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Davanti al palazzaccio della Cassazione, nella foto di famiglia che segue al deposito del quesito referendario per chiedere l’abrogazione della nuova legge sull’autonomia differenziata, ci sono tutti i partiti di centrosinistra. O quasi, visto che mancano gli azionisti di Carlo Calenda, che hanno scelto di non aderire all’iniziativa. Gli altri, invece, sorridono uno accanto all’altro davanti a telecamere e fotografi. Ci sono i leader del Pd Elly Schlein, di M5s Giuseppe Conte, di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, Riccardo Magi di +Europa, Maria Elena Boschi di Iv, ma anche la Cgil col segretario Maurizio Landini («È una battaglia di democrazia», dice) la Uil, Demos, una pattuglia di giuristi e un ventaglio di associazioni che va dalle Acli all’Anpi, al Wwf, passando per l’Arci, il Cnca, Legambiente, Libera e la Rete dei numeri pari. In tutto, 34 fra sigle e persone fisiche che hanno messo la firma sul quesito che chiederà agli italiani di sbianchettare la riforma del centrodestra.
La formulazione del quesito
Il quesito, nella formulazione depositata presso la Suprema Corte, è semplice e diretto: «Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”?». Per abrogare la riforma, ovviamente, bisognerà rispondere sì. Ma prima, la sfida è quella di raccogliere le 500mila firme necessarie.
Entro fine luglio la richiesta delle cinque Regioni
In parallelo, intanto, sta partendo anche la richiesta delle cinque Regioni guidate dal centrosinistra. Giovedì c’è stata, in forma telematica, una riunione tecnica tra le 4 regioni a guida dem (Emilia Romagna, Campania, Puglia e Toscana) e quella presieduta da M5s (Sardegna) per mettere a punto un testo condiviso. «Io mi dimetterò l’11 luglio e martedì faremo l'ultima assemblea legislativa in modo da poter fare il ricorso», fa sapere Stefano Bonaccini, governatore uscente dell'Emilia-Romagna e neoeletto dem all’Europarlamento. Entro fine luglio, i consigli regionali potrebbero votare il testo definitivo di richiesta.
Le opposizioni contro "lo Spacca Italia"
Nel frattempo il clima, davanti alla Cassazione, è di fiducia: «È una bella giornata, siamo qui per provare a fermare l’autonomia, che spacca un Paese che ha bisogno di essere ricucito», argomenta la segretaria dem Schlein. Ci sono tante ragioni, aggiunge, «per mobilitarsi insieme e siamo felicissimi di farlo con questo largo rassemblement di forze politiche, associazioni, sindacati società civile». Le fa eco il leader pentastellato Conte: «Stiamo offrendo, con questo referendum, l’occasione ai cittadini di contrastare lo Spacca Italia - afferma -. Non ci fermeranno neanche con calci e pugni, sventoleremo il Tricolore dell’Italia e dell’unità». Anche per Fratoianni, di Avs, va «smantellata una controriforma che può frantumare il Paese in venti piccoli staterelli incapaci di rispondere ai grandi problemi, allargando le diseguaglianze». A motivare invece l’assenza di Azione è la senatrice Mariastella Gelmini, parlando di una battaglia «ideologica», che non è «la soluzione al divario Nord-Sud, che esiste da decenni».
La freddezza del centrodestra: è il referendum degli impauriti
Dal versante del centrodestra, la parata delle opposizioni in Cassazione viene liquidata (almeno in apparenza) con una certa freddezza: «La riforma non toglie niente a nessuno, questo è il referendum degli impauriti - chiosa gelido il vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega, forza che più di tutte ha spinto per la riforma -. L'autonomia significa efficienza e lotta agli sprechi. Ed è stata messa in Costituzione dal centrosinistra, che adesso fa un referendum contro se stesso».