Un delitto atroce, che ha trasformato un tranquillo paese della provincia Varesina in una scena da film horror. Giovedì sera a Cocquio Trevisago, nella frazione di Sant’Andrea, una donna di 82 anni, Carla Molinari, è stata uccisa con diversi colpi di coltello che le hanno quasi staccato la testa dal busto. Ma ad aggiungere orrore all’orrore il fatto che l’assassino ha tranciato di netto le mani della vittima e le portate con sé. L’anziana donna viveva sola, in una villetta di via Dante Alighieri: tipografa di professione in gioventù, ormai in pensione, non era sposata e per questo tutti in paese la conoscevano come "la signorina", mamma francese e papà originario del posto. Una vita normale, molto abitudinaria e tranquilla.E proprio questa ordinata metodicità ha permesso la macabra scoperta. Sono stati i vicini di casa, allertati da un’amica della vittima che tentava invano di telefonarle come ogni giorno verso l’ora di cena, a dare per primi l’allarme: contrariamente alle abitudini di Carla Molinari, una delle finestre della casa aveva ancora con le tapparelle alzate, mentre di solito all’imbrunire la signora si chiudeva in casa con porte e finestre ben chiuse, protette da qualche anno anche da inferriate, per paura di subire qualche furto. La vicina di casa ha quindi collegato i due fatti e ha interpellato alcuni parenti della Molinari, che si sono presentati insieme a lei alla villetta. Il cancelletto era aperto e anche la porta di ingresso appariva accostata: è stato il nipote a scorgere il corpo a terra ed ha chiamato i soccorsi, temendo un malore della donna. Poi la scoperta del sangue e della terribile scena del delitto, con la povera vittima sgozzata e gli arti amputati. Intorno disordine, cassetti svuotati, oggetti sul pavimento. In serata restava ancora però da chiarire se fosse stato rubato qualcosa di valore. «So che in casa Carla aveva molti oggetti di valore», ha confermato una vicina, mentre un’altro vicino, Rodolfo Stocco, ha sottolineato che gli aggressori sarebbero potuti entrare mentre la donna portava fuori casa il secchio della spazzatura, «visto che durante il giorno di solito non usciva mai e non apriva a nessuno». «Una signora gentile e riservata, che non aveva nemici», la descrivono altri conoscenti. «Carla – ha aggiunto uno di loro – era una persona tranquilla e mercoledì l’ho vista per l’ultima volt». Una «donna di fede, discreta e che conosceva tante persone» anche per il parroco di Coquio Trevisago, don Erde Simeoni, che si è detto «sconvolto per quanto accaduto» invitando però «la comunità a non lasciarsi travolgere dalla brutalità del gesto omicida che non ha nulla a che vedere con lo stile di vita di questa signora».Le indagini della Squadra Mobile di Varese sono partite immediatamente e, con l’aiuto degli uomini dello Sco, il servizio centrale operativo di Roma, sono andate avanti per tutta la giornata. Primo obiettivo individuare l’arma con cui Carla Molinari è stata uccisa e che ieri sera non era stata ancora individuata. Sono state compiute anche indagini per ricostruire l’effettiva consistenza del suo patrimonio che potrebbe essere ingente. «È presto per formulare ipotesi - ha detto il procuratore di Varese Maurizio Grigo - ma circostanze specifiche ci potrebbero indirizzare verso settori particolari». Nel tardo pomeriggio gli agenti della Scientifica, coordinati dal magistrato incaricato delle indagini, Luca Petrucci, stavano ancora ultimando gli accertamenti, mentre altre indicazioni su come la donna sia stata uccisa potranno venire dall’autopsia. Le ipotesi avanzate sono coperte dal riserbo più assoluto: nessun segno di scasso fa pensare che sia stata la vittima stessa ad aprire la porta mentre l’amputazione degli arti superiori fa pensare a criminali senza scrupoli, vogliosi forse di impossessarsi con più facilità dei gioielli indossati dalla signora. Ma su nessuna di queste supposizioni si sbilanciano le autorità che stanno cercando di individuare una posta precisa per risalire all’autore di un delitto così efferato.