venerdì 5 luglio 2024
La donna ha lasciato dei biglietti per spiegare il gesto. Soffriva da tempo di depressione. La Società italiana di psichiatria: aumento del 30% dei casi dopo il Covid, ecco come si può chiedere aiuto
Il palazzo di Rimini in cui si è consumata la tragedia

Il palazzo di Rimini in cui si è consumata la tragedia - Fotogramma

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Una donna si è lanciata dal tetto di un condominio di cinque piani, con in braccio il figlio di sei anni. Entrambi sono morti. E' successo a Rimini, in via delle Piante, zona Celle. Sul posto la Squadra Mobile di Rimini e il commissario capo Marco Masia. Non vi sarebbero dubbi sull'intento suicida, perché la polizia ha trovato alcuni biglietti scritti da lei. E' intervenuto il 118, ma per i due non c'è stato nulla da fare. La donna soffriva da tempo di depressione e avrebbe dovuto accompagnare, come tutte le mattine, il bimbo al centro estivo. La quarantenne ha invece raggiunto il tetto della palazzina di cinque piani, da cui si accede da una scala, e si è gettata nel vuoto. Lascia un compagno, a quanto si apprende padre del bambino.

Pochi mesi fa, era accaduto un fatto analogo a Ravenna: in quel caso una donna 41enne, già seguita da un centro di igiene mentale, si era buttata nel vuoto con la figlia di sei anni e il loro cagnolino. Per questi ultimi il decesso fu immediato mentre lei se la cavò miracolosamente con alcune gravi ferite.

Per Emi Bondi, presidente della Sip, la Società italiana di psichiatria, "dopo il Covid abbiamo assistito ad un aumento del 30% dei casi di depressione. C'è un'ansia perenne e una angoscia profonda. Questo stato d'animo porta le persone che soffrono di depressione a coinvolgere anche gli affetti più cari, come i figli, per non lasciarli soli in una vita che ormai considerano solo di sofferenze. La depressione non arriva dall'oggi al domani, ma è uno stato d'animo continuo che può durare anni e ha anche segnali nel fisico". Secondo il parere della presidente della Società italiana di psichiatria, "chi è depresso ha una alterazione del tempo, ovvero è convinto che lo stato in cui vive durerà per sempre e non riesce più a vedersi "fuori" dalla malattia".

Un aiuto può arrivare dal Servizio sanitario nazionale, che ha centri dedicati alla salute mentale "dove le persone possono trovare personale specializzato" oppure "dal medico di famiglia - secondo Bondi - che può intercettare alcuni segnali e magari indirizzare il suo assistito verso uno specialista".

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