al sacro telo – nella cappella della Cattedrale dov’è custodito – una liturgia di preghiera e contemplazione, trasmessa sia in diretta televisiva sia sui canali e le piattaforme social. Al termine della diretta tv, sui social il dialogo e la riflessione continueranno con l’intervento di esperti e voci di “testimoni” del momento che stiamo vivendo. Ad annunciare questo gesto così particolare è stato lo stesso Nosiglia.
Il richiamo a Benedetto XVI
Come detto l’atto di venerazione è in programma l’11 aprile, Sabato Santo. E il pensiero allora non può che andare alla visita, il 2 maggio 2010, di Benedetto XVI a Torino. Fu in quell’occasione che il Papa emerito definì la Sindone, “icona del Sabato del Santo”, che è il giorno del nascondimento di Dio. «Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki – disse nell’occasione Ratzinger –, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità». Un buio, però, già proiettato sulla «luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione».
Cos’è la Sindone
Come noto, la Sindone, custodia nel Duomo di Torino dedicato a san Giovanni Battista, è un lenzuolo di lino tessuto a spina di pesce delle dimensioni di circa m. 4,41 x 1,13. Vi è impressa la doppia immagine del cadavere di un uomo morto in seguito ad una serie di torture culminate con la crocifissione.
Il rimando immediato naturalmente è alla Passione di Cristo, così come la raccontano gli evangelisti. Non a caso san Giovanni Paolo II definì il sacro telo: «specchio del Vangelo».
Sulla Sindone sono evidenti striature e lacune. Risalgono all’incendio del 1532 a Chambery dov’era allora custodita. I danni provocati dalle fiamme vennero riparati dalle clarisse francesi che cucirono il telo sopra della stoffa d’Olanda rappezzando i buchi con 24 pezze. La Sindone, come noto, scampò a un altro incendio, questa volta a Torino nella notte tra l’11 e il 12 aprile 1997.
Il Messaggio di Nosiglia
Come detto a dare l’annuncio dell’atto di venerazione davanti alla Sindone è stato monsignor Cesare Nosiglia arcivescovo di Torino e vescovo di Susa. Di seguito il messaggio dello stesso Nosiglia.
«Cari amici, migliaia e migliaia sono i messaggi che mi pervengono dalla gente, anziani e adulti e giovani, sani e malati per chiedermi che, nel momento di grave difficoltà che stiamo attraversando, si possa pregare durante questa Settimana Santa davanti alla Sindone, per impetrare da Cristo morto e risorto – che il Sacro Telo ci presenta in un modo così vero e concreto – la grazia di vincere il male come ha fatto lui, confidando nella bontà e misericordia di Dio.
Ho accolto volentieri questa richiesta e assicuro tutti che la realizzeremo Sabato Santo nel pomeriggio dalle 17 in avanti. A partire da quell’ora io presiederò una lunga preghiera davanti alla Sindone. Grazie alla televisione e ai social questo tempo di contemplazione renderà disponibile a tutti, nel mondo intero, l’immagine del Sacro Telo, che ci ricorda la passione e morte del Signore, ma che apre anche il nostro cuore alla fede nella sua risurrezione.
Più forte è l’amore. Questo è l’annuncio pasquale che la Sindone ci porta a rivivere e ci riempie il cuore di riconoscenza e di fede.
Sì, l’amore con cui Gesù ci ha donato la sua vita e che celebriamo durante la Settimana Santa è più forte di ogni sofferenza, di ogni malattia, di ogni contagio, di ogni prova e scoraggiamento. Niente e nessuno potrà mai separarci da questo amore, perché esso è fedele per sempre e ci unisce a lui con un vincolo indissolubile.
Papa Francesco nel suo messaggio per l’ostensione del 2013 ci ha detto che non siamo noi che contempliamo, nella Sindone, un volto che ha gli occhi chiusi dalla morte. Ma è lui che ci guarda per farci comprendere quale grande amore ha avuto per noi, liberandoci dal peccato e dalla morte. Quel volto parla al nostro cuore e ci comunica una grande pace ed è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza, la forza dell’amore di Dio e del Risorto vince tutto.
Cari amici sparsi in tutto il mondo, vi attendo sabato prossimo alle 17 per elevare a Dio attraverso la contemplazione della Sindone una corale preghiera insieme al suo figlio Gesù nostro fratello e salvatore.
Sì, la Sindone lo ripete al nostro cuore sempre: più forte è l’amore».