venerdì 21 agosto 2009
Al via oggi in tutto il mondo uno dei cinque doveri dei musulmani. Per 30 giorni vietato mangiare e bere dall’alba al tramonto. Precetto che nei giorni scorsi aveva sollevato qualche tensione tra imprenditori e lavoratori immigrati impegnati nella raccolta dei meloni nel Mantovano.
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Per molti inizia oggi, altri invece aspettano l’alba di domani. Ma la luna nuova apre il Ramadan, il mese sacro dell’islam dedicato alla preghiera e al digiuno. In Italia sono interessati un milione e 200 mila musulmani. Quest’anno non sono mancate le polemiche. Esentati bambini, donne incinte, neo mamme e ammalati, per 30 giorni dall’alba al tramonto ai fedeli del Corano è vietato assumere cibo e liquidi. Fatto che, in coincidenza con l’ondata di calura estiva, ha sollevato problemi nei giorni scorsi con i braccianti agricoli nel mantovano. Per prevenire malori ai lavoratori islamici sotto il solleone, il Comitato agricolo ha infatti imposto l’obbligo di bere. Sul punto le autorità religiose delle diverse sigle sono intervenute come un sol uomo. Lo hanno considerato un «affronto e una discriminazione», chiedendo a datori di lavoro e sindacati di rispettare la libertà del singolo di non assumere bevande. Ai lavoratori musulmani hanno intimato per contro di non fare i furbi rifiutando di bere per non lavorare. E hanno chiuso il caso affermando che il fedele può interrompere il digiuno in caso di malore. Ma la pratica del digiuno è compatibile con ritmi e organizzazione del lavoro della nostra società? Una pagina intera sul «Sole 24 ore» di ieri confermava che dal punto di vista imprenditoriale non sussistono difficoltà. Nel Paese i precetti del Ramadan sono sostanzialmente tollerati, vi sono al Nord accordi aziendali che concedono il tempo necessario alle preghiere. Altri hanno concordato che chi si assenta oggi per festeggiare l’inizio del Ramadan, lavorerà il giorno del Patrono. Quanto al digiuno, nessun ostacolo a chi vuole praticarlo, a patto che non cali la produttività. Prevale il buon senso, insomma.L’inizio del Ramadan ha invece riaperto le polemiche sulle moschee. L’islam è diventato in fretta, con l’immigrazione, la seconda confessione religiosa della Penisola. I musulmani residenti in Italia sono oltre un milione e 200mila e sono aumentati negli ultimi anni di 103mila unità a seguito dei ricongiungimenti familiari e delle nascite. I ritmi di crescita sono alti, ma non ancora come quelli di Francia e Gran Bretagna. Inoltre da noi c’è una provenienza etnica molto variegata, dall’Asia all’Africa nera al Maghreb. Le regioni italiane con la maggior concentrazione di immigrati musulmani sono Lombardia (120mila), Emilia Romagna (60mila), Lazio (50mila), Veneto (48mila). E soprattutto al nord i musulmani chiedono con maggiore insistenza la sensibilità dalle istituzioni per garantire luoghi idonei per la preghiera comunitaria. Dove a dire il vero non mancano. Su 735 luoghi di culto musulmani stimati sul territorio nazionale, la maggioranza si trova soprattutto al Nord . Ma sono piccoli e angusti, ricavati in garage, scantinati e fabbriche dismesse. Le moschee con cupola e minareto sono tre: quella di Roma, finanziata dall’Arabia Saudita, quella di Segrate e Catania. L’epicentro delle discussioni è il capoluogo lombardo. Qui da più di un anno per riunirsi in preghiera la comunità islamica – che prima pregava al venerdì all’aperto nella trafficatissima viale Jenner, incurante dei residenti e accanto a un centro islamico che ha fornito elementi alla jihad  – vaga ancora tra palazzi dello sport. «A Milano – attacca Abdel Hamid Shaari del centro islamico di viale Jenner – non abbiamo veri luoghi di culto, non sono posti dignitosi per la seconda religione del mondo». La comunità non porrebbe problemi sull’ubicazione della nuova moschea e sarebbe disposta a finanziarsela. Il prefetto Lombardi e il sindaco Moratti sono dell’avviso di dare il via libera. La Curia milanese è d’accordo, anzi ha sollecitato le autorità. Ma si mette di traverso la Lega Nord. Quando si propone un’area, anche fuori città, subito porta i gazebo per la