martedì 11 giugno 2024
Sull’ammissione nei seminari di persone con tendenze omosessuali Francesco avrebbe usato ancora il termine discusso. I presenti: ha sdrammatizzato. «L'Anno Santo non sia occasione di speculazione»
Giubileo e seminaristi gay, l'incontro del Papa con i sacerdoti romani

Osservatore Romano

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Il Giubileo non diventi occasione di speculazione. È l’auspicio espresso dal Papa nell’incontro con 200 sacerdoti dall’undicesimo al trentanovesimo anno di ordinazione della diocesi di Roma, svoltosi nell’Aula Magna dell’Università Salesiana. Durante i novanta minuti di domande e risposte, anche altri temi si sono affacciati nel dialogo. La bellezza dell’essere sacerdoti, la necessità di stare tra le gente, il numero delle vocazioni che diminuiscono a anche a causa della curva demografica.

E a proposito di seminari, Francesco è tornato sulla questione dell’ammissione dei giovani omosessuali, usando di nuovo - riferisce l’Ansa - la parola che tanto aveva fatto discutere. Secondo alcuni presenti, però, questa volta il Papa, quasi a sdrammatizzare, avrebbe detto di averla ascoltata da altri secondo cui «in Vaticano c’è aria di frociaggine».

L’Ansa aggiunge che avrebbe anche ribadito che se un ragazzo ha una tendenza omosessuale è meglio non farlo entrare in seminario: sono «ragazzi buoni» ma con questa tendenza meglio di no. Francesco avrebbe anche chiesto anche di essere attenti alle «ideologie» e ai tradizionalisti che, avrebbe notato, «non vanno bene».

Nel comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana al termine dell’incontro si legge: «Il Papa è tornato sul tema dell’ammissione nei seminari di persone con tendenze omosessuali, ribadendo la necessità di accoglierle e accompagnarle nella Chiesa e l’indicazione prudenziale del Dicastero per il clero circa il loro ingresso in seminario».

Tra i temi affrontati nell’incontro, riferisce il comunicato, «quelli della pastorale legati alla diocesi, al ruolo e all’identità del sacerdote. Il Papa ha citato il modello di don Milani, “un grande, una luce per il prete italiano”, il rischio di cadere nella mondanità, e ha parlato del bisogno di allargare l’accoglienza nelle parrocchie “a tutti, tutti, tutti!”».

«È emersa con forza - prosegue la nota - la domanda della sofferenza delle persone, da accompagnare con vicinanza, compassione e tenerezza, tre qualità di Dio». Inoltre, «si è parlato dell’importanza della pastorale ospedaliera e delle difficoltà della città di Roma, dell’emergenza abitativa, invitando alla generosità le congregazioni religiose provviste di strutture, del diffondersi delle droghe, della tragedia della solitudine, dei tanti che vivono il proprio dolore nell’invisibilità».

Il Papa, come riferito dall’Ansa e da alcuni presenti, avrebbe invitato le congregazioni a non trasformare in posti letto per il Giubileo le case troppo grandi e magari vuote. «Nella vita di un prete - afferma ancora la nota della Sala Stampa - l’invisibile è più importante del visibile, perché più denso, più doloroso” ha detto il Papa, e ha aggiunto “Il nostro lavoro come preti è andare a cercare questa gente” perché “La Chiesa o è profetica o è clericale: tocca a noi scegliere”».

Anche il tema della pace si è affacciato durante il dialogo. «Il Papa ha citato con dolore le guerre in corso e gli ingenti investimenti nelle armi, negli anticoncezionali, nelle spese veterinarie e nella chirurgia estetica. In tal senso ha esortato a lavorare nel magistero sociale della Chiesa, a un maggiore impegno per il bene comune», riducendo l’astensionismo. Il Papa ha anche ricordato e lodato il cardinale vicario emerito, Angelo De Donatis.

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