giovedì 6 giugno 2024
Il 39enne Simone Borgese avrebbe commesso gli abusi l'8 maggio, esattamente come nel 2015 ai danni di una tassista e prima ancora su un'altra donna
Carabinieri di Roma in una foto di repertorio

Carabinieri di Roma in una foto di repertorio - Ansa

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Aveva una data prescelta per abusare delle proprie vittime. La prima violenza l’8 maggio 2015, l’ultima l’8 maggio scorso. Il presunto stupratore seriale, Simone Borgese, è stato fermato a Roma. L’abuso più recente è stato contro una studentessa. Si è avvicinato alla giovane, che stava aspettando l’autobus, chiedendole indicazioni stradali «per andare sul Raccordo». Con la scusa di avere il cellulare scarico, l’ha invitata a salire sulla sua auto in modo che la ragazza potesse mostrargli il percorso dal proprio telefono. Borgese ha raggiunto una zona isolata, le avrebbe tolto il cellulare, costringendola a subire una violenza.
Restituito lo smartphone alla ragazza, l’avrebbe riaccompagnata nei pressi di Villa Bonelli. Scarcerato nel novembre del 2021, Borgese era già stato condannato a sette anni e mezzo di carcere per violenza sessuale. La vittima allora era stata una tassista: Borgese aveva fermato il taxi in strada fingendo di voler andare a Fiumicino. Ma fece cambiare più volte itinerario alla donna per poi finire in una zona isolata di Ponte Galeria, dove la picchiò e violentò. Si scoprì solo più tardi che neanche quello ero il suo primo stupro. Il 14 novembre del 2022 l’uomo è stato condannato a 2 anni e 10 mesi con l'accusa di molestie sessuali su una 17enne. La violenza risale al giugno del 2014, quando Borgese seguì la giovane in un androne di un palazzo e abusò di lei in ascensore. La ragazza aveva denunciato la violenza senza però riuscire a fornire elementi utili agli inquirenti per poter identificare l'uomo. Lo riconobbe anni dopo nelle foto pubblicate sui giornali per lo stupro della tassista.

La studentessa violentata il mese scorso ha raccontato: «È stato un incubo, non sapevo come uscire da quella macchina. Mi sentivo ed ero in trappola. Mi ha fatto sentire in colpa. Diceva: "Non mi stai aiutando in una situazione come questa". Poi continuava "ho il telefono scarico". Io continuavo a rispondergli: "Nella tua macchina non salgo". È stato veramente un attore, un manipolatore. Non sarei mai salita sulla macchina di uno sconosciuto. Non sono stata abbastanza lucida per la situazione che si era creata, vedevo le macchine ferme da un lato e dall'altro della strada, il traffico, lui con lo sportello aperto». E ha aggiunto, dopo aver ringraziato la polizia: «Faccio appello a tutte le ragazze che hanno subito abusi: non abbiate paura, denunciate». Repentina la reazione dal mondo della politica: «Sono profondamente sconvolta e indignata – ha commentato l’assessora alle Pari opportunità di Roma Capitale, Monica Lucarelli –. Nessuno dovrebbe mai sentirsi insicuro o minacciato nella propria città. Non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti di fronte a questi episodi. È importante lavorare insieme, istituzioni, associazioni e cittadini, per creare una cultura del rispetto e della non violenza».

Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato. Considerando solo le notizie degli ultimi quattro giorni, i fatti sono agghiaccianti. Un uomo di 42 anni è stato arrestato a Milano perché avrebbe compiuto dal 2018 allo scorso maggio ripetuti atti di violenza sessuale contro i cinque nipoti di età tra i 7 e 12 anni: gli era stata affidata la custodia temporanea in quanto zio acquisito. Un componente del personale scolastico del liceo Tenca di Milano è indagato per molestie contro una studentessa. È ai domiciliari, in provincia di Campobasso, un cittadino straniero accusato di aver compiuto violenza sessuale su una ragazzina di meno di 14 anni. A Formia (Latina) invece, i carabinieri hanno arrestato un ventenne di nazionalità egiziana per avere abusato di due donne a Trezzano sul Naviglio, nel Milanese.

Violenze quotidiane, seriali, e contro minori. Duro il senatore della Lega Roberto Calderoli: «Inorridire di fronte ad una serie di stupri seriali non basta. E la misura detentiva non basta». E aggiunge: «Per questo auspico che si torni a riflettere seriamente sulla proposta di introdurre per questi casi la castrazione chimica, che se ne possa discutere in Parlamento senza pregiudizi o veti ideologici. Si tratta di una pratica utilizzata da anni con successo in diversi Stati europei in presenza di pedofili e stupratori recidivi e sperimentata anche in Svizzera, peraltro su base volontaria in cambio di una riduzione della pena».

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