La nave Ocean Viking - Ansa
Le prime avvisaglie di una stretta politica si erano avute ieri. Mentre 2 navi umanitarie incrociavano al largo della Libia, con a bordo centinaia di migranti soccorsi in mare, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture leghista Matteo Salvini si era fatto sentire, al termine di un incontro col comandante generale della Guardia costiera Nicola Carlone, assicurando: "Torneremo a far rispettare i confini".
Subito dopo il ministero degli Affari esteri avrebbe inviato due note verbali alle due ambasciate degli Stati di bandiera (Norvegia e Germania), rilevando che le condotte delle due navi Ocean Viking e della Humanity 1, attualmente in navigazione nel Mediterraneo, non sono "in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale". Infine, oggi, il neo-ministro dell'Interno Matteo Piantedosi (prefetto e ministro tecnico, ma in quota leghista, già capo di gabinetto di Salvini, quando questi guidava il Viminale) ha tradotto quell'altolà in una direttiva che, nella sostanza, sembra rispecchiare un analogo atto emanato nel marzo del 2019 proprio dall'allora titolare del Viminale, Salvini appunto. Il quale, intorno alle 16 ha diffuso una nota per complimentarsi con Piantedosi: "Bene l'intervento del ministro dell'Interno a proposito di due ong: come promesso, questo governo intende far rispettare regole e confini".
La direttiva del Viminale
In qualità di autorità nazionale di pubblica sicurezza, il ministro Piantedosi ha emanato una direttiva, inviandola ai vertici delle forze di polizia e delle capitanerie di porto, per chiedere loro - alla luce delle due note degli Esteri - di monitorare la situazione e i movimenti delle due imbarcazioni, le cui condotte (sulla base dell'articolo 19 della Convenzione internazionale delle Nazioni unite sul diritto del mare) saranno valutate ai fini dell'adozione da parte del titolare del Viminale del divieto di ingresso nelle acque territoriali.
Per quale ragione dovrebbe essere disposto tale divieto? Fonti del Viminale argomentano che "le operazioni di soccorso sono state svolte in piena autonomia e in modo sistematico in area Sar" (la zona di mare internazionale in cui si effettuano le ricerche e il soccorso), "senza ricevere indicazioni dalle Autorità statali responsabili di quell'area Sar, ovvero Libia e Malta, che sono state informate solo a operazioni avvenute". Inoltre, secondo il dicastero dell'Interno, anche l'Italia è stata "informata solo a operazioni effettuate".
La Convenzione Onu
Il passaggio delle navi ong nelle acque territoriali italiane potrebbe essere considerato "pregiudizievole per la pace, il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero". Ciò in base all'articolo 19 della Convenzione internazionale delle Nazioni unite sul diritto del mare, citato nella direttiva che prevede la valutazione da parte del Viminale del divieto di ingresso nelle acque territoriali per le navi Ocean Viking e Humanity One. In base alla Convenzione, "le navi di tutti gli Stati, costieri o privi di litorale, godono del diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale". Ed il passaggio è inoffensivo "fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero". Queste ultime condizioni si verificano se la nave in questione è impegnata in alcune attività, tra cui: "il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero".
Le ong: seguiamo la legge del mare
Al momento "non abbiamo ricevuto alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane. Come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà". Lo fa sapere Sos Humanity, la ong tedesca che gestisce la nave Humanity One, al momento in acque ad est di Malta con a bordo 180 persone soccorse. Insieme alla Ocean Viking, è una delle due navi che, secondo la direttiva del ministro dell'Interno starebbero assumendo condotte non "in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale".