L'ospedale di Sesto San Giovanni dove è stata abbandonata Amelia - Fotogramma
Aveva solo poche ore di vita quando è stata trovata in una scatola di cartone, avvolta in alcune coperte, a pochi passi dal pronto soccorso dell’ospedale di Sesto San Giovanni nell’hinterland di Milano. La neonata è stata abbandonata lo scorso 24 maggio fuori dal nosocomio milanese ed è stata presa in carico dai medici e dagli infermieri di turno, che le hanno prestato le prime cure necessarie dopo le ore trascorse fuori dalla struttura in stato di abbandono. Infatti, all’inizio, nessuno aveva notato il fagottino dentro alla scatola e quindi non appena è stata scoperta è stata sottoposta a tutti gli esami che, per fortuna, hanno dato esito positivo. Ed è proprio in ospedale e su richiesta del personale sanitario, che è avvenuta la scelta del nome della piccola. Amelia. Il nominativo è stato trascritto nei registri del Comune, facendola diventare così una cittadina sestese con l’ufficio anagrafe che ha aggiunto il cognome: Stella.
Ora la Amelia si trova all’ospedale Niguarda di Milano e risulta in condizioni di salute stabili. «Le avevano tagliato il cordone ombelicale in maniera ‘casereccia’, ma ora sta bene», ha detto il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano. Il primo cittadino ha anche spiegato di aver visionato le immagini registrate dalle telecamere dell’ospedale, ma «non si riesce a identificare la donna che l’ha lasciata, che è arrivata a piedi. Secondo gli esami, il parto era avvenuto in casa lo stesso giorno». Quello che è sicuro è che i genitori biologici hanno 10 giorni - dal 24 maggio - per riconoscere la bimba. Con lo scattare dell’undicesimo giorno il tribunale dei minori procederà immediatamente con l’individuazione di una famiglia per l’adozione di Amelia.
Il sindaco sestese ha rivolto un appello ai genitori della piccola invitandoli a contattarlo, assicurando che, «qualora il motivo dell’abbandono sia dovuto a indigenza e motivi economici, il Comune provvederebbe a dare sostegno. Faremo il possibile per assicurare che la bambina possa tornare a casa. Il nostro Comune ha predisposto una serie di progetti e misure di sostegno per dare supporto alle famiglie in difficoltà». Oltre all’amministrazione, anche le parrocchie della zona sono pronte per aiutare la famiglia se ne facesse richiesta. « A Sesto – spiega il prevosto della chiesa di Santo Stefano don Giuseppe Davanzo – da una decina d’anni è attivo il “progetto neonato”. Ovvero l’aiuto alla mamma incinta dai tre mesi in poi fino alla nascita e oltre del bambino». Insomma, tutte le parrocchie sono pronte ad entrare in azione per iutare le mamme. E anche adesso per Amelia, le comunità sestesi sono pronte ad aiutare.
«Questi episodi sono riconducibili a un assottigliamento delle reti relazionali – riflette Giuseppe Del Giudice, presidente del Cav ambrosiano, che considera questa una delle molte fragilità attuali della metropoli . Oggi supportiamo circa 300 madri e i casi che noi seguiamo sono perlopiù legati a donne che rimangono da sole. C’è una grande percentuale di madri che avevano ipotizzato una genitorialità condivisa e che invece si trova di fronte a uomini che si tirano indietro di fronte alle responsabilità. In questo caso emergono le paure, perché è chiaro che affrontare una genitorialità condivisa e un progetto di famiglia è diverso rispetto a quando si è soli».