lunedì 14 ottobre 2024
Il 15enne s'è tolto la vita sparandosi con l’arma del padre. A Palermo due liceali tentano il gesto estremo. Lo psicologo Rizzi: «Bisogna garantire le cure mentali gratuite»
Leonardo e gli altri, giovanissimi suicidi: «È un’emergenza, serve aiuto»

ANSA

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Leonardo era sparito domenica sera, portandosi dietro la pistola d’ordinanza del padre, vigile urbano di Senigallia. Le ricerche del 15enne nell’Anconetano erano scattate subito, proprio in seguito all’allarme lanciato dai genitori. Ieri il tragico epilogo: il ragazzo è stato trovato morto in un casale di campagna, nella frazione di Montignano. Anche le scuole erano state messe in allarme nel timore che l’adolescente avesse intenzione di usarla contro qualcuno. Ma alla fine ha rivolto l’arma verso se stesso. Non ce la faceva più a sopportare i pesanti insulti che riceveva a scuola dai bulli di turno.

La procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio fascicolo. Disposta anche l’autopsia e il sequestro del cellulare del minorenne che verrà fatto analizzare. L’indagine, portata avanti dai carabinieri, è rivolta alla sfera delle amicizie del giovane, che aveva confidato ai genitori le prepotenze e le offese subite. Il 15enne aveva cambiato scuola di recente, trasferendosi in un plesso vicino. Ma evidentemente la persecuzione era andata avanti. Tanto che papà e mamma, separati da anni, avevano deciso di recarsi dalla preside dell’istituto perché venissero presi provvedimenti contro le violenze dei bulli. Durante la notte, sconvolta dall’assenza del figlio, la madre ha temuto che potesse accadere il peggio, sapendo che soffriva perché preso di mira. Così si è recata in caserma e ha presentato denuncia ai carabinieri, elencando le terribili frasi che i bulli rivolgevano al figlio, ogni giorno. E ha messo nero su bianco i nomi. Lo conferma la legale della famiglia, Pia Perricci: «Era una famiglia affiatata, Leonardo si confidava con i genitori che hanno sempre impostato la loro vita tenendo conto delle sue esigenze: quando si sono resi conto del disagio hanno deciso di rivolgersi alla scuola. Ma non c’è stato il tempo».

Il dramma di Ancora è la punta dell’iceberg di un malessere giovanile crescente. Gli ultimi due casi a Palermo. Ieri la polizia ha salvato dal suicidio una studentessa, anche lei 15enne: si è accasciata in strada dopo aver ingerito psicofarmaci. La giovane sarebbe vittima di stalking. Domenica, invece, un’altra liceale si era lanciata dal secondo piano: tra le ipotesi un atto di bullismo.

«In Europa il suicidio è la seconda causa di morte nella fascia 15-19 anni- sottolinea il dottor Damiano Rizzi, fondatore e presidente della fondazione Soleterre - A ciò si aggiunga che il 35% dei ragazzi presenta segni di malessere psicologico importanti. Di fronte a questa situazione ci sono Paesi che mettono in campo soluzioni. Altri, come l’Italia, non fanno nulla». I dati parlano chiaro: l’80% dei bambini e degli adolescenti non riesce ad accedere a visite specialistiche se non pagando. «Invece servirebbe lo psicologo di famiglia, così come esiste il pediatra. Se la salute è un diritto, non può essere a pagamento» aggiunge Rizzi.

Proprio con l’obiettivo di favorire il benessere mentale la fondazione ha promosso la campagna per l’introduzione dell’accesso gratuito alle cure psicologiche. Ma quali sono le cause di questo disagio? «Su tutte la perdita di orizzonte. Prima la pandemia, poi le guerre. E l’incertezza economica. Come si fa a pretendere dai giovani che siano solidi in una realtà che non lo è? L’importante è cogliere i sintomi in tempo, in modo da intervenire prima che sia troppo tardi».

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