raccolta delle firme contrarie. Ieri intanto a Gallarate per il secondo anno consecutivo la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso ha concesso gratis il terreno per la preghiera ai fedeli musulmani durante il Ramadan. Da oggi vi sarà allestita una tenda. «È giusto che ognuno possa vivere la propria fede – afferma il prevosto Franco Carnevali – nel rispetto naturalmente delle norme. Ma non devono mai mancare esempi e inviti all’accoglienza e al bene comune. Non ci saranno problemi, Chi l’anno scorso mi contestava ha dovuto ricredersi».La «lite» sulla data d'inizio. Come da tradizione, tra i seguaci del Profeta fa discutere la data di partenza del Ramadan, stabilita in base all’apparizione della luna nuova. Sottili questioni teologiche e politiche legate all’interpetazione del Corano stanno dietro la disputa. Ad aver scelto quella odierna è l’Ucoii, Unione delle comunità islamiche in Italia, la più grande, per la quale ci si deve attenere al calendario astronomico e non alla visibilità della luna nascente. Ha accolto la tesi di un centro di ricerca islamico europeo anche per propugnare l’originalità di un islam continentale. Diverso l’orientamento del Centro Culturale islamico gestore della Grande Moschea di Roma, unico ad essere riconosciuto dallo Stato come ente morale, che attende invece l’annuncio ufficiale della tv saudita stasera alla 18 per sciogliere i dubbi. Salomonica, infine, la Coreis (Comunità Religiosa islamica) per la quale l’inizio del Ramadan differisce a seconda del luogo nel quale si trova. Loro, prevalentemente italiani convertiti, ascoltano le indicazioni astronomiche dell’Osservatorio di Lione, diretto da un islamico. Tre anime dell’islam italiano, tre interpretazioni.In ogni caso la data di inizio del Ramadan, mese sacro del digiuno islamico, si sposta mediamente di 11 giorni ogni anno. Il Ramadan è il nono mese dell’anno, secondo il calendario musulmano, e in arabo significa «mese caldo», Ma il carattere festoso delle sue notti, quando con il tramonto si torna a mangiare carne e verdure e dolci calorici, ne fa anche un periodo eccezionale dell’anno ceh culmina nella grande festa dell’ultimo giorno. Un momento di grande socialità e di carità. È infatti obbligatorio fare la zakat, l’offerta per i poveri in base al proprio reddito. La sacralità del Ramadan è fondata sul fatto che proprio in questo mese Maometto ricevette le prime rivelazioni. Il digiuno (’sawm’) in questo mese costituisce il terzo dei cinque pilastri dell’islam e prevede che i fedeli si astengano, dall’alba al tramonto, dal bere, mangiare, fumare. Sono esentati i viaggiatori,  le donne incinte o che allattano, i bambini e i malati cronici.Cos'è il Ramadan. Il digiuno nel mese del Ramadan è uno dei cinque pilastri della religione islamica, accanto alla professione di fede, alla preghiera rituale, all’elemosina e al pellegrinaggio alla Mecca. L’islam prescrive ai suoi fedeli di osservare alcune norme durante il “mese sacro” per celebrare la rivelazione del Corano a Maometto, avvenuta proprio in questo mese. L’elenco dei divieti comprende, tra l’altro, il digiuno dall’alba al tramonto, l’astinenza dal fumo e dai rapporti sessuali, ma anche la cessazione delle attività belliche. Su quest’ultimo punto, Maometto aveva semplicemente adottato una tradizione già in vigore tra le opposte tribù dell’Arabia, le quali si concedevano un mese di tregua all’anno. Queste le norme. Nella pratica, non è sempre così. Durante la guerra civile in Algeria, ad esempio, durante il Ramadan si acuivano le violenze. I fondamentalisti, che pretendono di giustificare ogni loro azione con un versetto coranico, interpretano a loro modo le norme islamiche relative al mese sacro. Per loro, il Ramadan è anzitutto la commemorazione della vittoria del piccolo esercito di Maometto sulle truppe pagane della Mecca nella battaglia di Badr. E anziché festeggiare l’evento, come molti musulmani, con gesti di pietà, vorrebbero presentare una riedizione dello scontro massacrando il maggior numero di persone considerati “idolatri” perché non la pensano come loro. 
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