giovedì 23 febbraio 2023
La valanga che travolse l'albergo dove erano rimasti bloccati dalla neve turisti e personale provocò 29 morti
Un grande striscione all'ingresso del Tribunale di Pescara nel ricordo delle 29 vittime dell'Hotel Rigopiano nel giorno della sentenza di primo grado

Un grande striscione all'ingresso del Tribunale di Pescara nel ricordo delle 29 vittime dell'Hotel Rigopiano nel giorno della sentenza di primo grado - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Sono 25 le assoluzioni e cinque le condanne decise del gup di Pescara, Gianluca Sarandrea, sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio del 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone. I 30 imputati, tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.

Le cinque condanne per il disastro di Rigopiano riguardano il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio (tre anni e quattro mesi di reclusione ciascuno), il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta (due anni e otto mesi di reclusione), accusati tutti e tre di omicidio plurimo colposo e lesioni multiple colpose; il gestore dell'albergo e amministratore e legale responsabile della societa' "Gran Sasso Resort & SPA", Bruno Di Tommaso, e il redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso spa di intervenire su tettoie e verande dell'hotel, Giuseppe Gatto (sei mesi di reclusione ciascuno), accusati di falso.

I due funzionari della Provincia di Pescara, il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, in particolare sono ritenuti responsabili relativamente al monitoraggio della percorribilità delle strade rientranti nel comparto della Sp 8, e alla pulizia notturna dalla neve ovvero a quella relativa al mancato reperimento di un mezzo sostitutivo della turbina Unimog tg CK 236 NB fuori uso, nonché alla mancata chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della
provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano.

Assolti invece l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, l'ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco; il tecnico comunale di Farindola, Enrico Colangeli; i dirigenti della Regione Abruzzo Carlo Giovani, Carlo Visca, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera; gli ex sindaci di Farindola, Massimiliano Giancaterino, e Antonio De Vico; il dirigente regionale Antonio Sorgi; Sabatino Belmaggio, dal 2010 al 2016 responsabile dell'ufficio Rischio valanghe della Regione Abruzzo; Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni; Luciano Sbaraglia, tecnico geologo; il comandante della Polizia Provinciale di Pescara Giulio Honorati; il tecnico Tino Chiappino; l'ex capo di gabinetto della Prefettura di Pescara Leonardo Bianco; la dirigente della Prefettura Ida De Cesaris; l'imprenditore Paolo Del Rosso; il dirigente del Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013, Vincenzo Antenucci; la Società Gran Sasso Resort & Spa srl; i vice prefetti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia.

Assolti anche i dirigenti della Prefettura Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva accusati di depistaggio per l'occultamento del brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara.

"Attenderemo le valutazioni della sentenza per valutare il ricorso all'Appello, Ciò che emerge chiaramente è che è stato cancellato il reato di disastro colposo". Lo dice il capo della Procura pescarese Giuseppe Bellelli.

La rabbia dei parenti

"Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo". Queste le urla dei parenti delle vittime di Rigopiano alla lettura della sentenza da parte del giudice Gianluca Sarandrea al Tribunale di Pescara. Alcuni di loro sono stati trattenuti a stento dalle forze dell'ordine.

Un sopravvissuto ha anche minacciato il Gup: "Giudice, non finisce qui", ha urlato un superstite della tragedia di Rigopiano, Giampaolo Matrone, 39 anni, di Monterotondo, che sotto la valanga perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli, subito dopo la lettura della sentenza.

"Questi qui hanno una discarica al posto del cuore! Speriamo nell'appello, ma se questo è l'andazzo non spero più niente, devo solo salvagardare la mia vita per portare avanti il nome di mia figlia", ha detto il padre di Jessica Tinari, morta nel resort di Farindola a 24 anni insieme al fidanzato Marco Tanda. "Noi pretendiamo rispetto dalle istituzioni, paghiamo con le nostre tasse i loro lauti stipendi e questi delinquenti ci trattano in questo modo. Meglio che stia zitto, sennò non so cosa posso dire", ha poi concluso allontanandosi tra le lacrime.

Urla in aula Francesco D'Angelo, fratello di Gabriele D'Angelo, cameriere dell'hotel, morto nel crollo. "Sei anni buttati qua dentro! Per fare che? Tutti assolti, il fatto non sussiste! Quattro minuti di chiamata! Chi ha chiamato mio fratello? Chi ha chiamato?" urla disperato ricordando le telefonate di Gabriele dirette verso la Prefettura la mattina del 18 gennaio 2017. D'Angelo, alle 11.38, circa cinque ore prima della valanga, chiamò il Centro coordinamento soccorsi della prefettura per chiedere di liberare la strada e consentire agli ospiti dell'hotel di lasciare la struttura.

"Ci sono tante cose in questo processo che non mi hanno convinto", afferma Romolo Reboa, avvocato che assiste alcuni familiari delle vittime, commentando con i giornalisti la sentenza nel processo per il disastro di Rigopiano. Parla di cose "extra processo, fuori processo. Purtroppo i processi si fanno nei limiti del dedotto e del deducibile, ciò che avevo contestato l'ho contestato espressamente in aula, l'ho contestato varie volte, non sono nuovo a queste contestazioni. Voglio sia chiaro che chi è stato dichiarato non colpevole in questo momento è non colpevole. La legge va rispettata. Il problema era capire se i veri colpevoli stavano o meno dentro questo processo, ma questa è un'altra vicenda"




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: