La petroliera Seajewel - da vesselfinder.com
Un'esplosione avvenuta sotto lo scafo della petroliera Seajewel, battente bandiera maltese, rischia di innescare un caso internazionale. La nave, lunga 245 metri, è ancorata davanti alla costa di Savona con una falla di circa un metro di diametro: in rada era arrivata venerdì mattina, senza poi più muoversi. Sul posto, come appreso da Avvenire, sono intervenute le forze speciali della Marina militare, in particolare il reparto palombari del Comsubin (Comando subacquei e incursori) di La Spezia, massimi esperti nelle tecniche di sabotaggio marino. Nella giornata di mercoledì i militari hanno effettuato un secondo sopralluogo. Il loro intervento è dovuto a tre motivi: recuperare eventuali reperti "interessanti" sul fondo, sigillare la zona e soprattutto capire cosa ha provocato lo scoppio. Sembrano esserci pochi dubbi infatti sulla natura dolosa dell'incidente: le lamiere piegate verso l'interno, una moria di pesci attorno allo scafo, tutto fa pensare a una detonazione. L'equipaggio ha infatti riferito di aver udito due boati. Si è ipotizzato anche lo scontro con un residuato bellico, ma pare uno scenario poco credibile. La procura di Savona ha aperto un fascicolo, subito avocato dalla Dda di Genova, che ora indaga su una precisa ipotesi di reato: naufragio aggravato dal terrorismo. Intanto il tratto di mare attorno alla Seajewel è stato isolato: vietato per chiunque avvicinarsi.
La nave, secondo quanto era stato ricostruito in alcune inchieste giornalistiche, è sospettata di avere trasportato in Europa greggio russo, nonostante l'embargo. «Tutti hanno bisogno del petrolio russo, altrimenti le raffinerie si fermano - dice un "addetto ai lavori" ad Avvenire - non mi stupirebbe se la destinazione finale della Seajewel fosse la Francia, o forse addirittura Genova...».
In quest'ultimo caso, il destinatario finale del carico potrebbe essere un impianto del Nord Italia. Ma sono elementi che accerterano i pm, che hanno sentito l'equipaggio. Sotto la lente anche i dati di navigazione, per ricostruire la rotta esatta della petroliera. Ma, soprattutto, si tratterà di individuare la mano che ha piazzato l'ipotetico ordigno . Non sarà facile, però la fonte di Avvenire azzarda: "Potrebbe essere stato un sabotaggio ucraino. Ma prima bisogna vedere da dove arriva il greggio. Se la qualità è Rebco Api 27 o Ural Api 31, significa che effettivamente è russo. Alcuni lo usano per fare un blend con il greggio venezuelano o, in mancanza, con quello libico. Da quel che si è capito la Seajewel aveva fatto scalo in Turchia. È lì che potrebbe aver caricato, oppure potrebbe avere addirittura effettuato un'operazione di transhipment in alto mare».
Lo scorso dicembre la petroliera è partita dal porto di Ceyhan (Turchia) raggiungendo il 24 dicembre 2024 quello di Costanza, in Romania: secondo un'indagine di Ukrainska Pravda in quell'occasione sarebbe stata vista scaricare. I porti della Turchia, però, non hanno capacità di raffinazione, e l'Ufficio europeo per la lotta antifrode sta attualmente conducendo un'indagine proprio sulle consegne di petrolio russo attraverso gli scali turchi, che farebbero quindi da "cavallo di Troia" per l'ingresso in Ue. Anche i profili di RussianTankerTracker (bot automatizzato di GreenPeace Uk) e RussianOilTracker hanno più volte, dal 2022 ad oggi, documentato partenze della Seajewel dal porto russo di Novorossiysk alla volta di scali turchi oppure sconosciuti.
Ettore Rosato, vicesegretario di Azione, ha annunciato un'interrogazione parlamentare per far luce sul caso.