L'aula del Senato - Ansa
Un passo indietro rispetto al taglio "retroattivo" dei vitalizi degli ex senatori. Nell'ultima seduta utile prima del proprio rinnovo, il 5 luglio scorso, il Consiglio di garanzia, organismo giuridico di Palazzo Madama, ha deciso, per chi abbia fatto almeno una legislatura prima del 2012, il ripristino del calcolo pensionistico sulla base retributiva. Annullata dunque una delibera del 2018 contro la quale diversi ex senatori si erano appellati. La delibera, allora fortemente voluta da M5s, aveva stabilito il taglio per adeguare il trattamento degli ex senatori ai criteri della riforma Fornero.
La sentenza, proposta dal presidente Luigi Vitali (ex senatore di FI) è passata con un voto che ha visto la contrarietà di Fratelli d'Italia e della Lega, il sì di Vitali (che vale doppio in caso di parità in quanto presidente) e dell'ex M5s Ugo Grassi, e l'astensione della componente del Pd Valeria Valente. "I patrioti della Meloni ripristinano i vitalizi alla chetichella", accusa il leader M5s Giuseppe Conte. "Dopo il colpo di mano del Senato terremo ancora più alta la guardia in collegio dei questori alla Camera", dice il pentastellato di Montecitorio Filippo Scerra. Intanto l'ex presidente pentastellato, Roberto Fico, suggerisce che si ponga rimedio alla vicenda presentando subito un nuovo testo in consiglio di presidenza. A finire sotto accusa è anche il Pd che si è astenuto anche in quanto Valente è componente del Consiglio. Alberto Balboni di FdI, componente del Consiglio, respinge perciò le accuse pentastellate: "La decisione è passata con il voto decisivo del cosiddetto campo largo, cui aspira l'ex premier dei 5 Stelle".
"La delibera del 2018 era scritta male" evidenzia Vitali che ha promosso la scelta di considerarla temporanea e non strutturale. "Ripristinato lo stato di diritto", esulta l'associazione ex parlamentari, secondo cui la misura costa "solo" 6 milioni l'anno tra il 2019 e il 2023.