sabato 28 settembre 2024
Cambia l'organizzazione della diocesi di Latin-Terracina-Sezze-Priverno. Il vescovo Crociata: dobbiamo imparare un modo nuovo di essere Chiesa
La Cattedrale di Latina

La Cattedrale di Latina - Siciliani

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La necessità è sempre quella di portare Cristo alle persone che si incontrano ogni giorno, con stile adeguato ai tempi ma senza accomodamenti della fede. Così, una nuova organizzazione interesserà la diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, già a partire da questo anno pastorale appena iniziato. Lo ha spiegato il vescovo Mariano Crociata nella sua Lettera ai ministri ordinati e ai fedeli tutti con cui nei giorni scorsi ha presentato le Unità di collaborazione tra parrocchie (Ucp). Dopo una fase di discernimento ora c’è una prima concretizzazione: le attuali 81 parrocchie presenti in diocesi sono raggruppate in sedici Unità di collaborazione, che «non sostituiscono le singole parrocchie e soprattutto le foranie» nelle loro responsabilità canoniche, come ha subito precisato Crociata. Le motivazioni che hanno portato a questa soluzione vedono intrecciarsi preoccupazioni di carattere organizzativo ed esigenze di natura ecclesiale e pastorale, è scritto nella Lettera. «Se siamo preoccupati di come far fronte al calo di presenze e di persone dedicate alla vita della comunità ecclesiale, non è con l’affanno a cercare di reclutare a tutti i costi qualcuno che troveremo risposte e soluzioni. Il Signore ci sta dicendo che non dobbiamo preoccuparci dei numeri ma della qualità della nostra fede e della nostra vita ecclesiale», ha scritto Crociata, «dobbiamo imparare un modo nuovo di essere Chiesa: non il modo dell’erogazione di servizi religiosi, secondo cui c’è chi li fornisce e chi li consuma, bensì il modo di quelli che si aiutano mettendosi in gioco e prestando la propria piccola o grande collaborazione in modo ordinato e concorde». Dunque, le Unità di collaborazione hanno innanzitutto «lo scopo di far entrare in uno stile nuovo nel vivere la parrocchia, intesa non come entità chiusa in sé stessa e impermeabile a ogni altra, ma come soggetto comunitario che si apre, si mette in comunicazione, offre collaborazione e accoglie sostegno e aiuto dove e come è possibile. Esse vogliono insegnare a vivere insieme e a lavorare insieme», sottolinea il presule. Tale modo di procedere necessita «della disponibilità ad aprirsi e ad accogliere, l’abbassamento delle barriere, la volontà di dialogare e superare le incomprensioni».

L’attività della Unità di collaborazione «si caratterizza per il fatto che essa nasce, per così dire, “dal basso”, cioè dall’intesa dei parroci e dei loro collaboratori allo scopo di aiutarsi a vicenda nei vari settori della vita pastorale delle parrocchie in modo occasionale o, preferibilmente, stabile». In un passaggio della Lettera è spiegato che «le Ucp non sono pensate innanzitutto per promuovere attività aggiuntive a quelle ordinarie di una parrocchia, bensì per integrare le parrocchie tra loro nelle attività ordinarie che competono loro istituzionalmente». Infine, Crociata ha chiarito che «l’obiettivo ulteriore che le Ucp devono perseguire, sempre in uno spirito di comunione tra tutti e di collaborazione trasversale con tutti, è quello di permettere a tutte le parrocchie insieme di progredire, unite e corresponsabili, anche se e quando non tutte potranno disporre di un presbitero parroco». Per andare in questa direzione «c’è bisogno che crescano la coscienza ecclesiale e la collaborazione pastorale di laici formati alla vita cristiana ed eventualmente, per qualcuno, anche al ministero, capaci di operare insieme, alla pari e in fraternità, con tutti, nella propria parrocchia e nelle altre parrocchie dell’Ucp». In questo senso, ha rimarcato Crociata, «la Chiesa è sinodo, comunità dei credenti in Cristo chiamati a camminare insieme».

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