sabato 5 agosto 2023
Le storie di alcune famiglie italiane che stanno partecipando alla Gmg, ospitate dalle famiglie portoghesi che hanno offerta con generosità la loro casa per l'accoglienza dei pellegrini
La famiglia Pistolesi

La famiglia Pistolesi

«Per me questa è la prima vera Giornata mondiale della gioventù», ripete Marco Pistolesi ai suoi amici. Mentendo. Perché il 25enne fiorentino, dopo le esperienze di Rio de Janeiro e Cracovia, è ormai un veterano delle Gmg. Ma oggi – spiega – si sente «più consapevole» e pronto ad affrontare il pellegrinaggio da novizio, «nello spirito dell’ascolto». Eppure, quella portoghese segnerà davvero una prima volta nella sua vita: la prima Gmg vissuta con (quasi) tutta la sua famiglia. Insieme a lui, con tragitti diversi, sono partiti alla volta di Lisbona le due sorelle e due dei tre fratelli minori. Per raggiungere, sommati ai genitori, il record di sette pellegrini sotto lo stesso tetto.

Tutto è nato quasi 30 anni fa. Quando il padre Lorenzo e la madre Francesca vissero le loro prime Giornate della gioventù a Loreto e, due anni dopo, a Parigi. Era il 1997, a un anno esatto dalla nascita del loro figlio maggiore. Poi, di figli ne sono nati altri cinque. Tutti ormai grandi, tranne il minore di 9 anni, e pronti a partire sulle orme dei genitori. Per loro, fede è sinonimo di casa come per pochi altri coetanei. Specialmente in Toscana, dove quasi una persona su due non è mai entrata in chiesa nell’ultimo anno. A chi chiede il loro segreto, i genitori rispondono con una formula semplice: «Vivere la fede come un dono – spiega Lorenzo – e, grazie ai momenti di preghiera comune, conoscere la misericordia di Gesù che non ci lascia mai soli nel cammino della vita».

Nel pellegrinaggio, i sette condivideranno solo i punti di partenza e di arrivo. Nel mezzo, li attendono esperienze e compagnie diverse. Davide, maggiorenne da poche settimane, si soffermerà qualche giorno in Spagna prima di raggiungere Lisbona. Nel suo caso, a convincerlo a partire sono state le testimonianze degli amici. «Ho mille aspettative e ho paura di vivere qualcosa di non programmato – confessa – ma sono fiducioso, perché i miei fratelli me ne hanno sempre parlato come di un’esperienza unica». Per il maggiore, invece, il pellegrinaggio inizierà da Parigi. Dove si è trasferito nell’ultimo anno per lavoro. «C’è paura anche di rimanere più isolati – racconta Marco -, ma non cambierà lo spirito con cui affronterò la Gmg».

Non per tutti i pellegrini di Lisbona, però, famiglia significa pregare sotto lo stesso tetto. Nella vita di Rebecca e Matilde Alfani, la separazione dei genitori ha segnato un punto di svolta. «Eravamo piccole e non avevamo scelta – spiega Rebecca, la maggiore -. In quel momento, i nostri genitori si sono allontanati dalla Chiesa». Ma per le due sorelle, con il fratellino ancora minorenne, abbandonare la fede non è mai stata un’opzione: «Da sempre abbiamo vissuto il nostro rapporto con Dio in comunità», spiegano. Prima negli scout, poi nel dopo-cresima della parrocchia di Santa Maria di Scandicci, in provincia di Firenze. Dove don Antonio, il parroco, le ha «aiutate a conoscere Dio, tendendo la mano nei momenti difficili della pandemia».

Oggi è il prete ad accompagnare tutti e tre a Lisbona assieme a un gruppo di 26 giovani. Che – ammettono – sono diventati una seconda famiglia. «Voglio divertirmi in questa Gmg – racconta la mezzana Matilde – ma anche conoscere meglio il gruppo con cui sono venuta e approfondire il mio rapporto con Dio». Senza dimenticare, naturalmente, le proprie radici. «Dopo i momenti di fede condivisi fra fratelli e sorelle agli scout e in parrocchia – conclude Matilde –, adesso ci mancava solo la Gmg».

Se le famiglie italiane partecipano alla Gmg, le famiglie portoghesi sono state pronte all'accoglienza. A Palais, piccola frazione portoghese a 50 chilometri da Lisbona, decine di case sono state costruite da un unico muratore in pensione: Lionel Zeferino. Sono villette bianche che, d’estate, riflettono l’alto sole portoghese. Con terrazzi che si affacciano sull’Oceano Atlantico, distante dieci minuti a piedi. Alcune hanno la piscina, altre l’orto. Tutte, o quasi, sfoggiano in questi giorni una bandiera italiana. Segno di ospitalità per i pellegrini diretti a Lisbona. È l’altro volto della Giornata mondiale della gioventù, quello portoghese, fatto di famiglie di periferia e volontari pronti, ogni giorno, a inscenare spettacoli tradizionali per le migliaia di fedeli in arrivo.
Joao Zeferino, il figlio minore di Lionel, parla un perfetto inglese. Ha 29 anni, è un ingegnere informatico e vive con la sorella maggiore, Katia, e i genitori. Ma in casa lo spazio non manca. Neppure per i quattro pellegrini italiani, che sono stati accolti lunedì a notte fonda. «Per noi è un privilegio – spiega Joao -. Non è la prima volta che apriamo casa a ragazzi cristiani. Io stesso sono stato ospite di altre famiglie a Cracovia nel 2016: per questo so di cosa avete bisogno».

Così, ai pellegrini non sono mancate lenzuola pulite, asciugamani e persino una cena calda consumata a mezzanotte. Fra una fetta di polpettone e un dolce alle carote, gli ospiti si sono conosciuti a tavola. «In famiglia ci prepariamo alla Gmg da due anni – confessa la madre Lena in un inglese stentato -. Katia accompagnerà il suo gruppo di scout a Lisbona, mentre Joao lo troverete al Campo della Grazia ad accogliere i fedeli. Noi vi aspetteremo a casa a braccia aperte».

Intanto, nella vicina Santo Isidoro, neppure le esigenze di un figlio appena nato ha fermato l’accoglienza delle famiglie portoghesi. In casa della madre Celia, 35 anni, le attenzioni sono tutte sul piccolo Tomas. Ma l’arrivo dei pellegrini ha cambiato le carte in tavola. Così, è stato il padre Pedro a preparare la camera e i pasti per le tre giovani, arrivate lunedì da Firenze. Tutto, per una richiesta del fratello. «Noi non siamo cristiani – spiega – ma, quando mio fratello mi ha parlato della Gmg, abbiamo subito aperto casa».

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