Messa in streaming da una parrocchia romana durante il lockdown per coronavirus - Siciliani
Questi mesi sono accolti dai cattolici prevalentemente come una grazia: un’occasione per ripensare la vita propria ed ecclesiale in una relazione più personale con Dio. Ciò emerge da Nella Chiesa che cambia?, ricerca svolta nel periodo 24-28 aprile 2020 dall’associazione/rivista Nipoti di Maritain con un questionario lanciato sui social tra i cattolici italiani. I 411 rispondenti, quasi tutti “praticanti”, hanno indicato quanto hanno vissuto alcuni aspetti religiosi, prima nel mese di gennaio e poi tra il 20 marzo e il 20 aprile.
Per il “sentire” balza al primo posto l’importanza della Parola di Dio (da 0,70 a 0,76), forte tra assidui e giovani; sorpassa così quella di ricevere l’eucaristia (benché passi da 0,71 a 0,72). Gli incrementi significativi sono nel sentire la creatività dello Spirito Santo (da 0,62 a 0,70), l’importanza del Rosario (da 0,58 a 0,55), la necessità di dare forma alla propria vita (da 0,68 a 0,74) e quella di un ripensamento ecclesiale (da 0,68 a 0,73). Crescono anche la percezione della presenza amorevole di Dio (0,73), la vicinanza della Chiesa a 0,61 (mentre quella della parrocchia scende a 0,46) e l’importanza di riunirsi come comunità ecclesiale a 0,67; in debole flessione la dipendenza dai preti (0,35) e l’importanza di sostenere economicamente la Chiesa (0,48).
Nonostante la sospensione delle Messe, tra il laicato aumenta di un terzo l’assiduità alle 12 abitudini religiose considerate. Sommandole per frequenza settimanale, l’indicatore sale da 12,7 di gennaio a 16,7 per gli uomini e da 15,4 a 20,6 per le donne; per le fraternità cresce da 30,3 a 34,2 e cala tra i preti, però su valori elevati: 35,7. Anche nella pratica ha il primato la meditazione del Vangelo (2,66 volte settimanali tra gli uomini e 3,56 tra le donne, +27%). Segue la Messa in diretta, ma non tra i giovani che invece vi antepongono letture spirituali e la celebrazione della Liturgia delle Ore. Se le preghiere online triplicano, pure le devozioni a casa crescono (+68%, e ancor più nella fascia 18-40 anni). Si intensificano la partecipazione a iniziative ecumeniche (+38%), le letture spirituali (+36%) e la Liturgia delle ore (+31%); calano il volontariato (-17%), i contatti con il parroco (-34%) e la preghiera in chiesa (-60%).
I fedeli hanno apprezzato gli sforzi dei preti per fare video e dirette (0,75), la collaborazione con le autorità per la sospensione delle celebrazioni (0,68) e chi ha predisposto sussidi per la celebrazione famigliare della Domenica (0,65). Abbastanza gradite le iniziative di evangelizzazione laicale (0,55 e paradossalmente più dai presbiteri); molto meno le scelte di chi non ha celebrato in attesa della comunità (0,35) o le ostensioni/processioni in giro (0,32); biasimata la scelta di celebrare con il popolo violando le norme (0,16).
È stata chiesta l’opzione preferita di celebrazione: assistere a quella in diretta di papa Francesco è l’opzione scelta dal 48%, dato accentuato tra gli anziani e nel Sud; seguono quella del proprio parroco (16%), di un altro prete (15%) e del vescovo (10%). Solo l’11% sceglie la celebrazione domestica della Liturgia della Parola, ma tale proposta – caldeggiata dai presbiteri rispondenti – raggiunge il 21% tra i giovani. Quasi la stessa percentuale di chi partecipava alla Messa domenicale si ritrova a seguire le dirette e triplicano gli assidui a quelle quotidiane.
Questo periodo è un’opportunità da vivere creativamente per l’81% dei rispondenti, uno stallo per il 15% (soprattutto saltuari), un momento insensato per il 2% e un altro 2% parla di “castigo divino”. Immaginano una Chiesa post-pandemia più povera economicamente ma molto più ricca spiritualmente, vicina al popolo e attenta alle sue necessità; più partecipata e presente, tendenzialmente più ecumenica ma meno clericale o esibizionista come invece molti presbiteri temevano per gli streaming, seguiti più che altro per praticità che rischia di diventare comodità o tappabuchi: malgrado il desiderio, non partecipazione ma al massimo interattività.
Perciò si suggerisce di integrare l’ambiente mediale con la presenza incarnata nella comunità, per l’approfondimento esperienziale della Parola e la formazione umana, spirituale e teologica del sacerdozio battesimale che renda la vita una preghiera. Sia al servizio di relazioni essenziali di prossimità, amicizia e accoglienza senza discriminazioni né toni giudicanti o arroganti, per essere vicini – con un approccio familiare, ma di qualità – a chi fatica ad avvicinarsi.
Direttore Responsabile “Nipoti di Maritain”