giovedì 17 ottobre 2024
La Crui lancia l'allarme: fondi tagliati del 10%. Impensabile l'ingresso di 60mila studenti in più. La ministra Bernini rassicura: pronti a collaborare
I rettori: «Senza il test di Medicina il sistema non è più sostenibile»

Ansa

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La maggioranza esulta ma i rettori lanciano l'allarme: l'abolizione del test d'ingresso a Medicina - con l'eventuale sbarramento e selezione degli studenti dopo il primo semestre di lezioni - non è sostenibile e rischia di far saltare il sistema. Il giorno dopo il via libera della settima Commissione del Senato al disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina Veterinaria e in attesa che la riforma diventi legge per entrare in vigore con il prossimo anno accademico, la Conferenza dei rettori, riunita nell'assemblea mensile, esprime «profonda preoccupazione» sollevando tre questioni: la sostenibilità economica del sistema, l'accoglienza e formazione adeguate degli studenti e la tutela delle professioni sanitarie. Insomma, quella che doveva essere una vera e propria «rivoluzione» attesa da anni, rischia di aprire tutta una serie di altre problematiche.

«Nostro impegno per una formazione di qualità»

«Le università confermano il loro impegno per una formazione di qualità nelle discipline medico-sanitarie – sottolinea Giovanna Iannantuoni, presidente della Crui –. Formazione sostenuta e alimentata dalla ricerca di frontiera, dalla passione di docenti e ricercatori, da un’autentica attenzione per i pazienti», aggiunge la rettrice. Ricordando che «le università sono da sempre in prima linea nella preservazione della qualità delle cure attraverso l’attuale livello formativo, universalmente riconosciuto di eccellenza a livello internazionale». Da qui, «la disponibilità della Crui a lavorare fin dall’inizio su ipotesi di miglioramento delle modalità di accesso alle professioni medico-sanitarie, nell’ottica di mantenere i parametri che garantiscono l’accreditamento europeo del nostro sistema formativo», si legge in una nota della Conferenza. Che si dichiara «pronta a costruire una piattaforma per la formazione nelle materie caratterizzanti oggetto delle modalità di selezione al fine di mettere tutti i candidati in condizioni di parità».

Le tre questioni nodali

Fatta questa premessa, i rettori non nascondono la «profonda preoccupazione» per tre questioni che ritengono imprescindibili. La prima riguarda la sostenibilità economico-finanziaria del sistema. «Il taglio subito dai bilanci delle università nell’anno corrente ha sfiorato il 10% (considerato lo spostamento dei piani straordinari nella quota base e l’aumento Istat) - ricorda la nota della Crui -. Situazione che da preoccupante diventa drammatica quando si consideri l’assoluta incertezza sul finanziamento statale anche per l’anno 2025. In questo contesto l’ingresso di 40/60mila candidati in più è semplicemente impensabile».

La seconda questione riguarda l'accoglienza e formazione adeguata dei futuri aspiranti medici. «Le risorse utilizzate finora per 20mila studenti - prosegue la Conferenza dei rettori - non possono essere sufficienti per i 60/80mila candidati che frequenterebbero una volta la revisione andasse a regime».

Infine, la terza questione è relativa alla tutela delle professioni sanitarie. «Esiste un rischio consistente - anticipa la Crui - che la modifica delle modalità di accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria determini una ulteriore diminuzione di candidati per le altre professioni, in particolare infermieristica, i cui laureati sono molto più carenti e necessari dei medici».

«Il numero chiuso non esiste più»

La ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, non arretra: «Il numero chiuso a Medicina non esiste più», conferma. Tendendo, però, la mano alle università. «Carenza di strutture? Dipende dagli esami caratterizzanti del semestre. Mi permetto di dire quanto bisogno c'è di laboratori, non bisogna pensare a tutto il corso di medicina e chirurgia ma al semestre caratterizzante. Questo è un lavoro del sistema formativo italiano non è solo un lavoro del Ministero dell'università, avrò sicuramente bisogno della collaborazione della Crui che è stata fino adesso estremamente collaborativa. È ovvio però che i rettori esprimano preoccupazioni, io farò una riforma con loro del Fondo per il finanziamento ordinario per togliere alcuni tappi che in questo momento stanno impedendo loro di spendere soldi che hanno già».

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