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Devastato l’impianto sportivo Don Pino Puglisi nella borgata romana di Montespaccato, confiscato nel 2018 al clan mafioso dei Gambacurta, legato alla ‘ndrangheta. Ribattezzato col nome del parroco di Brancaccio ucciso da “cosa nostra”, è diventato simbolo concreto di riscatto di un territorio. Così la società sportiva collabora con il Municipio, la parrocchia e il gruppo scout, e ha lanciato un percorso di azionariato popolare che ha raccolto oltre 1.500 soci, tra cui il Comune e alcuni enti no profit. Una realtà che evidentemente disturba. Nella notte tra il 20 e il 21 agosto ignoti hanno completamente devastato la sala polifunzionale dell’impianto, utilizzata per le attività di studio, laboratori e corsi. Fortemente danneggiati anche il campo di calcetto e gli spogliatoi. Un danno di almeno 20mila euro. Tutto ciò proprio a ridosso della riapertura della stagione sportiva, a settembre, con l’evidente volontà di arrecare importanti danni economici, allontanando così dal centro sportivo bambini e famiglie, che in misura sempre crescente frequentano il “Don Pino Puglisi”, come dimostrano i più di 500 iscritti alla scuola calcio e le dieci squadre iscritte a vari campionati.
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«Non è di certo la prima volta che subiamo atti di vandalismo – ha commentato l’amministratore del Gruppo sportivo Montespaccato Antonello Tanteri – sempre prontamente denunciati alle autorità, ma in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di ben diverso, un’affermazione di forza volta a dimostrare all’intero quartiere che tutto quello che stiamo facendo può essere fermato e distrutto con facilità».
Nello scorso luglio una discutibile sentenza ha parzialmente revocato la confisca. Sentenza poi sospesa su richiesta della Procura generale della Corte di Appello, anche a seguito della mobilitazione innescata dall’Asilo Savoia, l’azienda pubblica che ne gestisce temporaneamente le attività sportive a valenza sociale con il programma “Talento & Tenacia - crescere nella legalità”, che fa leva sullo sport come strumento di inclusione sociale e costruzione di percorsi di cittadinanza attiva, rivolti a bambini e giovani, attraverso il riutilizzo a fini sociali dei beni sequestrati.
Ora, e non sembra una coincidenza, la gravissima devastazione, non un semplice atto teppistico. Un’azione che preoccupa, anche perché alcuni esponenti del clan sono tornati in circolazione. Ma l’intimidazione è respinta al mittente dal Presidente di Asilo Savoia, Massimiliano Monnanni. «Se qualcuno pensa di intimidirci e costringerci ad andare via si sbaglia di grosso. Lo abbiamo già detto anche se rimanessimo soli e senza alcun aiuto noi non abbandoniamo Montespaccato». Ma ricorda l’invito alle Istituzioni «di passare dalle parole ai fatti, sottoscrivendo un patto di comunità per Montespaccato» con «precisi impegni e concreti sostegni. È una richiesta che rinnoviamo e che confidiamo si trasformi in atto concreto da parte di Regione e Comune il prima possibile, perché, come dimostra quanto accaduto, il tempo è ormai ampiamente scaduto». Anche perché si vuole rispettare l’impegno con le famiglie e riprendere come previsto le attività.
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Molti gli interventi di solidarietà, a partire dai ministri Roccella e Valditara. Il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, che già a luglio era intervenuto dopo la sentenza invitando a «far sì che la legalità sconfigga l’opacità e l’illegalità», ha scritto un messaggio a Monanni per esprimere «vicinanza e pieno sostegno alla vostra importante attività». Il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, parla di «un vile attacco a tutto il quartiere e a chi, con impegno e dedizione, lavora ogni giorno per costruire un futuro migliore, lontano dalle ombre della criminalità. Non permetteremo che la violenza e l’arroganza prevalgano su chi lavora per il bene della nostra città». Analoga condanna da parte del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. «La Regione non lascerà sola una realtà così preziosa per una delle zone più sfidanti della Capitale: saremo al loro fianco per la tutela della legalità». Mentre Gianpiero Ciofferdi, referente di Libera per il Lazio denuncia «l’intollerabile manifestazione di prepotenza mafiosa che tende a fiaccare e indebolire una straordinaria esperienza che ha saputo coniugare legalità e responsabilità, partecipazione e socialità, sport e cittadinanza attiva».