Un cittadino di origine egiziana e naturalizzato italiano, di 60 anni, sposato con un'italiana, è stato arrestato dalla Digos a Foggia perché accusato di essere affiliato al Daesh. Nell'operazione, condotta congiuntamente dalla Digos e dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, è stata anche perquisita la sede di un'associazione culturale di Foggia, "Al Dawa", di cui l'uomo era il presidente e sequestrati conti correnti.
L'uomo, che teneva lezione di religione ai bambini del centro culturale islamico di Foggia, sarebbe stato incastrato da alcune pubblicazioni internet e da riscontri investigativi. «Vi invito a combattere i miscredenti, con le vostre spade tagliate le loro teste, con le vostre cinture esplosive fate saltare in aria le loro teste. Occorre rompere i crani dei miscredenti e bere il loro sangue per ottenere la vittoria», diceva l'indagato ai bambini.
Agli atti della magistratura barese ci sono video e documenti, condivisi dal 60enne in rete tramite Facebook, Whatsapp e Twitter, che inneggiano alla jihad, con istruzioni su come costruire armi, nei quali si parla «dell'obbligo di distruggere le chiese e trasformarle in moschee, individuando - spiegano gli inquirenti - l'Italia come obiettivo dell'attività terroristica».
In totale sono state tre le perquisizioni, personali e domiciliari, eseguite all'alba dalla Polizia. Il Gico della Gdf ha proceduto al sequestro preventivo urgente della sede dell'associazione e dei conti correnti del cittadino egiziano, per un valore complessivo di 370mila euro.
Secondo l'accusa l'egiziano, con cittadinanza italiana, avrebbe svolto attività di apologia al terrorismo sui social network. Inoltre, è stata ampiamente documentata la disponibilità di numeroso materiale di propaganda proveniente dagli organismi ufficiali di informazione del Daesh, a dimostrazione della sua adesione al gruppo terroristico, tra cui un video degli appelli di Al-Baghdadi ed alcuni filmati contenti immagini di bambini, arruolati dal Daesh, mentre compiono azioni violente.
Gli agenti della Digos hanno inoltre evidenziato che l'azione di indottrinamento da parte dell'egiziano si sarebbe rivolta anche nei confronti di giovanissimi immigrati di seconda generazione.
Le indagini che hanno portato al sequestro sono partite dopo una segnalazione di operazioni sospette che sarebbero state compiute dall'egiziano e dalla moglie, una italiana di 39 anni, che hanno consentito di rilevare una disponibilità economica sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, nel periodo dal 2011 al 2017.
Gli inquirenti non escludono che possa essersi procurato le disponibilità attraverso la "zakat", una specie di di raccolta fondi, operata tra i frequentatori della moschea gestendo il denaro accumulato in maniera poco trasparente. L'attività della Guardia di finanza si inserisce nel più ampio contesto operativo che nel luglio 2017 ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di militante ceceno del Daesh, anch'esso indagato per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale.