La Chiesa di Santa Maria Nuova (L'immagine fa parte dell'Atlante dei paesaggi astigiani)
Ha suscitato reazioni contrastanti la decisione della diocesi di Asti di concedere, in comodato d’uso gratuito per dieci anni, alla comunità ortodossa romena la chiesa parrocchiale di Santa Maria Nuova, una delle più antiche e prestigiose della città, legata per lungo tempo all’Ospedale civile.
Sull’argomento è intervenuto con una lettera al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, lo storico locale Stefano Masino.
«La notizia – scrive Masino – non spiacerà certamente a papa Francesco, che prosegue la via ecumenica tracciata dai suoi predecessori, da Giovanni XXIII a Paolo VI in avanti; e non sarebbe parimenti dispiaciuta alla nonna del Papa, Rosa BergoglioVassallo, che il 29 gennaio 1927 fu eletta consigliera per l’azione religiosa proprio del gruppo parrocchiale dell’Unione donne di Santa Maria Nuova (tra i suoi compiti quotidiani, non mancava di visitare i malati). Il civico 10 di via Fontana, a pochi passi dalla chiesa, fu l’ultima residenza italiana dei Bergoglio. Santa Maria Nuova era la chiesa amata da Don Bosco. Il grande santo sociale di origini astigiane la visitò nel 1862 e, nell’ottobre 1919, nel territorio della parrocchia i Salesiani aprirono, nell’attuale via Don Bosco, il primo storico Oratorio detto 'della Vittoria', poi trasferitosi alla cima di corso Dante nei primi anni ’60. Patrona di Santa Maria Nuova, per molti secoli, è stata Maria Ausiliatrice. Per i giovani rimane aperto l’oratorio in via Arò, che fa riferimento all’Unità pastorale detta 'dei tre campanili'. Non credo ci sarà, invece, un problema Palio. Primo, perché gli ortodossi sono cristiani come noi; quindi possono benissimo presiedere loro la benedizione del cavallo e del fantino. Secondo, i 'rosaceleste' ci guadagneranno in coreografie: è risaputo come gli ortodossi non si risparmino in fatto di liturgia (...)».
Una parrocchia ortodossa in una delle chiese più antiche della città: la diocesi di Asti ha concesso in comodato gratuito per dieci anni ai cristiani ortodossi romeni l’uso della chiesa di Santa Maria Nuova e della canonica annessa. La notizia arriva durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. «Recentemente i fratelli ortodossi romeni ci hanno chiesto un segno particolarmente impegnativo di amicizia e collaborazione – ha spiegato il vescovo di Asti Francesco Ravinale – segnalando la loro necessità di un luogo di culto nella città da utilizzare in modo continuativo e abitualmente esclusivo. Abbiamo preso in seria considerazione questa richiesta e ne abbiamo fatto oggetto di un ampio dibattito». Una scelta ponderata dunque, e attenta ai segni dei tempi, frutto della richiesta che il vescovo Siluan, vescovo della diocesi ortodossa romena d’Ita- lia, aveva avanzato nel maggio scorso. L’invito a esaminare con favore la domanda della comunità ortodossa 2.500 fedeli - era stato ribadito dal delegato vescovile per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, don Carlo Pertusati. Gli organismi ecclesiali hanno approvato all’unanimità la richiesta: da aprile dunque Santa Maria Nuova sarà a completa disposizione della nutrita comunità di romeni ortodossi che attualmente utilizza in modo non esclusivo un’altra chiesa, San Silvestro.
Non una novità per la diocesi di Asti dato che anche la chiesa già facente capo ai Padri Dottrinari di San Damiano è stata affidata in comodato d’uso. «Come per San Damiano, già a Torino, Alba, Bra si erano trovate soluzioni per i romeni ortodossi – spiega don Marius Trifina, il sacerdote ortodosso arrivato ad Asti un anno fa –, adesso anche qui è stato individuato un luogo adatto per le nostre funzioni e tante altre attività che prima erano penalizzate, come il catechismo dei bambini o i nostri corsi di iconografia». La consegna ufficiale avverrà, non a caso, nella domenica di Pasqua, ma in città non mancano le voci di dissenso. «Da 13 anni sono parroco di Santa Maria Nuova – commenta don Giuseppe Gallo – e già da tempo avevamo cancellato quasi tutti i servizi. Con il tempo i parrocchiani capiranno che si tratta di un atto d’amore, e di un atto dovuto'. Il vescovo dimostra fiducia nella maturità della sua comunità: «Ringrazio tutti per questa grande prova di consapevolezza ecumenica di cui la nostra diocesi può essere orgogliosa. Presto sarà possibile consegnare un edificio che sicuramente ci è molto caro, ma proprio per questo sarà motivo di gioia grande, sapendolo affidato a una comunità numerosa e praticante. Siamo certi che sarà ben conservato e soprattutto consapevoli di aver compiuto un bel gesto di ecumenismo dell’amicizia, balsamo prezioso per contribuire a sanare, sia pure in piccola misura, le ferite di una cristianità divisa». «Capisco che ci sia del malcontento – dice da parte sua padre Marius – ma adesso si lavorerà per fare la pace».