La fioritura dei ciliegi a Pechino - Ansa
L’immagine è bellissima. Sono ciliegi in fiore a Pechino, con quel rosa intenso che ti regala profumo solo a guardarlo. Però non facciamoci ingannare, non crediamo che siano solo i fiori “nobili” a portare la primavera. Perché sono dispensatori di poesia anche i brutti anatroccoli dell’orto, come i boccioli del carciofo che paiono mosaici violetti di anemoni di mare o i girasoli con quelle corolle esageratamente grandi tanto che il gambo fatica a sostenerle. E li vedi muoversi zoppicanti guidati dal vento alla ricerca dei raggi più luminosi del giorno. E che dire delle distese di lavanda o delle cosiddette piante della preghiera, con le foglie distese di giorno e “in piedi” nelle ore più buie come avvocati in un’aula di tribunale a rivendicare il diritto alla luce. Se le metti in fila davvero sembrano una comunità ordinata riunita a invocare la propria divinità. Eppure, ci affascina allo stesso modo il disordine delle margheritine, sbocciate a piccoli gruppi negli angoli dei giardini di città. Una vista così quotidiana da non farti sentire in colpa se le recidi e le fai seccare dentro le pagine di un libro. E chissà se abbiamo mai regalato qualche rosa prima di partire per un viaggio nell’illusione di essere ricordati. O se in camera conserviamo una piantina sterilizzata per tenere vivo il ricordo di una persona cara scomparsa. I fiori, infatti, hanno questo di magico, sono una bellezza effimera eppure indispensabile, ogni volta nuova e unica. Sulla tavola della festa non può mancare un mazzolino colorato e persino la pianta grassa sembra riconoscerti al mattino quando controlli se ha sopportato il vento forte della notte. Così la vita che non si arrende viene custodita nell’immagine del deserto che fiorisce, o nella saggezza del proverbio cinese secondo cui una pianta odorosa calpestata sparge ancora più profumo. Senza trascurare i tanti richiami alla bellezza profumata di dolcezza. Come le migliaia di litanie magnifiche ispirate a Maria riassunte nella folgorante poesia di Nikos Kazantzakis: «La quercia chiese al mandorlo: parlami di Dio. E il mandorlo fiorì».