Per le violenze che si verificarono
all'interno della scuola Diaz di Genova, sede del Genoa social forum,
la notte del 21 luglio 2001, a margine del vertice G8, la Corte di
Cassazione, il 5 luglio del 2012 confermò 25 condanne su 28
imputati, tutti appartenenti alle forze dell'ordine, per un totale di
98 anni di reclusione. I fatti della Diaz sono avvenuti la notte tra
il 21 e il 22 luglio del 2001, a conclusione del summit del G8 di
Genova. Nella scuola Diaz, insieme alla vicina scuola Pascoli, fecero
irruzione le forze dell'ordine, ritenendo che all'interno
dell'edificio si nascondessero i "black bloc" responsabili delle
devastazioni avvenute in città nei giorni del vertice. Nella scuola,
invece, c'erano manifestanti pacifici che nei giorni precedenti
avevano partecipato alle manifestazioni di piazza. Alla fine del
blitz, definito poi durante il processo "una macelleria messicana"
dall'allora vice questore aggiunto Michelangelo Fournier, vennero
arrestati 93 attivisti, molti dei quali furono portati in ospedale.
Di questi, 3 finirono in prognosi riservata (tra cui Arnaldo Cestaro,
allora 60enne, che venne picchiato all'interno della scuola e
riportò molte fratture in diverse parti del corpo, ndr) e uno (il
giornalista inglese Mark Covell, massacrato nel cortile esterno
dell'edificio) in coma, con otto costole rotte, denti spaccati e
lesioni a un polmone.
Gli altri manifestanti vennero
trasportati e rinchiusi nella caserma di Genova Bolzaneto,
trasformata in carcere temporaneo. L'irruzione delle forze di
polizia nella scuola avvenne pochi minuti prima della
mezzanotte. Molti dei manifestanti all'interno della scuola,
tra i quali numerosi stranieri, stavano riposando nei sacchi a
pelo, stesi sul pavimento della palestra della scuola.
L'irruzione fu improvvisa: gli agenti aggredirono e colpirono
con i manganelli tutti coloro che si trovavano nell'edificio.
In base a quanto accertato dalle successive sentenze
processuali, per giustificare le violenze avvenute durante la
perquisizione e, in parte, la perquisizione stessa, alcuni
dirigenti delle forze dell'ordine decisero di portare
all'interno della scuola Diaz due bottiglie molotov, trovate in
realtà durante gli scontri della giornata, oltre agli attrezzi
da lavoro trovati in un cantiere vicino. Quegli oggetti e
soprattutto le due molotov divennero le "prove regine"
utilizzate dalle forze di Polizia per dimostrare la presenza
nella scuola dei "black bloc", l'ala violenta dei manifestanti. Il reato di cui i pubblici
ufficiali furono ritenuti colpevoli è quello di falso
aggravato mentre era prescritto il reato di lesioni gravi
contestato a 9 agenti del VII nucleo speciale del reparto
Mobile. Non fu mai provata la responsabilità dell'azione dei vertici massimi della polizia, tra cui il capo
Gianni De Gennaro.