Il governo muove altre pedine nella complessa partita per riportare in Italia una trentina di ex terroristi degli anni di piombo, da decenni rifugiati all’estero. Il dossier – rielaborato dalla Polizia di prevenzione, col contributo degli 007 dell’Aise, dopo l’arresto in Bolivia e l’estradizione in Italia di Cesare Battisti – è sul tavolo del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il faldone contiene trenta fascicoli (con nomi e foto, in qualche caso datate) di ex terroristi latitanti: 27 classificati come «di sinistra» e tre «di destra», con ergastolo o pene pesanti da scontare in Italia.
Trattative Roma-Parigi. Il primo Stato per presenze ipotizzate, 14, è la Francia: «Se serve, sono pronto a partire per Parigi per incontrare il presidente Macron – incalza Salvini –, pur di riportare in Italia questi assassini». Al pressing italiano, nei giorni scorsi il ministero di Giustizia francese aveva replicato affermando di non aver ricevuto ancora alcuna lista di ricercati da parte delle autorità italiane. Nelle more delle trattative, tuttavia, non è escluso che alcuni dei ricercati decidano di sparire nuovamente verso altri Paesi dove l’estradizione verso l’Italia risulti più complessa (come avvenne proprio per Battisti, nel 2004 uccel di bosco da Parigi verso il Brasile). Fra i fascicoli, quelli di diversi ex appartenenti alle Brigate rosse, che hanno beneficiato per decenni della cosiddetta «dottrina Mitterrand». Fra loro, due donne, ormai sessantenni: Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, condannate anche per un più recente coinvolgimento nei delitti Massimo D’Antona e Marco Biagi (compiuti nel 1999 e nel 2002 e rivendicati dalle nuove Br). Dal 1982 si troverebbe in terra transalpina anche l’ex Br Enrico Villimburgo (condannato in processi per il caso Moro e per gli omicidi dei giuristi Vittorio Bachelet e Girolamo Minervini e del generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi). Ancora, a Parigi vive il 75enne Giorgio Pietrostefani, ex dirigente di Lotta continua condannato a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Inoltre, fra les italiens d’oltralpe, c’è Sergio Tornaghi, membro della colonna milanese Walter Alasia condannato all’ergastolo per l’omicidio del maresciallo Francesco Di Cataldo.
Svizzera, il caso Lojacono. Nel Paese elvetico risiede il 63enne Alvaro Lojacono, ex membro delle Br già coinvolto nell’omicidio del militante missino Mikis Mantakas nel 1975, in quello del giudice Tartaglione e nella strage di via Fani nel 1978. Lojacono, fuggito prima in Algeria, poi in Brasile e infine in Svizzera, dove ha acquisito la cittadinanza e preso il cognome della madre (Baragiola), ha scontato nelle carceri elvetiche 17 anni di pena. In Italia lo attende l’ergastolo. Ora dichiara: «Non mi nascondo, l’Italia faccia domanda per il cumulo di pena. Salvini? Politicamente allucinante. Paura non me ne fa, non temo possa venire qua». Frasi alle quali il ministro ribatte: «Essere insultati da un assassino è una medaglia».
Casimirri e i sudamericani. Dall’altro capo del mondo si trovano alcuni ricercati in cima alla lista. In Nicaragua c’è l’ex br Alessio Casimirri, ora ristoratore e cittadino nicaraguense, anche lui membro del commando che sequestrò Aldo Moro, condannato a 6 ergastoli. In Perù potrebbe trovarsi un ex militante di Prima Linea, Oscar Tagliaferri. Poi c’è il mistero Franco Coda, latitante fra Brasile, Venezuela e Cuba: «È l’uomo che materialmente uccise 41 anni fa mio marito, l’agente di Polizia Fausto Dionisi – dice la vedova Marella Magi, dell’associazione Memoria –. È stato dichiarato morto nel 2014, ma secondo gli inquirenti potrebbe essere ancora vivo».
Londra, l’ex Nar Spadavecchia. Nel Regno Unito si trova invece Vittorio Spadavecchia, ex terrorista di destra dei Nar ora divenuto manager. Secondo il Times, in questi mesi Londra non avrebbe ricevuto da Roma richieste di estradizione.