IMAGOECONOMICA
Lo sguardo nelle telecamere. Le parole quasi scandite. «Il Pd ha una posizione chiarissima: siamo contrari al terzo mandato. Per noi vale la legge nazionale che prevede il limite a due mandati. Possono votare tutte le leggi regionali che vogliono ma il Pd non sosterrà presidenti uscenti per un terzo mandato». Elly Schlein è netta. Lo stop al progetto di Vincenzo De Luca di un terzo mandato in Campania è definitivo. Anche se al voto manca ancora un anno. Non c'è trattativa. Non ci sono spiragli per una intesa che la segretaria del Pd non cerca e non vuole. Lo strappo è forte. De Luca non molla, Schlein nemmeno. La guerra è appena iniziata. Da una parte la segreteria nazionale, dall'altra il governo regionale. E intanto domani sarà il d-day per la politica campana: si voterà per recepire la legge 165 del 2004 che spiana la strada al terzo mandato di De Luca. La prima commissione del Consiglio regionale della Campania ha approvato sabato il disegno di legge per il recepimento della norma nazionale che prevede l’ineleggibilità del presidente della giunta che abbia compiuto due mandati. Ma il «computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge», recita il dl regionale. E questo permetterebbe al governatore di giocare il suo tris, facendo saltare i piani del Nazareno che per la Regione immaginava una "soluzione-Napoli", un’alleanza larghissima come quella che ha eletto Gaetano Manfredi a sindaco.
Schlein non ci sta. Non si ferma. Ha detto no a Bonaccini e dice no a De Luca. Le regole sono regole, ripete la segretaria Dem. Per Bonaccini, per De Caro, per De Luca. «Le regole valgono per tutti e se qualcuno non è abituato perché prima funzionava diversamente, adesso è bene che si abitui al cambiamento perché io sono stata eletta esattamente per fare questo». Certo si discuterà con il partito in Campania, ma in questo perimetro. Come dire: De Luca si potrà fare tutte le leggi che vuole, ma un terzo mandato non è possibile e se il "sindaco sceriffo" tiene duro, il Pd cercherà un altro nome e accetterà la sfida. La vicenda Campania si incrocia con la vicenda alleanze. Tra settimane, si vota in Umbria ed Emilia-Romagna, dove l'assetto della coalizione resta invariato e «dove stiamo provando a riportare a votare quelli che non ci credono più». Schlein guarda avanti con fiducia. Dopo la battuta d'arresto per il centrosinistra in Liguria e i paletti del M5s - che non vuole nessuna alleanza a priori con i dem ma convergenze su temi e programmi in Parlamento e sui territori - la leader del Pd spegne le scintille tra i leader e persegue la prospettiva unitaria. «Se non ti vuoi alleare con il Pd - dice rivolta al M5s - con chi ti allei? Dall'altra parte c'è la destra. ci sono le differenze, ma si possono comporre. Se pensi di farcela da solo saranno gli elettori a non aspettare te».
Torniamo alla Campania. Nel caso di una autocandidatura di De Luca è evidente che si complicherebbe comunque la corsa di un rappresentante del centrosinistra, area nella quale pescherebbe pure il governatore uscente. E questo finirebbe inevitabilmente per favorire un rappresentante del centrodestra. Martusciello? Cirielli? Nel campo del centrosinistra tra i nomi che si fanno ci sono quelli dell'attuale sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, uno dei primi amministratori pubblici ad essere eletto come proposta del campo largo. Ci sarebbe, sempre se il candidato fosse espressione di un accordo Pd-M5S, l'ipotesi di Roberto Fico. Ma l'ex presidente della Camera potrebbe essere della partita solo se nel Movimento 5 Stelle passasse la linea del superamento del vincolo dei due mandati. Spettatrice interessata, pronta ad approfittare dello strappo è l'opposizione di centrodestra. Manca ancora l'intesa su un candidato unitario ed anche sulle modalità attraverso le quali si arriverà alla sua scelta. Uno dei possibili aspiranti alla successione di De Luca, Fulvio Martusciello, eurodeputato e coordinatore regionale di Forza Italia sottolinea: "lo scenario sembra si vada delineando. Il presidente uscente sarà il terzo polo, e quella fine farà. Quando i consiglieri capiranno che candidandosi con lui non verranno eletti - aggiunge Martusciello - ci sarà il fuggi fuggi».