Matteo Salvini - ANSA
Lo scontro sullo sciopero di venerdì prossimo deflagra definitivamente e per Matteo Salvini ha assunto ormai un peso politico tale da non potersene più tirare fuori. La lettera inviata ieri dal suo ministero per chiedere a Cgil e Uil «un ripensamento» lo dimostra, come pure il piglio autoritario sfoderato nell’ultimatum lanciato ai loro rappresentanti: «Se non rientrano nella legge scatta la precettazione». Neanche la convocazione di ieri sera al Mit per un ultimo confronto con le sigle interessate ha spostato di un millimetro le posizioni, tanto più che i leader sindacali hanno inviato al loro posto i segretari organizzativi.
Il vicepremier leghista ha agitato lo spettro del provvedimento straordinario per tutto il giorno: «Farò tutto quello che la legge mi consente di fare per garantire il diritto alla mobilità, al lavoro, alla salute e allo studio e se Landini si offende, o mi offende, mi spiace per lui, io tiro dritto. Ogni giorno – ha ricordato dal palco dell'assemblea generale di Alis – 20 milioni di persone viaggiano con i trasporti pubblici, farò di tutto per evitare che le persone non si possano spostare». Insomma «se c’è da precettare – ha promesso – lo farò», anche perché «questo è uno sciopero contro la manovra economica lanciato prima della manovra economica», quindi «o c’è preveggenza o c'è pregiudizio. Non possiamo fermare l'Italia per lo sciopero di due sindacati».
Uil e Cgil, però, non sono arretrate di un passo e i due segretari generali hanno ribadito la volontà di proseguire in ogni caso, pur avendo già escluso dalla protesta il trasporto aereo. Venerdì si fermeranno per 8 ore tutti i trasporti, gli impiegati pubblici, gli infermieri (ai medici toccherà il 5 dicembre), i dipendenti della scuola e dell'università e quelli delle Poste. Poi i Vigili del fuoco (per 4 ore), ma anche i lavoratori delle rimanenti categorie e del settore privato nelle regioni centrali.
Il vertice last minute con i segretari organizzativi, come detto, non ha cambiato le cose e all’uscita dal ministero il rappresentante della Uil, Emanuele Ronzoni, è stato netto: «Il ministro non ha fatto alcun tipo di apertura, abbiamo confermato la nostra posizione. Ha detto che partirà la precettazione e noi confermiamo lo sciopero». A quel punto la nota del Mit è seguita quasi subito: «A breve, e certamente entro la mezzanotte, il ministero invierà la lettera formale per la riduzione dello sciopero del servizio di trasporto pubblico previsto venerdì 17 novembre a sole 4 ore». «È un atto politico gravissimo. Non c'è alcuna ragione oggettiva né di urgenza che motiva questo intervento ed è un esplicito attacco al diritto di sciopero – ha reagito Maurizio Landini, leader della Cgil –. Confermiamo che lo sciopero ci sarà. Mettere in discussione questo diritto significa mettere in discussione la democrazia. È la prima volta nella storia del nostro Paese che un governo pensa sia possibile precettare il diritto di sciopero». Immancabile lo scontro politico parallelo che ha visto il Garante per il diritto allo sciopero cedere alla richiesta del Pd di venire alla Camera (lo farà oggi) e gli attacchi ripetuti di quasi tutte le opposizioni al leader della Lega. Persino il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, ha parlato di uno sciopero legittimo, pur presentando la manovra come «pro-dipendenti», mentre l’ex Terzo polo, in questo caso unito, si è distinto per le critiche equamente divise tra Landini e Salvini.