Il blitz al Parco Verde di Caivano questa mattina - Ansa
«Bambine». La ripetono più volte questa parola, mentre raccontano ai giornalisti i risultati delle indagini sugli stupri di gruppo di Caivano. È toccato proprio a loro, a due donne, raccontare l’orrore vissuto per mesi da quelle due bambine, che potrebbero essere le loro figlie, per opera di un gruppo di nove ragazzi del posto, sette dei quali minorenni. I due maggiorenni sono in carcere, sei dei minorenni in un carcere minorile e uno in comunità. La prima a prendere la parola è la procuratrice per i Minori di Napoli, Maria de Luzenberger, che subito avverte: «In casi come questi, nei quali sono coinvolti minori, bisogna tutelare vittime e carnefici. Chiedo rispetto per due bambine soggette a lungo a una pressione mediatica enorme».
Entrando nel merito delle indagini, de Luzenberger chiede di «evitare la gogna: i colpevoli meritano una punizione esemplare, ma va offerto loro un percorso di recupero» e rimarca che gli stupri di gruppo di Caivano «non sono un problema che riguarda quel Comune o Napoli in particolare, ma l’Italia intera. C’è un disagio generazionale diffuso in tutto il Paese, che in alcuni luoghi è più forte».
Ed è sempre la procuratrice per i Minori del capoluogo campano a raccontare come si è giunti alla scoperta degli stupri, filmati dagli autori, anche con videochiamate, e fatti circolare su chissà quanti cellulari, e di tutte le altre violenze fisiche e psicologiche cui sono state sottoposte per due mesi le due bambine di Caivano. È stata proprio l’analisi dei cellulari degli indagati a fornire i riscontri che hanno portato, dopo un mese di indagini, alle misure cautelari che le due procure che le hanno coordinate possono finalmente annunciare. «A fine luglio, le due bambine – racconta de Luzenberger – sono state accompagnate dai loro genitori nella stazione dei carabinieri di Caivano. Una carabiniera ha ascoltato il racconto di tutte le vessazioni subite nella “Stanza tutta per sé” della caserma, dedicata alle donne vittime di violenza. I genitori hanno provveduto poi a denunciare: non è giusto, dunque, affermare semplicisticamente che nel Parco Verde di Caivano lo Stato non c’è. E il fatto che questa famiglia si sia affidata ai carabinieri lo dimostra».
In quanto al contesto, anche familiare, estremamente degradato, il procuratore ha evidenziato che «il nostro ufficio non ha avuto alcuna segnalazione di situazioni di degrado relative alla famiglie dei minori coinvolti nei fatti, tanto delle vittime che dei presunti responsabili. Ma ciò non vuol dire - precisa - che i servizi sociali di Caivano siano assenti, anzi fanno un lavoro a 360 gradi per numerose Procure, ma sono davvero pochi, e vanno rafforzati». E anche per gli insegnanti di queste aree di frontiera, «serve una formazione ad hoc».
Era stato il fratello di una delle due bambine, avvertito da un coetaneo circa la diffusione di video che ritraggono le violenze sessuali subite dalla sorella e dalla cugina, ad avvertire i propri genitori.
È la procuratrice di Napoli Nord, Maria Antonietta Troncone, a scendere nei particolari sui due mesi di terrore vissuti dalle due bimbe: «Gli stupri – spiega – sono avvenuti in diversi posti. Le ragazze venivano adescate, minacciate con la forza e portate inizialmente in una tenda allestita nella villa comunale di Caivano. Poi le violenze sono continuate in un’ex isola ecologica e in un campo di calcio dismesso. Tutto veniva sempre filmato». La minaccia di diffondere i video, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva anche la funzione di ricattare le due bambine e spingerle a continuare a subire in silenzio. Le due procuratrici non fanno riferimento invece al centro sportivo abbandonato che sorge alle porte del Parco Verde, inizialmente indicato come il luogo principale in cui avvenivano le violenze sessuali.
Si tratta dello stesso centro sportivo al centro del piano di riqualificazione per Caivano affidato dal governo al commissario straordinario, Fabio Ciciliano, ricevuto proprio l’altro giorno dalla premier Giorgia Meloni per fare il punto sui progetti messi in campo dall’esecutivo sul Comune del Napoletano, a un mese dalla visita della stessa presidente del Consiglio. A invitarla a Caivano fu don Maurizio Patriciello, parroco nel Parco Verde. Mentre guarda compiaciuto il “Villaggio della legalità” allestito dalla polizia per mille alunni delle scuole del suo quartiere che hanno incontrato e dialogato con le diverse specialità e le articolazioni che compongono la polizia, il sacerdote commenta positivamente la notizia della svolta nelle indagini sugli stupri di gruppo avvenuti nel suo Comune: «Questa è la chiave per aprire il futuro, anche perché la bacchetta magica non ce l’ha nessuno».