Oramai ci sono due Leghe. C'è la Lega di Matteo Salvini e del generale Roberto Vannacci. E c'è la Lega di Luca Zaia. Oramai c'è un partito scosso dalle divisioni e c'è un Capitano che alle europee si gioca tutto. Se la carta Vannacci (candidato ovunque) non dovesse funzionare e se Forza Italia dovesse superare la Lega per Salvini sarebbe impossibile restare al timone. 5 settimane per capire. E intanto nelle ultime ore Salvini mette la parola fine all'ipotesi di un terzo mandato per il Doge alla guida della regione Veneto e così lo scontro sale di intensità. Ricostruiamo. Due mesi fa il primo affondo: «Ho un'idea per Zaia. E riguarda l'Europa», disse Salvini a Padova. Tutti lessero quelle otto parole come la pietra tombale sulla battaglia del terzo mandato e, conseguentemente, sul futuro di Zaia governatore. Ora Salvini a Treviso, la città di Zaia, chiude definitivamente la partita. Interna ed esterna alla Lega. È domenica. Raduno degli alpini. Salvini è netto: «Per il Veneto ho già pronti dieci nomi... Uno di questi è di una donna». Non serve andare avanti. Tutto è chiaro. La guerra (finora sotterranea) che scuote il Carroccio diventerà presto una guerra vera. Con la Lega del Nord che punterà apertamente su Zaia. Con il governatore Fedriga che si schiererà con quello del Veneto. E con il ministro dell'Economia Giorgetti (oggi preferisce pensare alle vicende del governo) dirà che la sua Lega non è quella del generale Vannacci.
Sono ore complicate. Ore segnate da telefonate private cariche di tensione. Zaia non parla. Non rilascia interviste. Si chiude la bocca e trattiene l'irritazione. Salvini sa ma non media. Anzi con una nota ufficiale conferma che la strada è tracciata. Che un nuovo mandato per Palazzo Balbi per Luca Zaia non è possibile. Nelle conversazioni più private Salvini prova a spiegare. «Non posso fare battaglie contro i mulini a vento», ripete lasciando intendere che il muro di Giorgia Meloni contro l'ipotesi dei tre mandati è invalicabile. Salvini dice di capire che il vincolo dei due mandati per il Presidente di Regione «è una limitazione alla libertà di scelta dei cittadini». Ripete in più di uno sfogo privato che la Lega è stata l'unica forza in Parlamento a chiederne la modifica. Ma ora bisogna chiudere questa storia. Ora - si legge in una nota della Lega «continueremo a lavorare al massimo per il bene supremo del territorio. Luca Zaia è un patrimonio per i Veneti e per tutti gli italiani: potrà ambire a fare qualunque cosa». Poche righe ma concetti ben definiti: il prossimo governatore non sarà Zaia; lui può ambire a qualunque (altra) cosa; la Lega ha fatto di tutto per il terzo mandato ma non si può combattere all'infinito senza speranze di cambiare una decisione presa.
Zaia non parla. E molti dicono che non parlerà nei prossimi giorni. Ma la rottura è netta. E l'accelerazione di Salvini non fa altro che ingigantire i malesseri. Ci si interroga: che senso ha parlare di candidati a 2 anni dalla fine del mandato? E perchè non condividere con Zaia una strategia? Ora le Lega si interroga. E si interroga il Veneto. Tra le ipotesi per il dopo Zaia si farebbe largo una candidatura al femminile, con i nomi che circolano delle venete Erika Stefani, già ministra per le disabilità e di Elisa De Berti, in consiglio con lo stesso Zaia. Ma la partita vera riguarda il futuro del Carroccio e quel futuro è legato a doppio filo al risultato di Vannacci. Zaia ha già detto che non lo voterà. Fedriga anche. Lo stato maggiore del Carroccio non ha mai nascosto il fastidio. Ma Salvini insiste. E mette tutta la sua posta sul generale. «Vannacci è candidato in tutta Italia: lo possono votare a Bolzano, a Lampedusa, a Roma, Milano, a Napoli, a Torino, a Palermo e son convinto che potrà essere uno dei più votati in tutte le circoscrizioni dalla mia Milano passando per Bari...». Ecco la scommessa finale e tra 5 settimane tutto sarà chiaro. Se con Vannacci la Lega resta avanti a Forza Italia e supera il 10 per cento Salvini sarà ancora segretario. Se no la corsa alla segreteria si aprirà subito. E Luca Zaia spinto dal Nord potrebbe essere il nuovo segretario.