martedì 10 settembre 2024
Alfredo Palomba insegna lettere. È di origini campane, lavora in Romagna: «Non ci chiedono mai quali siano le competenze psicoattitudinali necessarie». Il suo racconto in un libro
Una lezione in aula

Una lezione in aula - .

COMMENTA E CONDIVIDI

Non c'è per nulla retorica nel racconto della scuola offerto da Alfredo Palomba nel suo libro, in uscita l’11 settembre: “Il cuore dell’uragano. Lettera a un ministro dell’istruzione sulla scuola che meritiamo” (Bompiani, pagine 310, euro 20,00). C’è invece un sano realismo, che è la prima ragione per cui queste pagine si fanno apprezzare. L'autore è un docente di Lettere precario quasi quarantenne. Di origini campane, lavora in Romagna. È uno che ha investito molto nella propria formazione: oltre al titolo di studio richiesto per insegnare (la laurea magistrale), ha conseguito in aggiunta un dottorato di ricerca in Letterature comparate. Eppure lo Stato, che si riempie la bocca della parola “merito”, non sa distinguere: e a lui, come a tanti suoi colleghi più che qualificati (se non addirittura iperqualificati), assunti ogni anno a settembre e licenziati a giugno, ora ha chiesto di acquisire decine di crediti formativi aggiuntivi per poter ambire all'immissione in ruolo.

Naturalmente non è che questi nuovi crediti cambieranno la loro pratica quotidiana. La cosa serve forse alle università chiamate a erogare i corsi, le quali si ritrovano un piccolo “tesoretto” di tasse universitarie aggiuntive (cifre niente affatto modeste, soprattutto per chi non ha ancora raggiunto il sospirato “posto fisso”), ma che si sono trovate a dover attivare in tutta fretta tali percorsi proprio in questi mesi estivi (tra l'altro con grosse difficoltà a reperire professori disponibili). Le giuste e sacrosante rimostranze rispetto a un sistema di reclutamento dei docenti le cui regole cambiano di continuo, così scoraggiando molti giovani dotati dall'intraprendere questa carriera, sono contenute nell'ultima parte del libro di Palomba, nella lettera propriamente detta. Lettera non “al” ministro dell’istruzione, ma a “un” ministro dell’istruzione, giacché Palomba scrive pensando anche ai futuri titolari del dicastero di viale Trastevere, perché le politiche scolastiche dovrebbero avere un respiro di lungo periodo.

Nella prima parte del libro, invece, l'autore racconta la vita scolastica e la sua quotidianità per come l'ha conosciuta e praticata prima da studente e poi, soprattutto, da insegnante, specialmente negli istituti professionali. Forse le scuole più difficili, perché le classi sono spesso formate da molti ragazzi “problematici”. In Italia è diffuso il pregiudizio per cui gli studenti migliori vanno al liceo, i peggiori al professionale. Ed è una distorsione assurda anche questa. Eppure nel racconto di Palomba a essere “problematici” sono soprattutto certi docenti: quello che dovrebbe insegnare matematica ma non conosce neanche i rudimenti della materia, però in compenso sa insultare con frasi razziste uno studente straniero; il collega di sostegno che si vergogna di essere un insegnante di sostegno; la professoressa di francese che anziché insegnare la propria disciplina intrattiene le classi con predicozzi animalisti e vegani.

La politica discute se sia opportuno richiedere una valutazione psicologica per i magistrati. Forse sarebbe più urgente farlo per gli insegnanti: «Si sprecano molte risorse a testare, mediante concorsi-macelleria e commissioni troppo spesso opinabili, la mera nozionistica in possesso dei docenti; non ci si chiede mai, almeno non in via ufficiale, se questi abbiano competenze psicoattitudinali tali da saper gestire un gruppo di persone non necessariamente responsabili.
Eppure, il problema dell’affidabilità emotiva e relazionale di chi varca ogni giorno la soglia delle classi dovremmo cominciare a porcelo, da insegnanti e da cittadini».

Per fortuna, però, ci sono anche docenti dotati di equilibrio e professionalità. Di fronte ai fatti che la colpiscono, una classe «ha bisogno di qualcuno che la guidi nel ragionamento e tenti di mettere ordine nella sua emotività scossa». Spesso ad assumersi questo ruolo è proprio l'insegnante di italiano. Questo è il lavoro di Palomba: una professione che il suo libro racconta con passione e verve narrativa, facendo assaporare dall'interno la vita scolastica con le sue ombre ma anche con le sue luci.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI