L'ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti - Ansa
L'ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è tornato libero. Dopo oltre 80 giorni il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni ha accolto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata dall'avvocato Stefano Savi. Toti potrà dunque lasciare la sua villa di Ameglia (La Spezia) dove si trovava dal 7 maggio. Dopo le dimissioni, per il giudice non ci sarebbe più il pericolo di reiterazione del reato.
Giovanni Toti aveva dato le dimissioni dall'incarico di governatore della Liguria lo scorso 26 luglio. A consegnare la lettera di "dimissioni irrevocabili" all'ufficio protocollo della Regione è stato l'assessore Giacomo Giampedrone su delega dello stesso Toti. In Liguria quindi gli elettori dovranno tornare alle urne per scegliere un nuovo presidente e un nuovo Consiglio regionale. Possibile il voto a novembre quando si dovrebbe votare anche in Emilia-Romagna e Umbria.
«Inoltro questa mia alle autorità in indirizzo per tutte le competenze di legge relative alla gestione transitoria dell’ente e l’avvio delle procedure per l’indizione di nuove elezioni», è scritto nella lettera di dimissioni. La consegna formale delle dimissioni gli ha consentito di chiedere la revoca degli arresti domiciliari accolta questa mattina. La remissione in libertà potrebbe disinnescare una eventuale richiesta di giudizio immediato della Procura.
Intanto continua l'inchiesta che ha investito la Giunta ligure sulla presunta corruzione che ha portato agli arresti domiciliari di Toti. Il lavoro dei pm dovrebbe concludersi con l'analisi forense dei telefonini e dei dispositivi sequestrati quasi tre mesi fa. Il presidente uscente della Liguria era ai domiciliari da tre mesi, con l'accusa di corruzione da parte dei magistrati della Procura di Genova: avrebbe ricevuto tangenti in cambio di favori, in particolare per concedere spazi del porto di Genova all’azienda di servizi portuali dell’imprenditore Aldo Spinelli. A inizio maggio Toti era stato arrestato e con lui altri indagati come lo stesso Spinelli e Paolo Emilio Signorini, già presidente dell’autorità portuale di Genova. Secondo l'accusa avrebbe incassato finanziamenti per più di 74mila euro tra 2021 e 2023, tramite il suo comitato elettorale. Tra i vari impegni presi in cambio dei soldi ci sarebbe stato il rinnovo per 30 anni della concessione del terminal Rinfuse a un’azienda partecipata dal gruppo Spinelli. Il rinnovo era stata fermato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale.