sabato 15 giugno 2024
Dal 3-7 luglio nel capoluogo del Friuli-Venezia-Giulia sono attesi mille delegati. Apre il capo dello Stato Sergio Mattarella, chiude papa Francesco
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Apre Sergio Mattarella. Chiude papa Francesco. Già questo basterebbe a dire quale investimento sia, in termini di speranza per il futuro del Paese, la 50esima Settimana sociale dei cattolici in Italia. L’appuntamento è ormai alle porte: dal 3 al 7 luglio a Trieste, in terra di confine, in un tempo che è a tutti gli effetti di confine. Certo il capo dello Stato e il Santo Padre potranno dare un impulso e una sintesi fondamentale per i lavori, ma il canovaccio è in mano ai mille delegati che arriveranno da ogni angolo dell’Italia, in un’edizione che si aprirà più del solito a una partecipazione libera e popolare.

I punti forti saranno i “laboratori della partecipazione”, i “villaggi delle buone pratiche” e le “piazze della democrazia”. L’obiettivo è andare “Al cuore della democrazia”, secondo l’ambizioso titolo della 50esima edizione della Settimana. Il presidente della Repubblica, come detto, aprirà i lavori nel pomeriggio del 3 luglio, mentre papa Bergoglio li concluderà con la celebrazione eucaristica e la recita dell’Angelus, il mattino di domenica 7 luglio.

A Trieste, secondo le intenzioni del Comitato promotore presieduto da mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, e coordinato da Sebastiano Nerozzi, ordinario di Storia del pensiero economico alla Cattolica, confluiranno non solo i 1000 delegati indicati dalle diocesi italiane e da tante associazioni e movimenti nazionali, ma un pubblico “libero” che potrà partecipare agli eventi attraverso un’app.

Ultimo lembo ad entrare nel territorio italiano, Trieste, città di confine, multiforme e dalle molte comunità religiose e linguistiche, naturalmente aperta a Oriente, si candida a diventare non solo la città che accoglie, ma anche una sorta di simbolo più ampio per riarticolare il pensiero dei credenti sulle grandi sfide nazionali, europee e internazionali. Qui dittature di opposte ideologie totalitarie hanno lasciato segni indelebili, dalla risiera di San Sabba alla foiba di Basovizza. Città davvero di frontiera, dove molti migranti giungono a piedi da Paesi martoriati dalla povertà, dalla guerra e dalle persecuzioni. Il presente e il futuro della democrazia vive qui un test quotidiano.

Molto dipenderà da quanto i delegati vorranno entrare dentro le questioni. Lo spazio c’è. Nelle «piazze della democrazia», che si terranno al pomeriggio nelle più belle piazze del centro storico di Trieste, si alterneranno circa 50 relatori e testimoni confrontandosi su un ampio ventaglio di temi: dalla cittadinanza attiva all’inclusione nello sport, dal carcere alla democrazia digitale, dal futuro dell’Europa alle comunità energetiche rinnovabili. Nei “villaggi delle buone pratiche» saranno aperti oltre 100 stand di imprese, cooperative sociali ed enti di terzo settore, università, comunità energetiche rinnovabili, associazioni culturali e di promozione sociale. A queste si aggiungono le tavole rotonde tematiche, organizzate da associazioni ecclesiali, sindacati, reti. Tra queste Ucid, Ucsi, Slow Food, Confartigianato, Unione giuristi cattolici, Forum delle associazioni familiari, Cisl, Focsi, Asvis, Meic, Argomenti 2000, Giuristi cattolici, Anche Avvenire sarà presente con due tavole rotonde organizzate insieme a Federcasse-Credito Cooperativo.

Nei “laboratori della partecipazione” saranno invece i delegati di diocesi, associazioni e pubbliche amministrazioni a confrontarsi su come riattivare e rendere viva la partecipazione nei loro territori. Inviti specifici sono stati rivolti ad amministratori locali provenienti dai tessuti associativi.

Ampia anche l’offerta culturale. Le sere triestine saranno animate dai concerti dell’Orchestra dei giovani europei, composta da giovani musicisti di tutti i Paesi dell’Unione, e dagli studenti del Conservatorio di Trieste con Zoè. Tra gli artisti presenti Roberto Vecchioni, Riccardo Cocciante, Tiromancino, Simone Cristicchi, Amara, l’orchestra del Friuli Venezia Giulia, con la direzione del maestro Leonardo De Amicis e la conduzione di Lorena Bianchetti. Spazio anche al teatro con la pièce di Paolo Logli su Raoul Follereau e quella di Giovanni Scifoni su San Francesco. Tra i testimoni della 50esima edizione anche Paul Batthi, fratello di Shahbaz Bhatti, politico cristiano e ministro per le Minoranze del Pakistan che venne assassinato il 2 marzo 2011 a Islamabad.

Lo sforzo è non farlo essere “solo” un convegno. Da Mattarella e papa Francesco sono attese indicazioni forti sull’impegno pubblico. Ma a determinare l’uscita da una modalità solo “teorica” saranno soprattutto i delegati: starà a loro, in modo particolare, attivare processi di bene comune.

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