giovedì 10 ottobre 2024
Appassionato d'informatica, anche in questo ambito Acutis aveva messo le sue capacità al servizio del Vangelo. Ma cosa si sa di lui in Intenet? Quale spazio gli dedica il mondo digitale?
Carlo Acutis

Carlo Acutis - Agenzia Romano Siciliani

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Viene spesso indicato come il futuro “patrono di Internet” Carlo Acutis, il ragazzo milanese che il 12 ottobre 2006, a soli 15 anni, moriva per una leucemia fulminante, non prima, però, di aver testimoniato con entusiasmo la fede in Cristo e il proprio desiderio di santità. Santità ormai a breve distanza, dal momento che, dopo il riconoscimento del miracolo attribuito alla sua intercessione,
siamo in attesa di conoscere la data di canonizzazione di Carlo, beatificato ad Assisi nel 2020.

Il primo santo “millennial” ha vissuto pienamente la sua epoca, quella del web e dei personal computer, facendosi primo interprete di un’evangelizzazione mediata dai nuovi strumenti informatici. Catechista a soli undici anni di età, Acutis capì con grande anticipo il potenziale delle tecnologie digitali nella formazione, anche cristiana, dei più piccoli. Il suo più interessante contributo, in questo senso, fu la realizzazione di alcune mostre online, la prima delle quali fu dedicata ai miracoli eucaristici. L’idea riscosse enorme successo e negli anni è stata diffusa in migliaia di parrocchie in tutto il mondo, oltre che in università e Santuari mariani.

La “vocazione al digitale” di Carlo si è affermata come una delle caratteristiche più note del beato, ma a diciotto anni dalla sua scomparsa è lecita anche la domanda contraria: quanto Internet ha recepito di Carlo Acutis? Ad una prima ricerca, sono due i siti che compaiono non appena si digita il nome del santo.

Uno è www.carloacutis.com, sito ufficiale dell’Associazione Amici Carlo Acutis e della sua causa di canonizzazione. Disponibile in ben sette lingue, il portale raccoglie notizie biografiche di Carlo – comprese le sue frasi più simboliche, come “Trova Dio e troverai il senso della tua vita” – e tutte le informazioni legate alla sua venerazione e alla causa di canonizzazione in corso. Tramite il sito è anche possibile richiedere l’esposizione delle quattro mostre ideate da Carlo e persino accedere alla diretta streaming della sua tomba.

Se il primo sito ha come oggetto la figura di Carlo e tutto ciò che ad essa è rivolto o collegato, è tramite il secondo che l’azione ispiratrice del beato si mostra in concretezza: www.fondazionecarloacutis.org raccoglie infatti i progetti che la famiglia Acutis, in collaborazione con alcune aziende partner, ha attivato in giro per il mondo. Le iniziative vanno nelle tre direzioni di arte e cultura, ricerca scientifica, sociale e beneficenza, e non si limitano solo al territorio italiano (dove sono presenti a Torino, Milano ed Assisi), ma hanno raggiunto anche il continente africano, in particolare Egitto, Ruanda e Tanzania.

Nemmeno il mondo social è rimasto indifferente al carisma di Carlo Acutis. Su Facebook pullulano gruppi intitolati al giovane beato. Alcuni di questi, seppur creati in anni recenti, hanno dimensioni gigantesche: il più grande annovera 272mila membri e vede la pubblicazione di decine di post ogni giorno. Questi sono perlopiù intenzioni di preghiera, richieste di intercessioni, frasi e foto del beato condivisi e ricondivisi, a volte anche in altre lingue.

Già, perché quello che stupisce di questa devozione tutto sommato recente è il carattere globale con cui si è affermata nel mondo. Lo si vede bene su Instagram: anche qui sono numerose le pagine e gli hashtag dedicati a Carlo, e talvolta, accanto al nome del ragazzo, riportano anche il Paese di provenienza. Molti contenuti sono del Sudamerica, con Brasile e Argentina in testa, seguiti da Messico, Venezuela, Cile e Colombia. Un po’ a sorpresa spunta anche un account dal Libano, con una pagina attivissima (164mila follower e quasi tremila post). Il mondo social, inoltre, fa propri appellativi che in Italia sono ancora solo sussurrati: Carlo Acutis per loro è già il digital saint (“santo digitale”) e l’anjo da juventude (“l’angelo della gioventù” in portoghese).

Alcuni dei post che compaiono utilizzando l'hashtag #carloacutis

Alcuni dei post che compaiono utilizzando l'hashtag #carloacutis - Instagram

A riprova di quanto l’utenza di Facebook sia diversa da quella di Instagram, è interessante notare come quest’ultima adotti la figura di Acutis per contenuti differenti: non ci sono più solo le intenzioni di preghiera – in cui il beato svolge il compito del tradizionale “santino” –, ma si fanno largo post dove alle foto di Acutis si accompagnano le più iconiche frasi da lui pronunciate (o attribuitegli). Questa ricorrenza sembra suggerire che gli utenti di questo social, mediamente fra i 18 e i 34 anni, non cercano intercessioni né preghiere. Quello che conta qui è una motivazione, uno stimolo, un riferimento, quasi che Acutis sia assimilato al personaggio di una serie tv o di un film.

Le foto lasciano il posto ai video sul social preferito dai più giovani: TikTok. Qui vanno per la maggiore video del beato o raccolte di foto che lo ritraggono. Alcuni contenuti privilegiano il racconto della sua vita, altri mostrano celebrazioni dedicate alla sua memoria, interventi che lo menzionano o pellegrinaggi sulla sua tomba. I video di Carlo provengono spesso dalla sua vita quotidiana e permettono di sentirne la voce, un dettaglio che sicuramente avvicina i ragazzi alla figura di questo coetaneo così speciale. Un’ultima annotazione merita la musica scelta per accompagnare i contenuti: la prassi prevede brani emozionanti, come sonate al pianoforte, ma non manca chi, come Nicola, ha scelto di raccontare Carlo Acutis in un’altra chiave, con il tema di Avengers (il film, campione d’incassi, che vede gli eroi dei fumetti Marvel combattere in difesa della Terra). Fa sorridere, certo, ma per i tanti giovanissimi alla ricerca di supereroi, chissà che anche un santo non possa diventarlo.

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