La celebrazione conclusiva della Route nazionale dei capi dell'Agesci. A presiedere la Messa è stato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei - Marco Cavarischi
Una «palestra di vita cristiana, occasione di comunione fraterna, scuola di servizio al prossimo, specialmente ai più disagiati e bisognosi». Così il Papa vede l’Agesci, «rilevante realtà educativa nella Chiesa», cui rinnova il suo «apprezzamento». Lo si legge nel messaggio inviato domenica scorsa all’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci) in occasione della Route nazionale delle Comunità Capi 2024, iniziata giovedì scorso e conclusasi proprio nel giorno festivo.
«I giorni di riflessione - scrive Francesco nel suo testo - possano favorire in ciascuno la consapevolezza di quanto sia delicato il vostro impegno educativo nei confronti di ragazzi, adolescenti e giovani che vanno accompagnati con sapienza e sostenuti con affetto». Ciò richiede, aggiunge il Pontefice, «una formazione di qualità per coloro che sono chiamati a svolgere questa importante missione: anzitutto la disposizione ad ascoltare e a empatizzare con gli altri, quale ambito in cui germina e dà frutti l’evangelizzazione».
Un momento della conclusione della Route nazionale dei capi dell'Agesci - Marco Cavarischi
Secondo Francesco, «è necessario anche considerare l’impatto formativo che la vita e il comportamento dei formatori hanno sulle Branche che compongono l’Associazione». I formatori, fatti, educano in primis con la loro vita, più che con le parole. «La vita del formatore - spiega il Pontefice -, la sua costante crescita umana e spirituale come discepolo di Cristo, sostenuto dalla grazia di Dio, è un fattore fondamentale di cui dispone per conferire efficienza al suo servizio alle giovani generazioni». Di fatto, conclude il Papa, «la sua stessa vita testimonia quello che le sue parole e i suoi gesti cercano di trasmettere nel dialogo e nell’accompagnamento formativo».
Alla Route nazionale è intervento anche l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, che domenica ha celebrato la Messa con i capi scout. «In questo nostro tempo di guerra siate testimoni di pace - ha esortato -. I vostri gruppi siano luoghi in cui si costruisce e si custodisce la pace attraverso un’accoglienza vera per sconfiggere l’odio e il pregiudizio, l’ignoranza e la violenza nelle parole, nelle menti e nelle mani, disponibilità a relazioni riconciliate tra voi e con tutti. Così si disarmano le menti, i cuori, le mani».
Il porporato ha quindi sottolineato che «viviamo in un tempo di crisi della democrazia e della partecipazione democratica: siate nelle vostre comunità custodi del bene comune e testimoni di un agire politico concreto, davvero disinteressato perché con un unico interesse: la persona», ha incoraggiato. E ricordando poi il sacrificio di don Peppe Diana, Zuppi ha invitato a continuare «ad essere testimoni e educatori di legalità e di giustizia, senza compromessi e senza impegni a spot o per i sondaggi, come condizione essenziale per costruire il bene comune e insegnare ad amarlo e difenderlo tutti i giorni».
Un momento della conclusione della Route nazionale dei capi dell'Agesci - Marco Cavarischi
Un riferimento, nell’omelia, il presidente della Cei l’ha fatto anche al clima culturale odierno. «In questo contesto fluido e con sempre meno punti di riferimento stabili, ma con tanti tecnici e assistenti interessati, siate testimoni umani e credibili di scelte definitive e libere, solo per amore e per servizio, senza il timore che siano ‘per sempre’, anzi con la preoccupazione che non siano ‘per un po’’ nel matrimonio, nel sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata, nella professione, nell’impegno politico. Non mezze scelte, sempre timorose, perché è la scelta che fa crescere, non perché risolve tutto, ma troverà chi non lascerà mai solo e darà la forza per affrontare la strada», ha notato il cardinale.
Infine un riferimento alla questione principale del nostro tempo. «Voi dimostrate - ha detto il presidente della Cei - che è possibile vivere una vita felice, non perché senza problemi, ma perché con un amore più forte delle avversità. Questo era il sogno di Baden-Powell - un uomo segnato dalla terribile esperienza della guerra - e questo rimane e si conferma il sogno che anche voi, qui a Verona, volete rinnovare», ha detto Zuppi. «Non siete per niente “anime belle”, ma belle e forti anime in un mondo che la trova poco. Non siete ingenui, ma - proprio perché sapete come va il mondo - lo volete cambiare. Non siete diventati cinici osservatori, turisti, ma sempre esploratori. Generate tanta felicità, l’invito conclusivo del porporato.