L’Istituto oncologico di Candiolo, alle porte di Torino. È Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) dal 2013 - Ioc
Si chiamano “organoidi”, o avatar se volete: sono modelli sperimentali che riproducono in vitro l’insieme del tumore con tutte le sue caratteristiche. Per crearli si utilizza il materiale delle biopsie dei pazienti. Disporne significa poter modellare le ricerche più affinate e innovative contro il cancro. Il Candiolo Cancer Institute, due passi da Torino, ne ha migliaia ed è un’eccellenza nel perseguire la cosiddetta oncologia di precisione; non a caso possiede une delle biobanche di tessuti più importanti del Vecchio continente.
Unico Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) oncologico del Piemonte, aperto nel 1997 grazie al sostegno di 300.000 donatori privati, l’Istituto di Candiolo gode anche del sostegno stabile della famiglia Agnelli, attraverso la Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro in cui è attiva Allegra Agnelli. Mentre Andrea Agnelli è al timone della Fondazione del Piemonte per l’oncologia, ente senza scopo di lucro legato all’ospedale. Che, a poco più di due decenni dalla nascita, ha tutti i numeri non solo per sfidare i dirimpettai e più celebrati Irccs lombardi ma per affermarsi quale uno dei riferimenti internazionali per l’eccellenza diagnostica, terapeutica e nella ricerca contro i tumori.
Quest’anno l’Organisation of european cancer institutes ha rilasciato a Candiolo la certificazione di “Comprehensive cancer center” inserendo l’Irccs torinese «tra i dieci centri di ricerca e cura migliori d'Europa». Sempre sul fronte della ricerca, il nosocomio brilla nel settore dell’immunogenomica e nella caratterizzazione molecolare delle neoplasie effettuata tramite una piattaforma che consente lo studio delle singole cellule tumorali e delle alterazioni del loro Dna.
Gli investimenti tecnologici hanno consentito all’ospedale di ottenere il primo riconoscimento in Italia (e il secondo in Europa) quale leader nell’Information technology ospedaliera «per la gestione complementare informatizzata dei processi clinico-sanitari».
Appena due anni fa è stata inaugurata una sala operatoria multimediale, «esempio - afferma il Candiolo - di progettazione medico-ingegneristica d’avanguardia», che ha implementato un sistema impreziosito dal robot “Da Vinci Xi”, il più evoluto per la chirurgia mininvasiva. Mentre sul fronte della radioterapia Candiolo è tra i pochi in Europa a disporre di due apparecchiature per la “Tomotherapy” e un acceleratore “True Beam” che consente di fare sedute estremamente mirate in tempi ridotti.
«Direi che abbiamo a cuore non solo la cura dei tumori ma anche quella della persona, e dunque anche di tutti gli aspetti psico-sociali connessi alla malattia – spiega la professoressa Anna Sapino, direttrice scientifica di Candiolo -; teniamo alla qualità della vita. Qui applichiamo il protocollo Eras che mette al centro il paziente prima e dopo l’intervento, riducendo lo stress chirurgico, i giorni di degenza e le complicanze post-operatorie».
Anche per questo il nosocomio si distingue per i tempi di attesa delle prestazioni con il Servizio sanitario nazionale: 7 giorni per una visita, 15 giorni dalla visita per l’intervento chirurgico. «Facciamo tanta ricerca – riprende Sapino -. Negli ultimi anni, in particolare, sono stati portati a termine due importanti studi: “Chronos”, sulla risposta dei pazienti con tumore del colon-retto alle terapie molecolari, e “Cancer-imGen” sulle singole cellule tumorali e le alterazioni del loro Dna. Oltre ai 192 studi sperimentali in corso, dal 2020 sono state attivate due ulteriori ricerche traslazionali sui tumori femminili e della prostata».
Proprio il campo della ricerca ha un ventaglio di impieghi. Dopo aver individuato la cosiddetta “miR-100”, una piccola molecola di Rna che prevede la risposta alla terapia ormonale nelle pazienti con cancro del seno ormono-sensibile, l’oncologo Filippo Montemurro, direttore della Breast Unit dell’Istituto, sta lavorando con il suo team per cercare nuovi “biomarcatori” utili nella scelta dei trattamenti più efficaci per ogni singolo paziente.
Dal canto suo, Vanesa Gregorc, direttrice dell’Oncologia medica, appena arrivata dal San Raffaele di Milano, come il primario di otorinolaringoiatria Stefano Bondi, è immersa nel progetto “Proactive” che mira a prevedere lo sviluppo di un tumore prima che diventi visibile agli esami radiologici: «Grazie alla ricerca sul Dna tumorale circolante e sulle cellule tumorali nel sangue, che rappresentano le tracce che il cancro rilascia in circolo – dice –, ci stiamo dedicando allo sviluppo di nuove metodiche che ci consentano di individuare il tumore quando ancora si trova in uno stadio cellulare, prima che diventi una massa vera e propria».
Candiolo ha aderito alla rete dell’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris) e guarda al futuro con grandi ambizioni: «Vogliamo crescere – dichiara orgoglioso il direttore generale Antonino Sottile -. Investendo 100 milioni abbiamo avviato un piano di ampliamento che, in una nuova area di 26.000 metri quadrati, accanto all’Hospice Monviso inaugurato di recente, prevede la realizzazione di una Biobanca dei tessuti, del primo reparto in Piemonte di protonterapia – una forma avanzata di radioterapia, ndr -, di laboratori per ospitare ricercatori da tutto il mondo, di un altro poliambulatorio, di spazi per la didattica e foresteria, oltre ad un Centro di stoccaggio e differenziazione di rifiuti sanitari. Cresceranno anche i posti letto: dagli attuali 150, nel 2025 diventeranno 242 e saranno a disposizione di tutto il Paese».