lunedì 15 gennaio 2024
La tragica fine di Giovanna Pedretti, che aveva censurato sui social il comportamento di un cliente nel suo ristorante di Sant'Angelo Lodigiano ed era finita sotto accusa. Perché infuria la polemica
Giovanna Pedretti durante l'intervista del Tg3 in cui le veniva chiesto conto della veridicità del suo post su Facebook

Giovanna Pedretti durante l'intervista del Tg3 in cui le veniva chiesto conto della veridicità del suo post su Facebook - Fotogramma

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«Siamo assediati dai giornalisti. Andate via. Qualcuno li mandi via»: l'ultimo appello, finito anche questo sui social, è arrivato da Florina D'Avino, la figlia di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta nelle acque del fiume Lambro. Sono stati gli amici a condividerlo, per chiedere a tutti quelli che conoscono la famiglia di andare nella zona della pizzeria «a dar man forte». Proteggerli dall'attenzione morbosa che su questa brutta storia s'è scatenata tre volte: prima quando la donna è diventata famosa per la sua recensione coraggiosa contro un cliente omofobo, poi quando è stata accusata di aver falsificato il post su Internet per trasformarsi in un'eroina, infine quando s'è diffusa la notizia della sua morte, quasi certamente avvenuta per suicidio.

Bisogna riavvolgere il nastro per capire cosa può essere successo a Lodi. Tutto inizia l'11 gennaio, quando Giovanna Pedretti decide di rendere pubblico sulla pagina Facebook della sua pizzeria di Sant'Angelo Lodigiano (che si chiama "Le vignole") la risposta data a un cliente che in una recensione online si era lamentato dei vicini «gay» e di un «ragazzo in carrozzina»: «Ci tenevo a farle presente che il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono l'educazione e il rispetto verso ognuno - le parole della ristoratrice, che per i ragazzi disabili e le loro famiglie da anni organizza una iniziativa di pizza sospesa -. Le sue parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato mi sembrano una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole».

Una presa di posizione netta, ripresa subito sulle pagine delle principali testate online e che ha fatto il giro della rete. Fino ad incassare anche l'apprezzamento della ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli: «Grazie di cuore - il post sempre su Facebook, rivolto anche all'altro titolare del locale, il marito di Giovanna, Nello - perché non siete rimasti in silenzio davanti ad un atteggiamento spregevole e vile. Grazie perché siete due persone serie e attente al prossimo». Di qui la notorietà istantanea, quella che sempre più spesso investe personaggi anche sconosciuti diventati “virali” grazie al tam tam dei social: oltre duecento i commenti sotto il post, tutti di plauso, centinaia e centinaia i like. «No in pizzeria non sono arrivati più clienti, ma non è questo che mi interessa - la spiegazione Giovanna -. Mi hanno fatto piacere telefonate, anche da lontano, ad esempio la famiglia di un ragazzo disabile dalla Sicilia. Ripeto, di solito non rispondo alle recensioni, ma davanti a queste parole la mia coscienza ha detto no. Io non ho familiari disabili ma perché una cosa non ci tocca da vicino dobbiamo girarci dall'altra parte?».

Il cartello appeso alla saracinesca del locale chiuso

Il cartello appeso alla saracinesca del locale chiuso - Fotogramma

Le accuse di falso e il servizio del Tg3

Le cose cambiano il giorno dopo, quando a intervenire nella vicenda è lo chef Lorenzi Biagiarelli, volto noto della trasmissione È sempre mezzogiorno di Antonella Clerici su Rai1 e fidanzato della giornalista Selvaggia Lucarelli. Che su Instagram annota le sue perplessità: «Sembra falso - scrive - il font della recensione, come quello della risposta, è diverso da quello usato da Google». E ancora: «Guardate la forma della “a” di proprietario e quella di “apprezziamo”. Sono diversi pure l'interlinea e la spaziatura, le scritte di Google sono sgranati mentre il corpo del testo è perfettamente a fuoco». Infine, lo chef nota anche alcune parole che «straripano» rispetto alla «linea immaginaria tracciata dai tre puntini in alto». Insomma, il messaggio è chiaro: la notizia del giorno non sarebbe una notizia. Sottinteso: la ristoratrice di Lodi avrebbe falsificato il post e la sua reazione, forse per ottenere visibilità, forse per richiamare clienti nel suo locale. La stessa Lucarelli, molto seguita sui social, lancia l'ipotesi di «un grossolano fotomontaggio» e di «un'operazione di marketing spacciata per eroica difesa di gay e disabili». Sono le questioni che vengono poste alla signora Giovanna anche dal Tg3, che decide di “inseguire” le novità sul caso e andare davanti al locale per intervistare la titolare. Che si difende, incalzata dalle domande che con evidenza la imbarazzano, e appare in difficoltà.

