Croce di Gricignano di Sansepolcro - .
Arezzo ricorda Baldassarre Audiberti, il “santo” delle croci, come lo chiamano qui. Perché il prete “pellegrino” per la Toscana, l’Umbria e l’Alto Lazio ha collocato centinaia e centinaia di croci con i simboli della Passione lungo le strade del Centro Italia. Domenica ricorrono i 170 anni della morte. E nella chiesa di Ottavo, poco distante da Arezzo, verrà reso omaggio al sacerdote itinerante che morì l’8 luglio 1852 nell’annessa canonica e qui fu sepolto: in programma la Messa alle 17 e un momento di riflessione con monsignor Vittorio Gepponi.
Baldassarre non era di Vercelli, come si è creduto. Si chiamava Balthazar Audibert ed era nato ad Annot, nelle Alpi dell’Alta Provenza, il 6 gennaio 1761. Ordinato sacerdote, fu parroco della piccola chiesa di San Sebastiano a Rouainette. Con l’inizio della Rivoluzione francese, il prete giurò fedeltà alla Costituzione civile del clero, ma il Breve di Pio VI condannò l’atto. Come accadde ad altri sacerdoti e vescovi, anche Balthazar abbandonò la Francia e verosimilmente si rifugiò nel vicino Piemonte, italianizzando nome e cognome e dicendosi di Annotone, prossimo a Vercelli, un paese “fantasma” che nella pronuncia ha assonanze con gli abitanti di Annot: Annotains.
Ormai diventato Baldassarre Audiberti e, mutatosi in penitente, il prete prese a girovagare nel cuore dell’Italia in cui restano le croci “di Baldassarre” che si trovano in tutte e dieci le province toscane, nella provincia di Perugia e in quelle di Roma e Viterbo.
Stimato dagli arcivescovi di Firenze, Lucca e Siena, e poi da tanti sacerdoti e innumerevoli fedeli, aveva fra i suoi ammiratori anche il granduca di Toscana Leopoldo II che nelle sue memorie lo definì «uomo santo noto per grazie miracolose». Ovunque andasse era attorniato da «immense folli di popolo». Baldassarre passò gli ultimi cinque anni della sua vita ad Ottavo presso Arezzo. Un plico sigillato con i suoi capelli si trovava nella Cattedrale di Arezzo. Frammenti della sua veste sono conservati nell’Archivio diocesano aretino. E le monache clarisse cappuccine di Siena custodiscono una sua camicia.
Scrive per l’occasione il cardinale Angelo Comastri, vicario generale emerito del Papa per la Città del Vaticano. «Baldassarre Audiberti, dopo 170 anni, è ancora ricordato. Perché? Perché dovunque passava lasciava il profumo di Gesù. E Gesù è l’unica luce che illumina il veloce viaggio della vita. Baldassarre ha lasciato dietro di sé tantissime croci. La Croce è un urlo di Dio, che arriva al nostro orecchio distratto e dice: “Ti ho amato fino a dare la vita per te sulla croce! Perché non ti decidi a rispondere al mio amore?”».