venerdì 2 febbraio 2024
«Lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni». Lascia anche la presidenza del Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova
Vittorio Sgarbi si difende nel corso di un programma tv

Vittorio Sgarbi si difende nel corso di un programma tv - Ansa

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Vittorio Sgarbi ha annunciato le sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura del governo Meloni. «Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni». Lo ha detto durante l'evento La Ripartenza organizzato da Nicola Porro a Milano. «Mi dimetto e lo faccio per voi», ha detto Sgarbi, spiegando che «l'Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che, avendo accolto due lettere anonime, che ha inviato all'Antitrust il ministro della Cultura, in cui c'era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro. Adesso sono solo Sgarbi, non sono più sottosegretario».

Sgarbi, che non è parlamentare (nel collegio del Senato di Bologna gli venne preferito Pierferdinando Casini) è coinvolto in un'inchiesta su un quadro rubato ed è accusato di svolgere attività non compatibili con l'incarico di governo. L'Antitrust indaga anche su alcune società che farebbero capo al sottosegretario. La legge impone al titolare di cariche di governo di dichiarare se rivesta o meno la qualifica di imprenditore individuale nominando, nel caso, qualcuno che gestisca gli affari per lui.

Sgarbi «si dimette, con effetto immediato», anche dalla presidenza del Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova. «Mi scuso - dichiara Sgarbi - di aver promosso queste attività e di aver favorito contributi e restauri, e rimetto il mio mandato nelle mani del capo di Gabinetto del ministero della Cultura, Francesco Gilioli. Le mie dimissioni sono irrevocabili e annunciano il futuro nell'ombra per la Fondazione Canova, di cui è confermato vice presidente il sindaco di Possagno, Valerio Favero. Addio Canova». Sgarbi ha comunica quindi l'addio alla presidenza del Comitato, «che hanno portato all'elaborazione di mostre e convegni in ogni parte d'Italia e all'estero: Roma, Milano, Napoli, Possagno, Bassano, Treviso, Washington, Chicago, Lucca, e a convegni nei quali è stato valorizzato il patrimonio della Fondazione Museo Gipsoteca di Possagno».

M5s: «Finalmente via dal governo»

«Ce l'abbiamo fatta. Le dimissioni di Sgarbi con effetto immediato fanno tirare un sospiro di sollievo a tutto il Paese. È il risultato concreto di tutti gli sforzi che il Movimento 5 Stelle ha messo in campo in questi mesi rispetto ad una delle questioni morali più eclatanti tra quelle che attanagliano il governo. La nostra tenacia è stata premiata nonostante il tentativo di insabbiare il caso e di metterlo a tacere, ma davanti alla nostra determinazione non è bastato. Evidentemente Giorgia Meloni e il suo governo non potevano reggere alla mozione presentata dal Movimento 5 Stelle e alla pressione mediatica anche internazionale che il suo caso ha suscitato. È un risultato che portiamo a casa in difesa del prestigio delle istituzioni e per l'immagine dell'Italia all'estero». Così gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura alla Camera e al Senato.

La mozione doveva essere discussa il 15 febbraio

La mozione delle opposizioni per chiedere al governo di revocare l'incarico di sottosegretario a Vittorio Sgarbi era slittata di due settimane. L'aula della Camera aveva rinviato la discussione al 15 febbraio. Su richiesta della maggioranza. Esattamente lo stesso giorno in cui l'Antitrust si sarebbe dovuta pronunciare sull'incompatibilità tra le sua attività extra governo e il ruolo che ricopre al Mibact. «Si nascondono per sperare nel pronunciamento dell'Antitrust e sfuggire al giudizio politico», aveva commentato il presidente dei deputati del M5s Francesco Silvestri. A chiedere di spostare l'esame della mozione era stato il capogruppo di Fdi Tommaso Foti durante la Conferenza dei Capigruppo convocata per fare il punto sul calendario dei lavori d'aula. Di fronte alla richiesta della maggioranza, subito contestata dalle opposizioni, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, aveva preso «atto degli orientamenti emersi, come da Regolamento», prevedendo «lo spostamento dell'esame della mozione garantendo una data certa».


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