Domenica 14 gennaio l'epilogo tragico e inaspettato della vicenda: Giovanna Pedretti viene trovata morta sulle rive del Lambro, dove si è recata sola a bordo della sua Fiat Panda. La notizia innesca una polemica destinata a esplodere nello spazio di poche ore e a travolgere anche il mondo della politica, con la Lega e Fratelli d'Italia schierati contro il Tg3 e migliaia di internauti all'attacco della Lucarelli e di Biagiarelli sui social network: «Colpa vostra se è morta» tuonano le critiche. «Cerchi pure la sua prossima vittima» l'attacco durissimo della stessa figlia di Giovanna Pedretti alla giornalista: «L'accanirsi è pericoloso. Grazie cara “signora” per aver massacrato per via mediatica la mia mamma». La testata, la giornalista e lo chef naturalmente si difendono. La Procura di Lodi intanto dispone l’autopsia per chiarire la dinamica della morte: la donna era stata sentita dai carabinieri come persona informata sui fatti in merito alla vicenda sulla recensione omofoba proprio sabato pomeriggio. E tredici anni fa, proprio in questi giorni, Giovanna Pedretti aveva perso un fratello in circostanze tragiche.

Il post dello chef Lorenzo Biagiarelli

Il post dello chef Lorenzo Biagiarelli - Instagram

Il paese sotto choc: «Una bravissima persona»

Una signora «sorridente, senza problemi», una «bravissima persona, sempre disponibile»: gli abitanti di Sant'Angelo Lodigiano intanto non riescono a capacitarsi della morte di Giovanna. Tutti hanno rispettato la richiesta della famiglia di non lasciare fiori o oggetti davanti alle saracinesche abbassate del locale. Qualcuno ha invece legato una rosa bianca alla cancellata del parchetto di fronte. Un settantenne che frequentava già il suo locale quando lei, con il marito, aveva una tabaccheria, spiega che la donna non aveva nessuna difficoltà nel lavoro e che anzi lavorava molto bene. Dice anche che non era affatto apparsa triste nell'ultimo periodo. E che potrebbe essere stata secondo lui proprio quella recensione diventata famosa a averla scossa: «Incredibile» commenta.

Una vicina di casa che abitava nel suo stesso cortile parla di «gogna mediatica». E anche lei conferma che il lavoro andava molto bene e che quindi non avrebbe avuto assolutamente bisogno di recensioni sensazionalistiche per sbarcare il lunario. Per il resto, chiunque passi oggi da via XX settembre, dove è situato il ristorante, dice che la donna era conosciuta perché molto socievole, buona e perbene. Era «senza problemi, sorridente. Ma d'altronde - dice una vicina - le cose cambiano». «Io sono distrutta. Era una persona disponibile» c'è chi le fa eco.

«Oggi pomeriggio (lunedì, ndr) alle 17 nella chiesa parrocchiale di san Rocco sarà recitato il santo Rosario per la signora Giovanna Pedretti. Originaria del nostro quartiere e molto conosciuta in città. Pregheremo per la sua anima e per i cari famigliari» l'invito pubblicato sulla pagina Facebook delle comunità parrocchiali di Maria Madre della Chiesa e Maiano. Un momento di preghiera sarà ripetuto martedì alla stessa ora nella cripta della basilica: «Quanto accaduto - ha scritto don Enzo - ci da solo tanto dolore e ci sollecita a fare l'unica cosa possibile e necessaria: elevare al Signore la nostra filiale preghiera».

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