Il luogo delle presunte apparizioni a fratel Cosimo nel Santuario di Nostra Signora dello Scoglio - .
Le lacrime scese silenziose sul volto di fratel Cosimo, che ha seguito in disparte l’annuncio ufficiale, hanno fatto da sigillo alla notizia del riconoscimento ufficiale del valore spirituale e pastorale dell’esperienza dello Scoglio. Un’esperienza partita 56 anni fa, nel maggio del 1968, e che stamattina, nel giorno dedicato alla memoria della Beata Vergine Maria del Carmelo, ha registrato un traguardo significativo: la contestuale pubblicazione del decreto emesso dal prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, il cardinale Víctor Manuel Fernández, approvato da papa Francesco, e di quello del vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, con i quali viene concesso il nulla osta «per continuare a operare in modo che quanti si recano nel Santuario di Nostra Signora dello Scoglio si sentano confortati e stimolati a proseguire, sapendo di essere in comunione con la Chiesa cattolica».
Il vescovo Oliva con fratel Cosimo - .
Lo aveva chiesto il vescovo Oliva in base alle nuove norme sul discernimento di presunti fenomeni soprannaturali e ora è arrivata la risposta positiva (la seconda resa in base alle nuove norme dopo quella relativa al culto di Maria Rosa Mistica a Fontanelle di Montichiari). Va detto che da mezzo secolo, ormai, il santuario dello Scoglio è meta di migliaia di fedeli provenienti da tutta l’Italia meridionale (ci sono gruppi di preghiera anche all’estero), un flusso sempre crescente di pellegrini che cercano consolazione ai propri affanni e che qui trovano un’accoglienza caratterizzata principalmente dall’ascolto.
Un ascolto che fratel Cosimo riserva a tutti: per due giorni alla settimana riceve singolarmente cento fedeli al giorno che vanno a posare lì le proprie angustie, i problemi, le speranze. A guardare il posto, soprattutto in questi giorni di calura, si presenta alquanto desolato; situato sulla collina, nel territorio di Placanica, a 10 chilometri dal mare Ionio, il luogo appare uguale a tanti altri posti della Locride ed è normale chiedersi perché così tanta gente continua a recarsi allo Scoglio. Le strade sono quelle che sono, non ci sono attrattive particolari; la risposta la suggerisce il vescovo Oliva: «Qui, in questo luogo, c’è il dito di Dio. Lo dimostrano la pietà dei fedeli, le code presso i confessionali, la preghiera silenziosa, il raccoglimento e il silenzio durante le celebrazioni».
Prima di illustrare il decreto, il vescovo locrese ha voluto ripercorrere l’esperienza mariana dello Scoglio raccontando quanto fratel Cosimo ha scritto nei suoi diari. Ma è stato chiaro: «Il nulla osta – ha detto Oliva – autorizza i fedeli a dare in forma prudente la propria adesione all’esperienza spirituale dello Scoglio. Ma nessuno è obbligato a credervi. Il riconoscimento infatti non implica una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno».
Poi ha ricordato l’11 maggio del ’68, quando il diciottenne Cosimo Fragomeni, mentre lavorava nei campi, vide quella luce che cambiò la sua vita. Il brivido che attraversò il suo corpo, il forte senso di paura, l’istinto di scappare, «perché ho pensato si trattasse di qualche spirito, anche se dall’aspetto sembrava la Madonna», ha raccontato in altre occasioni fratel Cosimo. Il fenomeno si ripeté nei giorni successivi, lui era sconvolto, profondamente turbato, cercava aiuto; sentì una risposta incoraggiante: «Ti aiuterò, ma non ti mancheranno tribolazioni e sofferenze: non ti scoraggiare, io sarò con te e ti sosterrò con la mia mano». Da allora non ebbe più paura.
Per quattro volte, ha raccontato, si ripeté l’apparizione dalla quale ricevette la richiesta di trasformare quel luogo, di farvi nascere un grande centro di spiritualità, «dove le anime troveranno pace e ristoro». Da quella «finestra aperta verso il cielo» iniziò a recitare il Rosario, diventato la sua preghiera quotidiana, offerto a Maria «per la conversione del mondo, il trionfo del regno di Dio, la pace delle nazioni e la salvezza dell’umanità».
Il giovane scavò una nicchia dentro la roccia dell’apparizione e vi collocò una statua in marmo; piano piano fu costruita una cappella e intanto arrivavano i primi pellegrini che crescevano sempre di più.
Nel suo percorso spirituale, fratel Cosimo fa la scelta di diventare terziario francescano, continuando sempre in modo riservato, silenzioso, a pregare, accogliere e consolare. I vescovi di Locri-Gerace hanno seguito con particolare attenzione quanto avveniva in quel luogo, anche perché notizie di fenomeni soprannaturali nascevano di qua e di là, per poi non rivelarsi attendibili. Allo Scoglio però non accadeva nulla che provocasse scandali, nulla che potesse «nuocere ai fedeli e minare la credibilità ecclesiale».
Così, l’allora vescovo di Locri-Gerace, Giuseppe Fiorini Morosini, decise di porre quell’esperienza sotto la cura pastorale della diocesi e poi di dare inizio alla costruzione di una chiesa più grande Papa Francesco, a maggio 2013, benedisse la prima pietra portata in piazza San Pietro da fratel Cosimo e dal vescovo Morosini.
Tre anni dopo, nel 2016, è stato l’attuale vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, ad elevare la nuova chiesa a Santuario diocesano con il titolo di «Nostra Signora dello Scoglio». Per rendere partecipe tutta la comunità diocesana di questo riconoscimento, il vescovo ha annunciato che il 5 agosto prossimo ci sarà «una celebrazione di gioia e di ringraziamento» e, al termine dell’annuncio ha voluto sottolineare che «il riconoscimento del valore spirituale dell’esperienza dello Scoglio, vissuta e raccontata da fratel Cosimo, è per noi motivo di grande gioia e di viva soddisfazione. È un segno speciale che lo Spirito Santo vuole dare ai fedeli della nostra Chiesa e a quanti frequentano da anni questa realtà mariana: d’ora in avanti possono guardare a Maria più da vicino, avvertendo la sua presenza e l’incoraggiamento a seguire Gesù». E ha concluso: «Adesso tutti noi, anche i più dubbiosi e scettici, possiamo guardare allo Scoglio liberi di pregiudizi, con la consapevolezza che siamo davanti a un dono prezioso fatto alla nostra diocesi e, direi, all’intera Chiesa universale».
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