Il cardinale Pietro Parolin - S.F.
«Andrà tutto bene». Il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin così si è pronunciato in merito al rinnovo dell’Accordo sulle nomine dei vescovi tra Cina e Santa Sede che era entrato in vigore il 22 ottobre del 2018. Il Segretario di Stato rispondendo alle domande riguardanti l’Accordo a margine della cerimonia per il dottorato Honoris causa conferito al Patriarca ecumenico di Costaninopoli Bartolomeo I presso la Pontificia università Antoniaum, ha voluto lasciare un segnale decisamente positivo. Domani, giovedì 22 ottobre, con un comunicato disgiunto ma concordato la Santa Sede e l’Ambascia di Pechino a Roma annunceranno il rinnovo dell’Accordo per le nomine dei vescovi.
Eminenza, l’Accordo tra Cina e Santa Sede verrà quindi prorogato per altri due anni ad experimentum?
Dobbiamo aspettare domani per saperlo, quando scadrà.
Sembra di capire che è cosa fatta…
Sì. Posso anticipare che… andrà tutto bene. Vi lascio un segnale positivo.
Dove si firmerà?
Non c’è firma perché è stato già firmato due anni fa, si prolunga semplicemente per altri due anni ad experimentum.
Quando è stata presa la decisione per il rinnovo?
È stata presa in questi giorni, ci sono stati dei contatti tra le due parti. Certo il Covid ha complicato tutto perché non si è potuto viaggiare, però ci sono contatti continui reciproci.
I contenuti continueranno resteranno segreti?
Sì, ma è un segreto relativo perché molti contenuti già si conoscono, anche voi li conoscete. Da entrambi le parti, finché l’Accordo è ad experimentum, si è deciso di mantenere riservati i contenuti.
Siete soddisfatti dei risultati dell’Accordo in questi ultimi due anni?
Se guardiamo all’Accordo, credo di sì, possiamo ritenerci contenti. Speriamo che possa esserci un funzionamento migliore e continuo dei suoi termini. Ci sono anche tanti altri problemi che l’Accordo non si proponeva di risolvere.
Qual è il suo augurio per la Chiesa in Cina?
L’augurio è che la Chiesa in Cina ritrovi, grazie anche a questo accordo, la sua unità e attraverso questa unità possa diventare uno strumento di evangelizzazione, quindi di annuncio del Vangelo nella società cinese e di sviluppo autentico di tutti i suoi abitanti.
Ad esempio le persecuzioni dei cristiani?
Ma, che persecuzioni…! Bisogna usare le parole correttamente. Ci sono dei regolamenti che vengono imposti e che riguardano tutte le religioni, e certamente riguardano anche la Chiesa cattolica.
L’Accordo anticipa un futuro ristabilimento delle relazioni diplomatiche?
Per il momento non si parla di relazioni diplomatiche, noi siamo concentrati sulla Chiesa. Questo è un altro punto sul quale insistiamo: l’Accordo non riguarda relazioni diplomatiche né ha in previsione lo stabilimento di rapporti diplomatici. L’Accordo riguarda la situazione della Chiesa, un punto specifico che sono le nomine dei vescovi e le difficoltà che ci sono e che noi speriamo con il dialogo di affrontare. L’obiettivo è l’unità della Chiesa, abbiamo avuto risultati principali come il fatto che tutti i vescovi in Cina oggi sono in comunione con il Papa. Non ci sono più vescovi illegittimi, questo mi sembra un passo in avanti notevole. Da qui si tratta di ripartire e poi, passo dopo passo, ritrovare una normalizzazione della Chiesa in Cina.