Le gemelline con i genitori, dopo l'intervento avvenuto venti giorni fa
Quando Athmané e Amina un anno e mezzo fa sono partiti dall’Algeria non avevo molte speranze. Le loro figlie Rayenne e Dijhene, gemelle siamesi unite per l’addome e il torace, che oggi giocano felicemente sui loro lettini separati dell’ospedale Bambino Gesù, non avevano davanti a loro un futuro normale come gli altri bambini della loro età. Eppure dopo un anno di preparazione e l’aiuto delle stampe 3D dell’anatomia dei loro corpicini di 17 mesi, adesso Rayenne e Dijhene possono dire di essere le protagoniste di un risultato medico davvero eccezionale. Venti giorni fa, infatti, cinque equipe mediche dell’ospedale del Papa hanno separato con successo le due gemelline con un intervento di sole 10 ore (in media doveva durare quasi il doppio).
«Ringraziamo di cuore papa Francesco per la grande opportunità che ci ha dato per le nostre bambine» hanno detto in apertura della conferenza stampa presso il Bambino Gesù i genitori delle gemelline. «Non speravamo in un risultato così – hanno aggiunto emozionati – ma più passavano i mesi più le nostre speranze avevano basi sempre più solide». Il loro grazie oggi è perciò per chi ha permesso tutto questo, e soprattutto «ridato la certezza di un domani normale per le nostre figlie». La separazione, infatti, ha impegnato l’ospedale per più di dodici mesi in una procedura preparatoria che ha permesso di evitare deformazioni nei due corpicini grazie ad estensori di pelle e protesi ossee e una durata dell’intervento minore, riducendo perciò il tempo di esposizione all’anestesia.
«Questo risultato è frutto del lavoro di una grande comunità medica come la nostra – è il commento soddisfatto della presidente dell’ospedale Bambino Gesù Mariella Enoc – è il nostro stile aiutare tanti bambini bisognosi in Italia e nel mondo». Nel 2017 le missioni internazionali sono state infatti più di 100 e l’ospedale, dopo il secondo caso di separazione di siamesi in 30 anni, si prepara a farne un altro nelle prossime settimane su due bambini del Burundi uniti a livello sacrale (pigopaghe).