mercoledì 17 febbraio 2021
L’originaria direttrice dalle industrie settentrionali al Sud si "è progressivamente invertita" per la "più radicata presenza al Nord della criminalità organizzata", 'ndrangheta per prima
Rogo in un capannone pieno di rifiuti tessili

Rogo in un capannone pieno di rifiuti tessili - Archivio Ansa

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Attenzione, adesso tocca al Nord. Non che Centro e Sud ne siano fuori (tutt’altro), ma le rotte del traffico illecito di rifiuti sono decisamente cambiate e lo certifica (più nettamente delle precedenti) l’ultima 'Relazione annuale 2020' al Parlamento della Direzione nazionale antimafia (Dna), nel capitolo dedicato alla “Criminalità ambientale”: "L’originaria direttrice Nord-Sud - si legge -, che aveva caratterizzato per anni lo spostamento dei rifiuti dalle industrie di produzione del Nord ai siti abusivi nelle Regioni del Sud, in primis la Campania", è stata "progressivamente invertita, sia in ragione della sempre più radicata presenza al Nord della criminalità organizzata, sia a seguito della realizzazione in quei territori di un numero cospicuo di termovalorizzatori".

Esempio. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, lo smaltimento illecito dei rifiuti provenienti dalla industrie del Nord veniva realizzato "soprattutto nei terreni di Napoli e Caserta messi a disposizione della camorra o nelle discariche gestite sempre dai camorristi". Con gli anni, meglio i decenni, si sono aggiunte carte in tavola: "La successiva affermazione della ‘ndrangheta nelle Regioni settentrionali e la sua conseguente infiltrazione nelle aziende del settore edilizio e della gestione di movimento terra e scavo, determinò l’utilizzo di cantieri edili per il tombamento dei rifiuti". Morale? "Grossi flussi di rifiuti prodotti nelle Regioni del Sud vengono ormai trasferiti presso gli impianti di trattamento e raccolta del Nord, raggiungendo proporzioni tali da impedire il totale smaltimento" e "determinando molto spesso il ricorso a pratiche incendiarie".

Altro esempio. Si registra "il considerevole aumento" delle iscrizioni per il reato di 'traffico di rifiuti' nelle Procure di Milano e, meno, Torino. A proposito, anche negli uffici giudiziari capitolini le iscrizioni per quel reato restano parecchi, 47 (quarto posto, dopo le 90 di Milano, le 55 di Firenze e le 49 di Palermo). Bisogna sottolineare, ancora, la situazione poco allegra a Venezia, dalle cui parti, tanto per conferma dell’andazzo nazionale, sono stati scoperti traffici di rifiuti messi in piedi "da imprese che non appaiono collegate a organizzazioni criminose".

Così insomma è ufficiale, siamo alle 'Terre dei fuochi', plurale. Non a caso quel capitolo della “Relazione 2020” s’apre chiaro e tondo: "Il traffico illecito di rifiuti continua a rappresentare una grande emergenza" - spiega la Dna già alla seconda riga - che "impone di affinare sempre più efficaci strategie di contrasto". Non sono cambiati invece gli attori, autori dello scempio: "Provenienti sia da contesti di criminalità organizzata, che dal mondo imprenditoriale in senso stretto". Del resto fanno troppa gola "gli straordinari profitti che la gestione di questo settore consente di realizzare", molto spesso favoriti dai "rapporti corruttivi con soggetti che rivestono ruoli di rilievo nella pubblica amministrazione". Col risultato della "compromissione di ambiente e salute pubblica".

Nel giochetto non manca nessuno: "Il traffico illecito di rifiuti - ribadisce la Dna - continua a essere appannaggio di un sistema criminale imperniato intorno a tutti i soggetti che ne gestiscono il ciclo, dalla produzione e raccolta, al trattamento e smaltimento finale", con l’apporto "fondamentale" degli "intermediari", quelli che "dispongono recupero e smaltimento dei rifiuti per conto terzi" e ai quali si rivolgono "i produttori dei rifiuti per trovare soluzioni che abbattano i costi dello smaltimento" stesso. Va da sé, senza farla lunga, che "la fase finale dell’illecito smaltimento concretizza la maggiore aggressione alle matrici ambientali e alla salute pubblica". Aggressione troppo spesso "connessa agli allarmanti fenomeni dei roghi e al sotterramento degli stessi rifiuti". Appunto.

Non bastassero i danni, poi c’è anche la beffa. Cioè "l’ulteriore interesse dei sodalizi criminali verso l’aggiudicazione di appalti pubblici inerenti alle attività di bonifica dei luoghi danneggiati dai reati ambientali". Insomma, quegli stessi che guadagnano distruggendo, poi guadagnano una seconda volta rimettendo a posto. Beffardo, sì. Assai.

E il Sud? "Sia pure in misura più limitata - annota la Direzione nazionale antimafia - si riscontrano ancora movimenti di rifiuti nelle Regioni meridionali". Sebbene anche qui qualcosa sia diversa: "C’è tuttora un flusso di rifiuti provenienti dalla Campania verso la Puglia, in particolare nella Capitanata".

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