I sei martiri di Casamari - Siciliani
«Questi martiri non erano dei “guerrieri”, ma dei testimoni dell’amore di Gesù che ha detto ai suoi discepoli: “Non abbiate paura!”». Così il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha presentato i sei martiri di Casamari nel corso dell’omelia per la cerimonia di beatificazione tenutasi questa mattina proprio nell’abbazia cistercense vicino a Frosinone dove nel maggio 1799 le truppe francesi, in fuga da Napoli e dopo aver già depredato Montecassino, uccisero i monaci Simeone Cardon, Domenico Zavrel, Albertino Maisonade, Zosimo Brambat, Modesto Burgen e Maturino Pitri, e il cui martirio «in odio alla fede» è stato riconosciuto da papa Francesco.
Un episodio lontano nel tempo e forse sconosciuto ai più, ma con l’impronta del martirio che resta e anzi diventa quanto mai attuale, come ha tenuto a ribadire Semeraro in un altro passaggio forte dell’omelia: «Erano uomini fragili e timorosi: vulnerabili, come lo siamo un po’ tutti noi e come si mostra soprattutto questa fase di pandemia. Non erano degli eroi da fumetto, ma delle persone fragili, proprio come lo siamo tutti noi».
Il cardinale Semeraro presiede la cerimonia di beatificazione dei sei martiri di Casamari - Siciliani
Ma oggi è anche la Parola di Dio che invita «a guardare alla testimonianza dei nuovi beati», ha aggiunto il cardinale Semeraro, per sottolineare come la perfetta vita spirituale consiste nel conoscere l’amore infinito di Dio e conoscere al tempo stesso la nostra debolezza e convinti di questo, nell’ingaggiare la lotta spirituale per dare morte ai desideri disordinati e avere sempre fiducia nell’amore di Dio. È, dunque, da questa prospettiva che oggi la Parola del Signore ci chiede di guardare alla testimonianza dei nuovi beati: la fiducia nella sua premurosa paternità. E questa che il Padre ci ama è la confortante certezza che deve invadere il nostro cuore».
Dai sei martiri di Casamari (un settimo monaco riuscì a nascondersi ai soldati francesi, testimoniandone poi la violenza, episodio che ricorda da vicino quanto verificatosi oltre due secoli dopo con i trappisti di Tibhirine in Algeria) arriva anche una testimonianza tanto più necessaria perché «nessuno di noi – ha detto ancora Semeraro nel corso dell’omelia – potrà perseverare nella sequela di Cristo senza tribolazione, senza conflittualità, senza combattimento spirituale».
Alla cerimonia erano presenti l’abate di Casamari dom Loreto Camilli, il vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino Ambrogio Spreafico, nel cui territorio ricade l’abbazia, e i vescovi delle Chiese locali limitrofe Lorenzo Loppa per Anagni-Alatri e Gerardo Antonazzo per Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.