sabato 22 ottobre 2022
Avevano 22, 16 e 12 anni. Sopravvissuti ma in gravi condizioni altri due fratelli e i genitori. Si indaga sulle cause dell'incendio
La palazzina in cui si è consumata la tragedia

La palazzina in cui si è consumata la tragedia - Ansa

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Si chiamavano Saverio, di 22 anni, Aldo (16) e Mattia Corasaniti (12) le vittime dell'incendio che nella notte è scoppiato in un appartamento a Catanzaro. Nel rogo sono rimasti feriti e versano tutti in condizioni molto serie il padre delle tre vittime Vitaliano, di 42 anni, intossicato e intubato nel reparto di rianimazione dell'ospedale del capoluogo calabrese, la moglie Rita Mazzei, di 41, che lotta tra la vita e la morte nel Centro grandi ustionati di Bari dove è stata trasferita, e altri due figli: Zaira Maria, di 12 anni, è stata trasferita nel centro pediatrico grandi ustioni di Napoli mentre Antonello, di 14 anni, è ricoverato, come il padre, nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Catanzaro.

Secondo quanto si apprende, non ci sarebbe stata nessuna esplosione all'interno dell'appartamento al quinto piano di uno stabile dell'Aterp. Due dei ragazzi morti sono stati trovati dai Vigili del Fuoco non distante dal balcone. Con ogni probabilità hanno tentato di raggiungerlo ma sono stati inghiottiti dal fumo e poi dalle fiamme prima di arrivarci. Il terzo fratello è stato trovato senza vita nel bagno di casa. I quattro familiari sopravvissuti sono stati tratti in salvo facendoli calare dallo stesso balcone con la scala a ganci.

Nel pomeriggio interverrà il Nucleo investigativo antincendio (Nia) dei Vigili del Fuoco perché, dicono gli stessi vigili, "non è stato un incendio in fase di propagazione ma un incendio generalizzato, che ha distrutto tutto, e questo determina la necessità di fare approfondimenti più specifici e complessi". Fino a quando non saranno effettuati i campionamenti, i vigili non si avanzano ipotesi sulle cause.

Una tragedia che ha lasciato attonita la città e che si è consumata in un quartiere popolare disagiato. "Era una famiglia tranquilla e umile come tutti noi" ha detto una giovane donna che abita nel quartiere Pistoia. "Il padre - ha aggiunto - lavorava per mantenere la famiglia, dati anche i problemi del figlio maggiore che era autistico e che ora non c'è più. Si è tanto battuto per lui. Li vedevamo poco. Ogni tanto i bambini uscivano per giocare, ma questo non è un bel quartiere e non lo facevano spesso. Siamo abbandonati".

Un altro vicino ha riferito ai cronisti di non aver sentito esplosioni ma un forte odore di bruciato. "Le fiamme - ha detto - si vedevano dalla finestra, ma cosa sia successo non lo so. So solo che il marito era fuori dall'appartamento e dentro c'erano i bambini con la moglie".

Degrado e abbandono: così i residenti definiscono le condizioni dei caseggiati popolari del quartiere Pistoia. Un insieme di palazzoni intersecato tra altri due insediamenti "difficili", Corvo e Aranceto, lungo viale Isonzo ad alto tasso di criminalità e di spaccio.

"Chiediamo a voi della stampa - ha detto uno dei residenti ai giornalisti - di sottolineare le condizioni di invivibilità di questo quartiere. Non è corretto lasciare tante persone senz'acqua per giorni. Al Comune vogliamo dire che sono due giorni che nella zona e nel palazzo interessato dal rogo manca l'acqua. E questo la dice lunga sull'abbandono in cui siamo costretti".

"Abbiamo il cuore a pezzi" dice Pietro Romeo, presidente dell'associazione di volontariato "Un raggio di sole" che si occupa di assistenza alle persone indigenti nella zona sud di Catanzaro. "Conoscevo questa famiglia e conosco questa realtà - dice parlando con i giornalisti - perché qui venivamo spesso a portare un po' di sollievo con cibo e vestiario. Siamo stati anche alla festa di Saverio, il più grande dei figli, quando ha compiuto diciotto anni. Per un certo periodo avevamo anche l'incarico di accompagnarlo a scuola. E' una tragedia che non si può raccontare, che ha colpito una famiglia speciale, splendida". "Una famiglia - aggiunge Romeo - che viveva in gravissime difficoltà ecco perché noi come associazione eravamo spesso presenti qui perché avevano veramente, ma veramente bisogno. C'è da dire che questo è un quartiere di grande complessità e il Comune dovrà intervenire, non potrà girarsi dall'altra parte. E' chiaro infatti che più cresce il degrado e più queste persone sono costrette a soffrire nella loro solitudine. Loro erano soli e per questo quando ci vedevano si leggeva la contentezza nei loro occhi. La madre era sempre con il sorriso sulla bocca, il padre aveva i suoi momenti di scenografia ma si trattava di atteggiamenti necessari perché diversamente le istituzioni non si smuovono".

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