La retorica del contagio “d’importazione” – che prende di mira i migranti dimenticando la leggerezza dei nostri ragazzi al rientro dalle vacanze – è solo la manifestazione più superficiale della xenofobia nel nostro Paese. Perché l’Italia che odia, specie in questa estate post lockdown, è capace di prendere forme molto più concrete e pericolose. Lo dimostrano i 159 episodi di razzismo registrati dall’associazione Lunaria dall’inizio del 2020, tra violenze verbali, fisiche, danni contro le proprietà e discriminazioni di vario genere. Ma i dati si fermano al 31 marzo scorso e all’appello mancano molti altri casi.
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L’ultimo caso è avvenuto ieri a Grosseto, sul litorale della Giannella. Un ragazzo di colore di 18 anni è stato aggredito fisicamente e verbalmente da un turista romano di 40 anni. «Sei negro, te ne devi andare», gli ha urlato in faccia l’uomo. Visibilmente ubriaco, si è avvicinato al ragazzo e lo ha preso per il collo strattonandolo e urlandogli che non doveva esserci lì, poi è scappato. I militari quando lo hanno rintracciato hanno scoperto che il quarantenne aveva il corpo con tatuaggi inneggianti al Ventennio fascista. Il 40enne avrebbe anche precedenti per rissa e resistenza a pubblico ufficiale. L’uomo è stato denunciato direttamente dai carabinieri per lesioni personali con l’aggravante dell’odio e della discriminazione razziale.
Nella città toscana non è il primo caso. Nei giorni scorsi un episodio analogo era toccato a Mamady Dabakh Mankara, senegalese di 25 anni regolarmente residente a Grosseto e assunto in una cooperativa impegnata con ragazzi disabili. Il 3 agosto scorso, sulla spiaggia libera di Castiglione della Pescaia, è stato preso a pugni per il solo fatto essersi sdraiato all’ombra di un gazebo, evidentemente troppo vicino al padre di famiglia sistemato lì accanto. Che per questo ha deciso di aggredirlo, dopo averlo insultato e avergli intimato di allontanarsi. A cercare di trattenere l’uomo dalla rabbia, oltre ad alcuni bagnanti di passaggio, anche il figlio, che ha inutilmente tentato di spiegare al papà che lì c’era posto per tutti.
E ancora. Per le vie della movida di Marsala, un gruppo di ragazzi ha pensato bene di circondare un giovane di colore, impedendo ai passanti di intervenire mentre un bullo lo pestava a sangue.
Ci sono poi le numerose aggressioni documentate dai reportage di Avvenire ai danni dei braccianti agricoli del Foggiano. Il 4 agosto, Victor, un ragazzo nigeriano di 22 anni, stava andando al lavoro in bicicletta. A un tratto è stato affiancato da due persone a bordo di uno scooter che, senza dire una parola, gli hanno sparato con una pistola a pallini. Tre colpi lo hanno raggiunto a un braccio e alle gambe. Qualche giorno prima, il 30 luglio, è stato aggredito anche Luis, nigeriano come Victor. Stava andando a prendere l’autobus per l’area industriale, dove lavora per la Princes, la grande multinazionale conserviera di zona. Mentre camminava ha visto arrivare il solito motorino. Una delle due persone a bordo gli ha lanciato contro il treppiede di un ventilatore, colpendolo a un piede. Poi gli insulti, «Bastardo!» e infine la fuga.
Ma l’intolleranza non è appannaggio esclusivo del Mezzogiorno e l’odio non risparmia gli immigrati neanche al Nord. Lo dimostra il caso di Ivrea, dove neanche una settimana fa, sul muro di una palazzina di via Olivetti, è comparsa una scritta che invitava «i negri» a lasciare la città. Mentre a una 40enne di colore, ma nata in Italia, è stato recapitato un pacco contenente un grosso ratto morto.
Ma non basta, perché ciclicamente anche la comunità cinese torna ad essere oggetto di aggressioni razziste. Era successo l’estate scorsa ed è accaduto di nuovo, a Livorno. Pochi giorni fa, in pieno giorno, uno sconosciuto ha gettato una scatola in un negozio gestito da cinesi. Era un piccolo ordigno rudimentale, che esplodendo ha causato un incendio. La titolare e un dipendente sono rimasti feriti e lievemente intossicati dal fumo della combustione. Nella stessa città, il giorno prima degli avvenimenti, un uomo di 65 anni era stato arrestato dopo aver confessato di essere l’autore, nel corso dei mesi precedenti, degli spari contro un palazzo occupato abusivamente, un kebab, un minimarket gestito da immigrati provenienti dal Bangladesh e un circolo Arci.