Il monumento che la comunità di Boretto ha dedicato al beato Zatti, che domani sarà proclamato santo - Collaboratori
«Chiamati a splendere nella notte»: sotto questo titolo ci si sta preparando alla canonizzazione di Artemide Zatti nel suo paese di origine: Boretto, in diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. La celebrazione si svolgerà domenica a Roma e ad essere canonizzato sarà anche il vescovo di Piacenza, Giovanni Battista Scalabrini.
L’unità pastorale intitolata al prossimo santo Zatti, che comprende le parrocchie di Boretto, Brescello e Lentigione, guidata da don Giancarlo Minotta, ha condiviso il percorso di avvicinamento all’evento del 9 ottobre con tutta la comunità, coinvolgendo dall’inizio il sindaco di Boretto Matteo Benassi. «Abbiamo toccato con mano quanto il Covid abbia fatto emergere il bisogno di riscoprire le relazioni di cura», hanno scritto parroco e primo cittadino in un comunicato congiunto, invitando a riconoscere in Zatti, migrante in Argentina e infermiere ricercato da tanti ammalati, una luce a cui guardare in tempi segnati da «passioni tristi» e gravose incertezze, oltre che un chiaro testimone della carità.
Tra le iniziative progettate, un triduo di preghiera per chiedere in particolare la grazia di una nuova attenzione verso i giovani da parte del mondo adulto e un pellegrinaggio di tre giorni, da ieri a domani, con 170 persone che vivranno la celebrazione eucaristica e la liturgia di canonizzazione presieduta da papa Francesco.
In Vaticano ci sarà anche il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, l’arcivescovo Giacomo Morandi, che accoglierà così il dono del secondo santo della Chiesa universale di origini reggiane: sant’Artemide troverà posto nel calendario liturgico al fianco di sant’Alberto patriarca di Gerusalemme, vescovo e martire.
Nel maggio scorso tre sacerdoti salesiani avevano reso visita alla comunità emiliana per raccogliere immagini della casa natale, della Basilica di Boretto con la cappella raffigurante Artemide Zatti con un bambino, del monumento a lui dedicato nella frazione di Santa Croce, dove abitava la famiglia. E in luglio un momento pubblico di approfondimento della figura del beato Artemide era inoltre stato inserito, sempre con la presenza dei salesiani, nella festa dell’oratorio.
Il coadiutore laico salesiano che viene elevato all’onore degli altari nacque a Boretto il 12 ottobre 1880, ricevette i Sacramenti in terra reggiana e già a nove anni lavorava come bracciante per soccorrere la povertà della famiglia, che agli inizi del 1897 emigrò a Bahìa Blanca in Argentina. Il postulatore generale dei salesiani, don Pierluigi Cameroni, l’ha definito «un segno vivente della compassione e della misericordia di Dio per i malati»: affascinato dal carisma di don Bosco, Zatti professò i voti di carità, castità e obbedienza e condivise la vita comunitaria alla stregua di un religioso, ma rimase a tutti gli effetti laico. «La sua vita donata direttamente a Dio, ma spesa dentro il mondo, può essere un interessante paradigma. È evidente che i laici non sono meno vicini a Dio rispetto ai preti e alle suore – sottolinea don Giancarlo Minotta – ma vivono semplicemente la stessa appartenenza battesimale, che si esprime secondo il loro specifico compito. La vita di Zatti era radicata in una semplice, fedele e profonda vita di preghiera, mediante la Messa e la meditazione quotidiana, il Rosario e il servizio di suonare le campane per avvisare della liturgia il popolo di Dio».
Zatti, afferma ancora il parroco di Boretto, ci rivela una vita unita, armonica, «dove già il lavoro è luogo per fare del bene e stare bene. Il lavoro è già luogo in cui amare Cristo presente. Cosa che richiede competenza professionale e umanità». Quelle doti che fin da subito hanno favorito, in Argentina, la diffusione della sua fama di santità.