Sono le dieci del mattino e l’asfalto di Milano inizia già a bruciare. Il termometro segna 36 gradi e il picco di calore non è ancora arrivato. Negli uffici, nelle case, i condizionatori funzionano a pieno regime: l’ultimo blackout, a fine giugno, ha paralizzato mezza città. Ma è un’opzione su cui non può contare chi vive per strada. Che boccheggia.
Si cerca fresco, tra gli invisibili, come il caldo a dicembre, e non solo a Milano. L’allarme lanciato dalla Protezione civile e dalle associazioni di volontariato è per 50mila senza tetto in tutta Italia a rischio malori, in queste ore. Sotto la Madonnina la Stazione Centrale è fra i luoghi più gettonati, con le sue arcate e i portici. La benedetta ombra.
Seduto sui gradini che portano ai binari c’è Ivan. Prova a mimetizzarsi tra turisti e viaggiatori, sfoggia un paio di occhiali da sole e l’atteggiamento di chi aspetta un treno. Se non fosse per i vestiti, ridotti a uno straccio, potrebbe anche sperare di ingannare qualcuno. «Sono qui per il caldo. In Centrale riesco almeno a respirare e la notte posso dormire qualche ora, anche se le zanzare mi mangiano vivo». Ha 50 anni e viene da Firenze: «I miei sono morti e i soldi sono finiti. Non saprei dove altro andare».
50.000
I senza tetto sulle strade italiane a rischio malori per il caldo (dati Uecoop)
Un’altra delle oasi nel deserto africano di Milano in questi giorni è il sottopassaggio di viale Lunigiana. Omar ha costruito il su rifugio di cartoni tra due dei pilastri che sorreggono la ferrovia. Viene dal Chad ed è arrivato su un barcone tre anni fa. Il mare, coi suoi incubi, è lontano anni luce. Documenti? «Nessuno». Un altro escluso dal circuito dell’accoglienza a causa delle recenti mosse del governo. È sudatissimo «ma qui sotto si sta un po’ più freschi – assicura –, meglio lo smog del caldo ». Vive e dorme sull’asfalto, a pochi metri dal via vai dei filobus. L’aria è irrespirabile, l’odore al limite della sopportazione e con il calore peggiora. Ha 30 anni ma ne dimostra almeno dieci di più, se non altro per la totale mancanza degli incisivi superiori. «La sera dormo sempre qua, perché è comunque più fresco. E almeno qualcuno viene a darmi una mano».
300
È il numero totale delle persone che vivono in strada nel Comune di Milano
Ad aiutarlo sono i volontari del Progetto Arca, in partenza per la loro ronda settimanale con l’Unità di strada. Obiettivo: aiutare i dimenticati, come sempre. E, ieri sera, consegnare il kit per l’emergenza caldo. Se lo sono inventati quest’anno. È un corrispettivo di quello invernale, che entra in maniera strutturale al fianco delle altre iniziative della Onlus. Gli operatori lo preparano nel magazzino di via Sammartini, un locale concesso da Grandi stazioni da almeno 4 anni proprio vicino alla Centrale. Lì vengono smistati anche i pacchi alimentari, destinati non solo a Milano, ma anche a Roma e Napoli.
Il kit è pieno di oggetti di uso quotidiano, in grado di fare la differenza per chi ha perso tutto ed è costretto ad affrontare questo caldo africano. Il necessario è contenuto in uno zainetto blu: in un astuccio c’è tutto quello che serve per curare l’igiene personale (uno shampoo, un bagnoschiuma, uno spazzolino). E ancora fazzoletti, salviette umidificate, una saponetta e un pettine. Poi c’è l’acqua, ovviamente, qualche succo di frutta e delle barrette energetiche. Un cambio (slip e maglietta) e un antizanzare spray. Tutto viene acquistato dall’associazione grazie alle donazioni oppure donato dal banco alimentare della Lombardia. E quando arriva nelle mani di chi ha bisogno sembra Natale: gli occhi lucidi, il sorriso.
300
I kit anti-caldo preparati da Progetto Arca per Milano, Roma e Napoli
C’è anche chi non dice niente, e semplicemente se ne va. Ma il kit se lo porta via, e questo basta ai volontari. I ragazzi di Progetto Arca escono ogni sera, dal lunedì al giovedì, riuscendo a coprire tutte le zone di Milano. Si parte alle nove con un unità mobile composta da otto persone. «A noi basta fare un pezzetto di strada sotto il sole per arrivare a casa distrutti. La notte tutto il calore dell’asfalto ti arriva su e per chi vive all’aperto è un inferno – spiega Alice Giannitrapani, responsabile del volontariato –. Milano offre molto in termini di assistenza, ma ti lascia anche molto solo perché è una città che in estate si svuota. Organizzando le unità mobili di agosto riusciamo a coprire tutto il periodo».
Già, perché il problema è che la maggior parte delle strutture di accoglienza che offrono posti per l’inverno non sono a disposizione per la stagione estiva. Mentre il bisogno, quello non va in vacanza. Sono circa 500 i volontari che gravitano attorno a Progetto Arca, che alternandosi in sinergia con altre realtà, riescono a raggiungere le circa 300 persone che vivono in strada. «Laddove possibile ci muoviamo con un’auto a sei posti, per permettere uno spostamento rapido. Per le zone a traffico limitato usiamo i carrelli», racconta ancora Alice. Il progetto estate è partito con la distribuzione di 100 kit (lo stesso numero verrà inviato anche a Roma e a Napoli, dove in queste ore si sta vivendo la stessa emergenza), e in attesa di prepararne altri andrà avanti per tutta la stagione distribuendo acqua.
«È un aiuto nell’emergenza, ma è anche l’occasione per andare oltre, cercando di individuare possibili percorsi e selezionare le situazioni che necessitano di una presa in carico sanitaria, psicologica o giuridica – continua Alice –. L’obiettivo è l’inserimento in un circuito che permetta di far evolvere la situazione». Non c’è però solo Milano, l’emergenza caldo per i senza tetto riguarda tutto il territorio nazionale. «L’assedio dell’afa sta creando una situazione ad alto rischio per chi non ha una casa o un rifugio – è l’allarme lanciato dall’Unione europea delle cooperative – dai clochard anziani ai ragazzi sbandati fino ai disoccupati senza aiuti che non hanno le risorse per pagarsi una abitazione o per vivere in ambienti climatizzati».