venerdì 10 gennaio 2020
Gianmario Verona fa il punto sulla metropoli che cresce. Dalla moda alla tecnologia e alla finanza, fino alle multinazionali. Le Olimpiadi invernali, un'altra grande occasione dopo Expo
Un'immagine dell'Università Bocconi a Milano

Un'immagine dell'Università Bocconi a Milano - Fotogramma

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«La vera svolta sarebbe riuscire a portare a Milano gli headquarter delle multinazionali estere. In questo modo i ragazzi che studiano nel capoluogo, possono avviare le proprie carriere qui, possono pensare a Milano come a una città in cui fermarsi a lavorare, non solo di transito per formarsi».

Il rettore della Bocconi, Gianmario Verona, ha il polso della situazione su quello che accade in città, il suo è un osservatorio privilegiato per monitorare i trend universitari: «Il mio giudizio è assolutamente positivo su come stiano andando le cose a Milano, e più in generale in Lombardia, negli ultimi anni. La crescita è stata straordinaria, ora possiamo affermare di avere delle vere eccellenze universitarie, di essere attrattivi per gli studenti stranieri, di possedere un’offerta di prim’ordine», prosegue Verona.

Merito di Expo, ma non solo: «Expo è arrivato a Milano non a caso. Ma abbiamo ancora margini di miglioramento. In primis cercando di fare in modo che i giovani scelgano di rimanere a Milano terminati gli studi, che la vivano come un obiettivo, non come un luogo di passaggio per poi scegliere un primo impiego in Europa, o nel mondo. E se si vogliono trattenere i talenti, è necessario che sul territorio ci siano hub interessanti».

Bene il lusso, bene la moda e il design, ma «nel futuro c’è anche il digitale, il mondo della finanza rimane centrale. Dobbiamo giocarcela ancora meglio da questi punti di vista – spiega il rettore – si tratta di un tema anche politico, di incentivi fiscali. Ma lo stimolo è quello di essere persuasivi, così da portare le multinazionali ad aprire una sede qui».

Quella che tratteggia Verona è una metropoli ambiziosa e sicura, un polo finalmente di richiamo, che punta a fare sempre meglio. «Ha la fortuna di aggregare atenei che hanno competenze alte e discipline complementari, che credono nella ricerca, indispensabile per creare conoscenze».

L’analogia che propone è quella con Boston, capitale culturale statunitense e sede della Harvard university e del Mit, città dove il rapporto studenti-abitanti è alto, come a Milano. «Faccio questo parallelismo per rimarcare l’importanza di una buona base accademica come leva per una forza lavoro preparata». Milano a differenza di Boston ha il vantaggio di essere situata in un territorio dalle forti radici industriali, e questo è ancora più qualificante.

Il booster per crescere, si sa, sono anche gli investimenti, sia lato universitario, sia in città. E non mancano, nemmeno in futuro. Verona cita come esempio le olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026, con le palazzine olimpiche che sorgeranno nello Scalo Romana e che a giochi ultimati verranno riconvertite in residenze universitarie a prezzi competitivi.

«Le università sono importanti per Milano, ma anche Milano sta facendo molto per le università». A riprova, il numero degli studenti stranieri è in aumento, anche grazie ai corsi in inglese, indispensabili per catalizzare l’attenzione di chi vive all’estero: «devono capire che scegliendo Milano, scelgono una città con una forte value proposition, che ha tutto quello che compete l’italianità ed è dinamica e innovativa».

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